Eco-ansia, malattia del secolo? Cos’è e chi colpisce
L'eco-ansia minaccia la salute mentale dei ragazzi ed è figlia dei cambiamenti climatici e dell'inerzia nel combatterli. Ecco i sintomi
L’eco-ansia (in inglese eco-anxiety) è un tema importante. Ma se non avete già letto qualche articolo al riguardo potreste non averne mai sentito parlare. Si tratta infatti di un disturbo non ancora inserito nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), il manuale di riferimento per le patologie della psiche.
Potreste tuttavia soffrirne – e non ve lo auguriamo – senza averla identificata, o conoscere giovanissimi – ragazze e ragazzi, o addirittura bambini – che ne evidenziano gli effetti. Non sarebbe così strano, dal momento che, secondo l’American Psychological Association (APA), i cambiamenti climatici «stanno colpendo la salute mentale su larga scala». Mentre una rivista scientifica di rilievo internazionale come “The Lancet. Planetary Health” ha lanciato un appello a intervenire nel 2020.
L’ eco-ansia è infatti il risultato di una fitta rete di implicazioni dirette e indirette della crisi climatica. Scatenata dalla concatenazione tra gli eventi estremi (clima torrido e ondate di calore, tifoni, bombe d’acqua…) e le loro conseguenze sul territorio (siccità prolungata, inondazioni, incendi, desertificazione, perdita di biodiversità…) e nella società (insicurezza alimentare e idrica, instabilità economica, migrazioni forzate…).
Perché da tale scenario, oltre agli esiti dannosi per la salute del corpo (fame, malnutrizione, stress da calore, patologie e traumi indotti dal dissesto idrogeologico…) di migliaia di persone, scaturiscono effetti sulla salute mentale (ansia, panico…). Con l’aggravante che tali disturbi della psiche possono toccare anche chi non vive direttamente i danni tangibili di una alluvione o della scarsità idrica.
Eco-ansia, gli studi, i sintomi e le prime vittime: i ragazzi
Secondo un’indagine pubblicata sempre da “The Lancet. Planetary Health”, tre quarti degli intervistati tra 10mila giovani di età compresa tra 16 e 25 anni di dieci Paesi del nord e del sud del mondo considerano il futuro “spaventoso”. Il 50% di loro si dichiara triste, ansioso, arrabbiato, impotente, persino colpevole della crisi climatica. L’APA, infatti, studia il fenomeno da tempo, e considera il climate change tra le potenziali cause di numerosi sintomi gravi e comportamenti autodistruttivi. Basti pensare che, secondo quanto si legge in diversi articoli scientifici, alla crisi climatica sarebbero connessi:
- trauma e shock
- attacchi di panico
- disturbo da stress post-traumatico (PTSD)
- ansia
- depressione
- abuso di sostanze
- aggressività
- ridotte capacità di autonomia e controllo
- sentimenti di impotenza, fatalismo e paura
- maggiore ideazione suicidiaria.
E a doversi preoccupare sarebbero soprattutto i giovani della cosiddetta generazione Z, i nati tra il 1995 e il 2010, ovvero proprio le prime e seconde linee della lotta al riscaldamento globale, i ragazzi di Fridays for future, ad esempio. Quella moltitudine di giovani che riempie le piazze con entusiasmo e coraggio sarebbe la vittima potenziale di un disturbo psico-fisico che si presenta come «una paura cronica della rovina ambientale», associata ad un senso di perdita, mancanza di speranza e frustrazione dovute all’incapacità di adattarsi ai cambiamenti climatici.
La discussione sul clima: aiuto per l’eco-ansia, spinta per i governi
La comunità scientifica che si occupa di salute mentale è ben consapevole della gravità della questione. In un recente studio dell’Imperial College di Londra si sottolinea che non solo esiste una «chiara relazione tra l’aumento delle temperature e il numero di suicidi», ma i cambiamenti climatici «esacerbano il disagio mentale, in particolare tra i giovani, anche per le persone che non ne sono direttamente interessate (ad esempio “eco-ansia”)».
Una considerazione che, ai decisori politici troppo attendisti, dovrebbe suggerire l’urgenza di intervento sulle cause del global warming, dal momento che il costo delle cure psichiatriche si andrebbe a sommare all’enormità di spese che già oggi derivano da inquinamento dell’aria, problemi per la produzione del cibo, innalzamento del livello degli oceani…
Il climate change colpisce la salute mentale
I cambiamenti climatici sono insostenibili. Anche per la psiche umana
Gli impatti fisici dei cambiamenti climatici sono impossibili da ignorare, ma gli esperti sono preoccupati da un’altra conseguenza di tale crisi: lo stress
Allo stesso tempo, però, la società civile cerca risposte. E si organizza. Secondo quanto riporta «The Guardian», ad esempio, sono sempre più numerosi i gruppi di discussione e sensibilizzazione che radunano persone accomunate dall’interesse e dalla preoccupazione per i cambiamenti climatici.
I “caffè per il clima” affrontano le sfide sociali e politiche, ma anche emotive, che il riscaldamento globale pone. E richiamano persone non necessariamente integrate alle organizzazioni di attivisti ambientali. L’auspicio è che anche da questi gruppi provenga un contributo a costruire una massa critica trasversale che favorisca la transizione ecologica. Che spinga la politica a investire e agire senza tentennamenti. E l’eco-ansia potrebbe rivelarsi un combustibile utile ad accelerare le iniziative in tal senso.