Elicotteri Leonardo, odore di corruzione sui contratti in India, Panama e Sud Corea
L'impresa militare italiana finisce al centro del rapporto “Anglo-Italian Job” dell'Ong inglese Corruption Watch. Il racconto di una serie di scandali e grigi contratti multimilionari
Una serie di scandali e possibili episodi di corruzione in almeno tre Paesi. Contratti del valore di centinaia di milioni di euro. Controversi versamenti per decine di milioni di euro ad agenti e intermediari collegati a figure militari e politiche. Ha tutti i contorni di un’intricata trama poliziesca ma è in realtà qualcosa di molto più complesso e drammaticamente meno faceto.
L’Ong inglese Corruption Watch ha deciso di vederci chiaro in alcuni affari chiacchierati del gigante italiano delle armi Leonardo. E, dopo anni di lavoro, ha prodotto un rapporto dal titolo “Anglo-Italian Job”, rilanciato nel nostro Paese dalla Rete Italiana per il Disarmo e da Re:Common. La pubblicazione si concentra sui contratti milionari siglati in Corea del Sud, India e Panama.
Gli elicotteri Wildcat a Seul
Per la vendita di elicotteri Wildcat alle forze armate di Seul, AgustaWestland (controllata di Leonardo, ora inserita integralmente nella divisione Elicotteri) avrebbe versato somme di denaro a favore di persone collegate all’establishment militare sudcoreano al fine di garantire l’accordo. I due processi in corso in Corea del Sud hanno comportato la condanna dell’ex ministro dei Veterani Yang Kim per aver svolto un’attività di lobbying retribuita, illegale nel Paese asiatico. L’operato di Kim, hanno rivelato le carte processuali, era stato “diretto” da due alti dirigenti di AgustaWestland, Giacomo Saponaro e Geoff Hoon. Quest’ultimo è stato ministro della Difesa britannico durante il governo guidato da Tony Blair. Dal 2011 al 2016 è stato poi International Business Manager di AgustaWestland con sede nel Regno Unito.
Quei 60 milioni per vendere i VVIP in India
Il secondo caso riguarda invece la discussa vendita di Elicotteri VVIP all’India, nel cui contratto sarebbe compreso anche il pagamento di oltre 60 milioni di euro ad agenti e intermediari. AgustaWestland avrebbe inoltre effettuato dei versamenti a uno di questi agenti per ottenere altri appalti in India. Le autorità indiane hanno dichiarato che, riguardo a tali lavori aggiuntivi, non è stata svolta alcuna operazione legittima, cosa che l’agente nega.
Le indagini penali in Italia e in India hanno rivelato che per l’operazione sono stati versati oltre 50 milioni di euro ad agenti e intermediari. In Italia, Giuseppe Orsi (presidente di Finmeccanica) e Bruno Spagnolini (capo di AgustaWestland) sono stati accusati di corruzione per il ruolo svolto nello scandalo. Sono stati assolti dalle accuse nel gennaio 2018. Questa decisione, tuttavia, è quanto mai controversa perché uno dei principali intermediari dell’accordo, Guido Haschke, ha ammesso dinanzi ai magistrati italiani di aver partecipato a una cospirazione che avrebbe coinvolto Orsi, Spagnolini e altri due funzionari militari indiani corrotti.
Nel 2012, AgustaWestland ha nominato un consulente legale esterno per esaminare i contratti della società con uno degli agenti chiave, Christian Michel. Michel ha ricevuto oltre 30 milioni di euro per il suo ruolo nell’accordo VVIP. L’esame giuridico esterno ha evidenziato l’esistenza di gravi casi di corruzione nei rapporti tra l’impresa e Michel. Ciononostante, nel gennaio 2013, Agusta ha stipulato un nuovo accordo di consulenza con Michel.
Dei nuovi rinvii a giudizio in India, depositati nel settembre 2017, dimostrano inoltre che Michel era stato incaricato di lavorare su una serie di altri contratti in India per AgustaWestland. In totale, la polizia indiana stima che Michel abbia ricevuto 54 milioni di euro su cinque contratti di lavoro in India.
L’affare mancato a Panama
Infine, “Anglo-Italian Job” racconta della vendita di varie attrezzature (tra cui quelle per la sorveglianza) al governo di Panama. Proprio la diffusione sulla stampa di accuse di tangenti all’ex presidente di Panama Ricardo Martinelli, gestite attraverso Valter Lavitola, un imprenditore italiano strettamente legato all’entourage di Silvio Berlusconi, avrebbero poi fatto ”saltare” il contratto. Panama ha revocato l’affare sulla base di un accordo con Leonardo. Un’intesa negoziale che ha comportato l’annullamento dei procedimenti giudiziari nel Paese.
I dubbi norvegesi e la replica di Leonardo
Se le ombre del passato sono tante, non mancano le perplessità sul futuro. Stando alle ultime informazioni tratte da un’analisi sulla società recentemente pubblicata dal Comitato Etico norvegese, che ha il compito di valutare la compatibilità degli investimenti del Fondo Pensione Governativo con le proprie linee guida etiche, si desume che Leonardo potrebbe ancora essere a “rischio corruzione”.
Corruption Watch UK si è rivolta a Leonardo chiedendo all’azienda di commentare il contenuto e le conclusioni del rapporto. La società ha risposto contrattaccando. Ha evidenziato la forza del proprio programma di conformità anticorruzione e ha sottolineato che non è stata condannata in nessuna giurisdizione in relazione ai procedimenti trattati.