«Ora progettiamo un piano per il disarmo nucleare universale»
Intervista a Susi Snyder, della Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari: «Le testate atomiche non ci rendono più sicuri»
Era il 7 luglio 2017 quando le Nazioni Unite adottavano il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, noto con la sigla TPNW. Ci sono poi voluti quasi cinque anni affinché esso entrasse in vigore, con la ratifica da parte di 50 governi. Un passo avanti importante, tuttavia, anche in ragione del fatto che il documento è particolarmente avanzato e chiaro nei suoi obiettivi: mettere al bando ogni tipo di testata nucleare.
Il TPNW punta infatti ad impedire non soltanto l’uso, ma anche la fabbricazione e la semplice detenzione di ogni tipo di ordigno nucleare. Imponendo al contempo anche una serie di obblighi in termini, ad esempio, di assistenza alle possibili vittime di armi atomiche o ancora di bonifica delle zone utilizzate per testare tali strumenti bellici. Susi Snyder è coordinatrice del settore finanziario dell’ICAN, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
Uno degli obiettivi dell’ICAN è stato il raggiungimento del trattato TPNW. Quali sono i prossimi passi in questo senso?
Il Trattato di proibizione delle armi nucleari è entrato in vigore a gennaio 2021. Questo innovativo trattato globale proibisce alle nazioni di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, stoccare, usare o minacciare di usare armi nucleari. O permettere che armi nucleari siano posizionate sul proprio territorio. Vieta inoltre di assistere, incoraggiare o indurre chiunque a intraprendere una qualsiasi di queste attività.
Attualmente ci sono 86 firmatari e 61 Stati che hanno aderito. Ma più di 120 Paesi hanno sostenuto il trattato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La prima riunione degli Stati parte del Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) si terrà presso l’Austria Center di Vienna, in Austria, dal 21 al 23 giugno 2022. I Paesi che hanno firmato e ratificato il TPNW vi parteciperanno in qualità di Stati membri, mentre altri governi che non hanno aderito al Trattato, così come le agenzie Onu competenti, altre organizzazioni o istituzioni internazionali, organizzazioni regionali, il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e organizzazioni non governative, verranno a Vienna per partecipare alla riunione in qualità di osservatori.
La guerra in Ucraina rischia di rendere l’abbandono delle testate un’utopia?
L’invasione russa dell’Ucraina, avvenuta nel 2022, evidenzia come uno qualsiasi dei nove Stati dotati di armi nucleari possa minacciare o usare armi nucleari per limitare la capacità di risposta di altri Stati. Lo stazionamento di armi nucleari statunitensi in Europa (compresa l’Italia) e i sistemi di ordigni nucleari a corto raggio della Russia, progettati per obiettivi europei, aumentano il rischio di utilizzo di questo tipo di armi in qualsiasi conflitto nella regione.
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Questa guerra sta già danneggiando la popolazione civile. Aggiungere la minaccia di uccidere in massa i civili con armi nucleari non serve a proteggere le persone. L’unica cosa che le armi nucleari fanno in questa situazione è aumentare il rischio di un’enorme catastrofe umanitaria. C’è solo un documento che può rendere illegale la minaccia delle armi nucleari, ed è il TPNW. L’unica risposta razionale e pratica è un piano sistematico e completo per l’eliminazione di tutte le armi nucleari, il cui quadro esiste all’interno, appunto, del TPNW.
Sappiamo quali sono i Paesi che sostengono l’iniziativa. Ma ce ne sono sui quali è possibile, in qualche modo, “lavorare”?
Il TPNW, di fatto, rafforza altri tentativi di disarmo da parte degli Stati dotati di armi nucleari. È il caso della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Ma anche di processi di riduzione degli arsenali o di disattivazione dei sistemi esistenti. Il documento, inoltre, non preclude o impedisce accordi bilaterali o multilaterali per ridurre il numero di testate tra gli Stati dotati di armi nucleari.
Al contempo, colma un’importante lacuna nel diritto internazionale. Prima della sua entrata in vigore, le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa non soggette a un trattato di divieto globale. Nonostante i danni catastrofici, diffusi e persistenti che infliggono. Il Trattato di non proliferazione del 1968 proibisce infatti ai nuovi Paesi di fabbricare armi nucleari, ma non impone un divieto generale all’uso o al possesso di armi nucleari per tutte le sue parti. E i vari trattati sulle zone libere da armi nucleari adottati dal 1967 in poi vietano le armi nucleari solo all’interno di particolari regioni geografiche.
Quali sono gli obiettivi della prima conferenza delle parti sul Trattato per la proibizione delle armi nucleari che si terrà da domani a Vienna?
In questa storica riunione inaugurale degli Stati che hanno ratificato il TPNW, i governi e gli altri attori interessati si riuniranno per impegnarsi in un piano d’azione concreto per attuare gli obblighi previsti dal trattato. Si dovrà progettare il piano per il disarmo nucleare. L’attenzione del TPNW sull’assistenza alle vittime e sulla bonifica ambientale – per le persone e i luoghi che ancora soffrono degli effetti delle esplosioni di armi nucleari – rende la prima riunione delle parti il centro dell’azione internazionale per liberare il mondo dalle armi nucleari e dai loro effetti devastanti.
In questa prima riunione, i governi e gli osservatori si riuniranno per impegnarsi in azioni concrete per l’attuazione degli obblighi previsti dal trattato. Tra cui la fornitura di assistenza alle vittime dell’uso e degli esperimenti di armi nucleari, l’avvio della bonifica degli ambienti contaminati (articolo 6) e l’universalizzazione del trattato stesso (articolo 12).
Sarà anche l’occasione per gli Stati di discutere alcuni dettagli tecnici del documento, come la definizione di una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi nucleari che aderiscono (articolo 4). Inoltre, altre parti interessate stanno inviando il loro sostegno agli Stati parte, compresi gli investitori che hanno redatto una dichiarazione congiunta per l’imminente riunione.