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Don’t Bank the Bomb: combattere la bomba con la trasparenza

Nel rapporto “Don’t Bank on the Bomb” si elenca come 298 istituzioni finanziarie pubbliche e private continuano a investire quasi 314 miliardi di dollari in 27 compagnie ...

Nel rapporto “Don’t Bank on the Bomb” si elenca come 298 istituzioni finanziarie pubbliche e private continuano a investire quasi 314 miliardi di dollari in 27 compagnie coinvolte nella produzione, mantenimento e modernizzazione di armi nucleari.

Nella lista della vergogna compaiono State Street, Capital Group of Companies, Goldman Sachs, Morgan Stanley and Blackrock (US); Barclays Bank and the Royal Bank of Scotland (UK); BNP Paribas (France); Deutsche Bank (Germany); Mitsubishi UFJ Financial and Sumitomo Mitsui Banking (Japan), Life Insurance Corporation (India); and UBS and Credit Suisse (Switzerland).

Il report non contiene solo i nomi degli istituti che finanziano armi nucleari, ma anche esempi di buone pratiche di compagnie e nazioni. Sono elencate 32 istituzioni a cui è riconosciuto di aver attuato politiche volte a limitare i propri investimenti in aziende che producono armi nucleari.

A differenza di armi chimiche, le armi nucleari sono le sole armi di distruzione di massa che non sono ancora state bandite da leggi internazionali, nonostante sia universalmente riconosciuto che uccidono indiscriminatamente. Lo scorso 19 giugno a Berlino il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato il rischio: «… finché esisteranno armi nucleari non saremo davvero al sicuro».

Il recente attacco con armi chimiche in Siria sottolinea il rischio crescente di proliferazione e uso di armi di distruzione di massa da parte di Stati canaglia e gruppi terroristici, ragione per la quale sempre più Stati e cittadini credono che sia giunto il momento di bandire le armi nucleari una volta per tutte.

Con questo report IKV Pax Christi, organizzazione pacifista olandese, con i partner della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) si propone di aumentare la trasparenza negli investimenti finanziari e nelle responsabilità del settore privato nel mercato di un’arma che è una minaccia per l’umanità.

Il report è stato scritto e pubblicato da IKV Pax Christi che ha commissionato la raccolta dei dati alla società di consulenza e ricerca economica olandese Profundo. I fondi per realizzare il report provengono dal governo svizzero e dalla Adessium Foundation.

Il report e tutti i dati sono disponibili sul sito di Don’t Bank the Bomb.