Da CR7 ai banchieri: sulle tasse i ricchi ringraziano 15 Stati europei
Tasse? No problem. Dai transfughi della Brexit a Cristiano Ronaldo: così i ricchi d’Europa beneficiano della concorrenza fiscale tra gli Stati membri
In Europa un esercito di 160mila ricchi paga (legalmente) tasse irrisorie, o per lo meno molto inferiori al dovuto, grazie alla complicità di almeno 15 Paesi dell’Unione. Lo denuncia un rapporto degli europarlamentari verdi (The Greens/EFA) diffuso mercoledì.
Regno Unito e Olanda guidano la classifica delle giurisdizioni compiacenti. Il fenomeno è però diffuso un po’ ovunque, con i vari Paesi impegnati a competere in una surreale gara per offrire condizioni fiscali favorevoli ai contribuenti più facoltosi. Una concorrenza al ribasso – per le casse pubbliche – a cui la stessa UE, affermano gli europarlamentari, dovrebbe porre fine senza esitazione.
Più tasse sul lavoro, meno imposte sul patrimonio
Le tasse sui redditi personali contribuiscono da sole al 22% delle entrate fiscali della UE. Una quota tre volte superiore a quella delle imposte sulle imprese. Non diversamente da quanto accade con le aziende, i Paesi europei cercano da tempo di attirare i contribuenti più ricchi. Creando schemi fiscali particolarmente attraenti. «Nella maggior parte dei Paesi europei le tasse di successione, le imposte patrimoniali e quelle sul capital gain (i rendimenti di natura finanziaria, ndr) sono più basse rispetto a quelle sul lavoro» si legge nel rapporto. E in alcuni casi «sono addirittura scomparse». E non è tutto.
Flat tax per ricchi
Dal 1995 al 2018 l’aliquota media sui redditi più alti dei cittadini UE è scesa dal 47% al 39%. Una conseguenza, spiega il rapporto, dei regimi di flat tax introdotti dai Paesi dell’Europa orientale. Si va dal 25% della Slovacchia al 10% della Romania. Altre nazioni, caratterizzate al contrario da un sistema di tassazione progressiva, hanno approvato negli ultimi anni regimi molto favorevoli per i nuovi residenti. Con la Legge di Bilancio 2017, ad esempio, l’Italia ha approvato la celebre imposta fissa da 100mila euro annui. Pensata per attirare i super ricchi e i loro investimenti.
Come ricorda la ricerca, Malta (da anni nell’occhio del ciclone), Cipro e Francia – che punta ad attrarre banchieri e manager in fuga dalla Brexit – hanno deliberato schemi molto simili. I pensionati europei, dal canto loro, godono notoriamente di un regime fiscale molto favorevole in Portogallo.
Ronaldo fa tripletta (fiscale)
Emblematico, ricorda la ricerca, il caso del Paperone degli sportivi: Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse portoghese, è storia nota, ha recentemente patteggiato una maxi multa con il fisco spagnolo per un’evasione accertata di oltre 14 milioni di euro. Ma l’aspetto più interessante è quello relativo al costante trattamento “privilegiato” ricevuto – in modo del tutto legale, va detto – dalle varie agenzie delle entrate che lo hanno annoverato tra i suoi contribuenti.
Nel 2003, sottolinea lo studio, l’allora astro nascente del calcio portoghese si trasferisce al Manchester United, beneficiando delle esenzioni fiscali sui redditi conseguiti all’estero dai residenti stranieri nel Regno Unito. Nel 2009 il passaggio al Real Madrid, ovvero al regime fiscale spagnolo che, per anni, gli consente di ottenere benefici analoghi prima che il governo adotti regole più restrittive nel 2012 prima e nel 2015. Il cerchio si chiude la scorsa estate con la Juventus e la già citata flat tax per ricchi introdotta in Italia un anno prima.
Olanda e Regno Unito gli esempi peggiori
Ma CR7, ovviamente, è in ottima compagnia. Nella UE e nei territori affiliati della cosiddetta European Economic Area – tra cui Svizzera e Gibilterra, ad esempio – vi sono almeno 160 mila beneficiari di schemi fiscali favorevoli.
L’Olanda svetta nella graduatoria garantendo un trattamento di favore sulle tasse a oltre 56 mila individui. La perdita stimata annuale per il fisco si aggira sui 775 milioni di euro. Nel Regno Unito sono oltre 54mila i ricchi che usufruiscono di tassazioni agevolate sfruttando lo status di residenti non domiciliati. Lo schema – a prescindere dalla nazionalità – permette loro di non pagare tasse sui redditi e le rendite conseguite oltreconfine purché questi proventi non siano trasferiti nel Paese.
«La Commissione deve agire»
Se è vero che l’Europa ha da tempo compiuto «progressi significativi» (ma non sufficienti, in ogni caso) nel contrasto all’elusione fiscale da parte delle corporation, rilevano i ricercatori, diventa opportuno, a questo punto, concentrare sforzi simili sul tema della competizione fiscale relativa a redditi e patrimoni personali.
«Gli Stati membri della UE stanno facendo crescere la disuguaglianza offrendo un trattamento preferenziale all’1% più ricco della popolazione» commenta Sven Giegold, portavoce finanziario dei Verdi UE. Che aggiunge: «La Commissione Europea deve presentare un piano di azione per l’abolizione dell’elusione fiscale dei super ricchi. I governi non possono più restare fermi a guardare».