A El Salvador il governo gioca con i bitcoin (e col fuoco)

Il crollo del valore dei bitcoin può colpire profondamente l'economia di El Salvador, che ha adottato la criptovaluta come moneta corrente

Alessandro Bonetti
Il complesso finanziario del World Trade Center a El Salvador © JMRAFFi/Wikimedia Commons
Alessandro Bonetti
Leggi più tardi

El Salvador doveva essere la terra promessa dei bitcoin. Ma l’“inverno delle cripto” sta congelando i sogni del presidente Nayib Bukele e dei suoi fan. E i suoi progetti, che avrebbero dovuto diffondere libertà e ricchezza nel piccolo Paese centroamericano, restano bloccati.

Dai Volcano bond alla Bitcoin city

Fra i piani economici di cui si è più discusso ci sono i Volcano bond: titoli pubblici emessi attraverso la blockchain per un valore complessivo di un miliardo di dollari. Ad oggi, però, il progetto è ancora tutto sulla carta. Secondo le intenzioni del governo, una metà dei ricavi dovrebbe essere utilizzata per investimenti in bitcoin. L’altra per la realizzazione di strutture di mining intorno ai vulcani del Paese (da qui il nome suggestivo).

Questa è solo una parte di una più vasta cripto-utopia. Il presidente di El Salvador, infatti, mira a realizzare una vera e propria Bitcoin City: una comunità di cripto-entusiasti e nomadi digitali, rifornita di energia da impianti geotermici installati presso un vulcano nelle vicinanze.

Il turismo vola a El Salvador, ma il rischio-default permane

In attesa della costruzione di questa città futuristica, il presidente Bukele ha rivendicato su Twitter la crescita del turismo internazionale nel Paese (+6%). Attribuendola, manco a dirlo, a “Bitcoin e surf”. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo, infatti, El Salvador è fra i 15 Paesi che hanno recuperato pienamente i livelli pre-pandemia in termini di ricavi turistici.

Allo stesso tempo, però, sulla piccola nazione centroamericana incombono i timori di un default sul debito denominato in dollari. Il debito pubblico di El Salvador ammonta infatti a un totale di 24 miliardi di dollari, dei quali 800 milioni dovranno essere rimborsati a gennaio 2023. L’adozione del bitcoin come valuta legale ha aumentato la sfiducia dei mercati internazionali, tanto da attirare anche gli strali del Fondo Monetario Internazionale. 

Ma per il ministro delle Finanze «la scommessa sul bitcoin sta funzionando»

La situazione è peggiorata ulteriormente con il crollo del prezzo del bitcoin, che ha perso circa il 44% del suo valore di mercato dall’inizio dell’anno. A maggio, l’agenzia di rating Moody’s ha declassato i titoli sovrani del Paese al livello “spazzatura”.

Il governo di El Salvador, comunque, ha continuato a fare incetta della criptovaluta, approfittando della prolungata fase calante del mercato. Secondo il ministro delle Finanze Zelaya «la scommessa sul bitcoin sta funzionando». Bisogna aspettare e rimanere calmi, sostiene, perché «non otterremo risultati da un giorno all’altro. Non possiamo andare a letto poveri e svegliarci milionari». E il presidente Bukele ha twittato con sicumera: «Smettete di guardare i grafici e godetevi la vita (…) La pazienza è il segreto».

Forse queste dichiarazioni possono mandare su di giri qualche cripto-entusiasta, ma certamente non bastano a rassicurare i mercati internazionali. A El Salvador lo sanno bene. Non a caso, dietro le quinte continuano le lunghe e difficili trattative per ottenere un prestito dal Fondo Monetario Internazionale. 

Il piano di El Salvador di riacquisto del debito sovrano

Il 26 luglio, poi, il presidente Bukele ha annunciato a sorpresa un piano di riacquisto del debito sovrano salvadoregno per un totale di 1,6 miliardi di dollari. L’operazione, che dovrebbe iniziare a inizio settembre, sarà finanziata per 360 milioni con i diritti speciali di prelievo assegnati dall’FMI e per 200 milioni con un prestito della Banca Centroamericana per l’Integrazione Economica. Non è ancora chiaro, però, da dove verrà il miliardo necessario per completare l’operazione.

In un contesto del genere, è evidente che i Volcano bonds non possono essere altro che uno specchietto per le allodole. E tali sono rimasti. Il lancio dei famigerati titoli era previsto per la metà di marzo, ma il governo lo ha rimandato a data da destinarsi, nell’attesa di «condizioni più favorevoli» sul mercato finanziario. A giugno, il ministro Zelaya ha dichiarato di nuovo che il Paese non era ancora pronto, per poi ripetere a luglio che, quando la situazione migliorerà, il progetto sarà realizzato. 

Chissà, forse la proposta dei “titoli vulcano” non sarà mai messa in pratica. Rimane comunque interessante notare la perversione istituzionale che la contraddistingue. Infatti, i Volcano bonds «estendono alla finanza pubblica tutti i problemi che caratterizzano tradizionalmente l’uso e lo scambio di bitcoin fra privati. In questo modo, dato che l’esperimento avviene su scala nazionale, ne amplificano i rischi», come scritto assieme a Massimo Amato in una raccolta sulle prospettive giuridiche e storico-economiche delle criptovalute (in corso di pubblicazione per la casa editrice Giappichelli).

Con i Volcano bond, El Salvador non si indebiterà direttamente in bitcoin

A quanto è dato sapere, con i “titoli vulcano” lo Stato non si indebiterà direttamente in bitcoin. «Secondo i pochi dettagli trapelati sul piano, con l’emissione dei Volcano bonds il governo salvadoregno non raccoglierebbe denaro direttamente in criptovaluta», continua il testo in corso di pubblicazione. «I titoli pubblici, infatti, sarebbero denominati in dollari. La conversione in bitcoin avverrebbe soltanto in un momento successivo e si può supporre che sarebbe realizzata dal ministero delle Finanze a seconda delle condizioni di mercato e del tasso di cambio fra bitcoin e dollaro».

bancomat bitcoin el salvador
Un bancomat che eroga bitcoin © Karlalhdz/Wikimedia Commons

I rischi finanziari prodotti da questo esperimento sarebbero molto elevati «sia per la parte debitoria (il governo) sia per quella creditoria (gli investitori internazionali)», si legge ancora, «a causa dell’estrema volatilità del bitcoin. Infatti, qualora il prezzo del bitcoin salisse, il valore reale di un debito denominato in bitcoin aumenterebbe, danneggiando il debitore. Invece, qualora il prezzo diminuisse, il valore reale del debito scenderebbe, danneggiando i creditori. In entrambi i casi, il rapporto di fiducia fra le due parti, che è spesso già difficile anche in condizioni di stabilità valutaria, rischierebbe di incrinarsi».

Confusione istituzionale, alto rischio di cambio, ancora più debito in valuta estera. I progetti del governo salvadoregno assomigliano più a un incubo che a un sogno.