La vicenda diritti tv del calcio francese racconta il potere dei fondi

Sulla questione della mancata vendita dei diritti tv aleggia l’ombra degli interessi del fondo di private equity CVC Capital Partners

Attraverso i diritti tv i fondi controllano il calcio francese © Matthieu Joannon / Unsplash

Lo schermo è nero. Il calcio francese non sarà trasmesso in televisione. O meglio lo sarà, ma a carissimo prezzo per i club, che dalle immagini televisive dovrebbero invece guadagnare. E a tutto vantaggio dei fondi d’investimento finanziario, come CVC Capital Partners, che con il calcio e le televisioni è invece certificato che riescano a guadagnare. Ma cosa succede in Francia, proprio mentre in politica si è creato un clamoroso vuoto di potere? Succede che dallo scorso ottobre, le aste per la vendita dei diritti tv per la Ligue 1 vanno deserte. E questo è un problema enorme, per il pallone e non solo.

Come abbiamo scritto più volte, infatti, dai soldi dei diritti tv dipende la sopravvivenza dei club, dato che queste entrate rappresentano il 60-70% delle entrate totali iscritte nei bilanci. Tanto che secondo L’Equipe, se non si troverà a breve una soluzione, almeno otto club rischiano di fallire. In realtà molto probabilmente un accordo si troverà, anche se al ribasso. Perché questa vicenda non si limita a raccontare lo strapotere evidente delle televisioni sul calcio. Questa storia racconta lo strapotere nascosto dei fondi di investimento. E di come oramai siano questi a gestire il pallone e il suo lucrativo indotto.

I fondi controllano la vendita dei diritti tv

Tutto comincia nel 2018 quando la Ligue 1 decide di abbandonare lo storico partner Canal+ per firmare con MediaPro, rampante società spagnola finanziata dai cinesi. Si parla di una cifra vicina al miliardo l’anno, ma nel giro di due stagioni MediaPro fallisce. Ecco che, dopo un primo accordo al ribasso con Amazon e Dazn, nel 2022 la Ligue 1 si arrende alla nouvelle vague dei fondi d’investimento. Crea una società a parte per la gestione e la vendita dei diritti tv grazie a un generoso prestito del fondo di private equity CVC Capital Partners che, in cambio, si tiene il 13% della società, per un valore nominale di 1,5 miliardi di euro. È il primo passo di un progetto assai più ambizioso.

CVC Capital Partners, infatti, ci aveva già provato con la Serie A e la Bundesliga. Anzi, con la Serie A era andato oltre, puntando al pacchetto completo. E aveva proposto di comprarsi non solo la parte della relativa alla compravendita dei diritti tv, attraverso la creazione di un suo canale, ma l’intero carrozzone del calcio di massima serie italiano. Dopo furiose e violente assemblee, la questione dell’ingresso dei fondi si era però arenata sui veti incrociati e sulle ripicche dei presidenti, e non se ne è fatto nulla. Ma il fondo non si è fermato. E nel 2021 ha acquistato per circa 2 miliardi di euro l’8,2% di una società creata ad hoc insieme alla Liga spagnola per la gestione dei diritti televisivi dei prossimi cinquant’an­ni. Da lì il sentiero per assumere il controllo dell’intero movimento calcistico è tracciato.

E attraverso i diritti tv controllano il calcio

Gli introiti che provengono dai diritti tv sono infatti un’entrata che i club danno per acquisita in largo anticipo. Sono contabilizzati e considerati ricevuti già prima delle aste, spesso a copertura dei debiti esistenti. E questo pur non essendo ancora nelle disponibilità dei club. Per questo almeno otto squadre francesi sarebbero sull’orlo del fallimento, perché non stanno arrivando i soldi promessi (o ipotizzati) su cui loro stessi hanno fatto promesse (o ipotesi). Ecco allora che, secondo quando scritto da Bloomberg, sarebbe sempre il fondo CVC Capital Partners a venire in soccorso dei club della Ligue 1, prestando loro i soldi necessari a sopravvivere.

Sopravvivere fino a quando? Ma che domande. Fino a quando lo stesso fondo CVC Capital Partners, che en passant come abbiamo visto gestisce la società francese creata con la Ligue 1 per la compravendita dei diritti tv, deciderà di firmare un contratto con una piattaforma, magari da lei stessa controllata, che attraverso i club le restituirà quegli stessi soldi che il fondo ha prestato ai club. E così il cerchio si chiude. Qui siamo oltre ogni concezione immaginabile del conflitto di interesse. Siamo sprofondati in quel medioevo tecnologico della finanza in cui pochi fondi speculativi decidono le sorti del Pianeta. Figuriamoci di un campionato di calcio.