Nucleare, gas e armi “sostenibili”? Allora noi siamo orgogliosamente insostenibili

La tassonomia indirizzerà gli investimenti in ogni settore economico. Così tutti - ma proprio tutti - vogliono essere considerati sostenibili

Un cannone Otobreda 76/62 © Ketil/Wikimedia Commons

Una bellissima notizia: è tutto sostenibile. Sembra questa la principale conclusione a cui sono giunte le istituzioni europee dopo un lungo percorso per inquadrare quali attività possono rientrare in quelle ammissibili per definire la finanza sostenibile.

Sulla tassonomia da anni un braccio di ferro tra lobby

Un lavoro centrato sulla cosiddetta tassonomia, ovvero sull’analisi degli impatti sull’ambiente e i cambiamenti climatici di ogni attività. La prima versione, redatta da un gruppo di esperti e scienziati, aveva escluso tutta una serie di settori. Su questo primo lavoro è però partito un tira e molla legato alle lobby di settore, a veti incrociati tra i diversi governi europei, a valutazioni di convenienza economica più che ambientale. Il risultato è che al momento anche attività quali lo sfruttamento del gas o l’energia nucleare potrebbero rientrare tra quelle “sostenibili”.

Per non farci mancare nulla, cercando di cavalcare l’onda e il progressivo allargamento delle maglie, negli scorsi giorni la nostra Leonardo (ex Finmeccanica) avrebbe chiesto che anche la produzione e commercializzazione di armi rientri tra queste attività.

Leonardo avrebbe proposto di valutare sostenibili perfino le armi

Tutto questo nel momento in cui quasi tutti i maggiori gruppi bancari del Pianeta fanno a gara per presentarsi come sostenibili e attenti all’ambiente. Un dato in diretto contrasto con gli enormi flussi finanziari che continuano a fluire verso i combustibili fossili e altre attività con impatti estremamente negativi.

Una domanda. Se combustibili fossili, scorie nucleari, armi e alta finanza sono tutti sostenibili, cosa rimane fuori? In apparenza non molto, ma se ci si sforza un po’ vediamo che non è cosi.

La centrale nucleare di Tihange, in Belgio
La centrale nucleare di Tihange, in Belgio © jotily/iStockPhoto

È sempre più insostenibile portare avanti una valutazione ben più rigorosa e stringente, non solo ambientale ma anche sociale e di governance, e realizzare una valutazione di impatto di ogni richiesta di finanziamento, come fa la finanza etica.

Cosa rimane allora fuori dalla tassonomia?

È sempre più insostenibile escludere completamente il settore delle fossili, il nucleare, le armi, le attività inquinanti, così come escludere la speculazione, i derivati usati come scommesse o lo sfruttamento dei
paradisi fiscali.

È sempre più insostenibile operare, in maniera più generale, per istituti di piccola dimensione e fortemente ancorati al territorio nel momento in cui le regole di supervisione bancaria sono a taglia unica e cucite sui gruppi di maggiore dimensione.

È sempre più insostenibile continuare a erogare credito ai soggetti più deboli e con meno garanzie patrimoniali, scontrandosi con normative che penalizzano fortemente questi soggetti.

È insostenibile puntare sulle attività di microcredito, in particolare verso soggetti del Sud del mondo, quando il regolatore guarda a come sostenere le grandi imprese che già hanno un’estrema facilità di accesso alla liquidità.

Perché noi siamo orgogliosamente insostenibili

È sempre più insostenibile fondare il proprio modello di governance sulla partecipazione di migliaia di soci e clienti nel momento in cui le banche cooperative e le banche popolari sono spinte ad abbandonare il modello “una testa un voto” per trasformarsi in società per azioni.

Un modello decisamente insostenibile. Se non fosse che funziona, genera utili per chi lo propone e impatti positivi per l’insieme della società. Stimola la partecipazione e la condivisione di valori e obiettivi tra soci, clienti e lavoratori della banca. Riporta la finanza a essere uno strumento al servizio dell’ambiente e dell’insieme della società.

Se la sostenibilità che ci viene proposta è fatta di combustibili fossili, speculazione, nucleare e armi, ha sempre più senso andare in direzione opposta. Da oltre vent’anni, siamo orgogliosamente insostenibili.