Eni e Milano Cortina 2026 insieme per i Giochi della neve finta

Eni sponsorizza Milano Cortina 2026, ma le sue emissioni tolgono neve alle Alpi e aggravano la crisi climatica

Sempre più spesso, anche sulle Alpi, occorre la neve artificiale per sciare © michelangeloop/iStockPhoto

Si potrebbero scrivere tante cose, e tutte cattive, sulle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Per esempio sui costi, inizialmente previsti a 1,5 miliardi di euro e oggi cresciuti fino a 5,7 miliardi. O sulle garanzie date dagli organizzatori sul fatto che sarebbe stato utilizzato il 92% delle strutture sportive già esistenti, o che necessitavano solo di interventi minimi di ripristino, quando invece si è scelto di costruire quasi tutto ex novo. A partire dalla famigerata pista di bob di Cortina, dove si è deciso di non utilizzare quella già costruita – e già abbandonata – per le Olimpiadi del 1956, ma di costruirne un’altra – che sarà presto abbandonata – con un impatto ambientale elevatissimo. A partire dall’abbattimento del bosco secolare di larici.

Potremmo allora scrivere dei lavori per strade e infrastrutture che non saranno mai finiti in tempo per l’inaugurazione. Infrastrutture che sono prettamente turistiche e che interessano solo zone alpine già privilegiate. A fronte di altre comunità montane in cui mancano anche i servizi essenziali per gli abitanti, come scuole o presidi sanitari, e che sono state completamente dimenticate. Si potrebbero quindi scrivere davvero tante cose cattive sulle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.

Ma oggi ne scriviamo una in particolare, che sarebbe anche ridicola se non fosse purtroppo tragica. Oggi scriviamo della mancanza di neve sulle Alpi. E della scellerata decisione delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 di avere come sponsor Eni, una delle aziende maggiormente responsabili in Italia delle emissioni di gas ad effetto serra. Che contribuiscono ad aumentare la temperatura media globale e, di conseguenza, alimentano la scomparsa dei ghiacciai e della neve.

Milano Cortina 2026 si affida a Eni: una scelta che pesa sul clima

A Milano Cortina 2026 infatti potrebbe mancare anche del tutto la neve naturale, fenomeno atmosferico oramai sempre più assente sulle Alpi, anche e soprattutto per il loro massiccio utilizzo come luna park sciistici. La neve sarà quindi quella artificiale, prodotta dalla stessa azienda italiana che già l’aveva fornita a Pechino per i Giochi del 2022. Con tutto quello che ciò comporta a livello di impatto ambientale.

Ma siccome al peggio non c’è mai fine, e al ridicolo neppure, nel 2023 la Fondazione Milano Cortina 2026 presieduta da Giovanni Malagò ha deciso di accogliere appunto tra gli sponsor principali della manifestazione una delle aziende a più alto impatto climatico.

Il problema non riguarda solo il passato però, ma anche il presente e soprattutto il futuro. Grazie alla sua sponsorizzazione Eni farà in modo che in futuro ci sarà ancora meno neve. Sulle Alpi e nel resto del mondo. Secondo la ricerca del New Weather Institute, infatti, ogni euro speso in sponsorizzazione olimpiche da Eni ammonta a una produzione di 63,5 kg di CO2 equivalente. Ciò significa che un accordo di sponsorizzazione olimpica da 15 milioni di euro (più o meno a tanto ammontano i contratti, che non sono resi pubblici) è in grado di generare quasi un milione di tonnellate di emissioni. Ovvero la combustione di oltre due milioni di barili di petrolio. Quindi bye bye neve, oggi e per sempre.

La campagna per vietare pubblicità e sponsorizzazioni di attività e prodotti climalteranti

Facciamo un passo indietro. Lo studio fa parte della campagna Badvertising, organizzata dal think tank New Weather Institute e realizzata in collaborazione con l’organizzazione benefica per il clima Possible e la rete Adfree Cities. La campagna mira a chiedere che le pubblicità e sponsorizzazioni di attività economiche o prodotti che alimentano la crisi climatica vengano vietate. Esattamente come accade per le sigarette.

Come abbiamo scritto su Valori il 2024 è stato il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato di 1,5 gradi centigradi il livello preindustriale. Ma questa è solo una media, perché le variazioni di temperatura non sono distribuite uniformemente sul Pianeta. Basti pensare che nell’ultimo mezzo secolo le temperature terrestri sono aumentate circa il doppio di quelle sugli oceani. E in montagna ancora di più. Nelle regioni alpine dell’Europa centro-occidentale, lì dove si svolgeranno le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, la temperatura è ora di 2,9 gradi superiore ai livelli preindustriali. Il volume dei ghiacciai si è ridotto del 65%. In media l’arco alpino ha perso il 20% dei suoi giorni di neve a altitudini intorno ai 2mila metri. E oltre il 50% a altitudini inferiori agli 800 metri.

Un recente studio citato dal New Weather Institute che copre gli anni dal 1920 al 2020 ha confermato che le nevicate sulle Alpi europee sono diminuite dal 23% delle zone settentrionali fino al 49% delle zone sudoccidentali proprio a causa del costante aumento della temperatura media. Lo stesso studio ha poi spiegato che la tendenza sta accelerando, con la maggior parte del cambiamento verificatosi dopo il 1980. Per questo, le stazioni sciistiche alpine stanno chiudendo. Il dossier Nevediversa di Legambiente racconta come solo in Italia nel 2025 sono ben 265 le strutture legate agli sci non più funzionanti. Un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano state censite 132.

Dalle guerre al clima: gli sponsor controversi di Milano Cortina 2026

Ma non è finita qui. I dati della Fondazione Cima per esempio raccontano che nel febbraio 2025 sulle Alpi nella fascia tra i mille i duemila metri la riduzione dell’innevamento è stata del 71%. Una situazione allarmante e pericolosa. E infatti le ultime gare mondiali a Bormio, che per le Olimpiadi ospiterà lo sci maschile, sono state disputate su neve artificiale. Ebbene, dato lo stato disastroso fin qui illustrato del nostro arco alpino e della sua neve: quale grande evento, in quale periodo dell’anno e in quale posto specifico, potrebbe se possibile peggiorarlo? Ma le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 ovviamente. Un evento che è una sequela di serie di sfregi e violenze nei confronti delle montagne, con un tragico impatto sui cambiamenti climatici in corso, che già che c’era è stato sponsorizzato da Eni.

Di quanto Eni sia un’azienda “climalterante” abbiamo scritto diverse volte su Valori. E anche dei suoi tentativi di ripulirsi l’immagine con sponsorizzazioni greenwashing che superano ogni soglia del ridicolo. Ma evidentemente alla Fondazione Milano Cortina 2026 hanno dato un’occhiata ai main sponsor olimpici, e hanno visto che la maggior parte delle aziende coinvolte o è altamente inquinante oppure partecipa all’apartheid israeliano nei confronti della Palestina, sfruttando le colonie illegali. Così hanno deciso di accogliere come sponsor Leonardo, la multinazionale che distribuisce armi non solo a Israele ma un po’ in tutto il mondo.

Eni e Milano Cortina 2026: sponsorizzare la crisi climatica

Secondo i dati del New Weather Institute, infatti, le emissioni annuali dichiarate da Eni per il 2024 (comprensive di scope 1, 2, e 3) sono state di 395 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Tradotto in perdita di neve, spiega l’istituto, le emissioni annuali derivanti dalla produzione e combustione di combustibili fossili di Eni – sulla base dei collegamenti scientifici tra emissioni di gas serra e perdita di neve/ghiaccio – causano una perdita stimata di 985 chilometri quadrati di copertura nevosa. E 6,2 miliardi di tonnellate di massa glaciale.

Da qui il calcolo sulla ulteriore perdita di neve e ghiaccio derivante dalla sponsorizzazione di Eni ai Giochi olimpici invernali. Giochi che dovrebbero contribuire a proteggere la montagna, visto che è grazie ad essa se possono esistere.

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