L’arma delle cartolarizzazioni, e le cartolarizzazioni per le armi
Un’Europa sempre più finanziaria punta alle cartolarizzazioni per gonfiare la bolla del mercato delle armi e giocare alla guerra
Le priorità sono chiare. La competitività è l’obiettivo centrale dell’Europa. Per raggiungerlo bisogna espandere i mercati finanziari. E lo strumento principale è quello delle cartolarizzazioni.
È questa, per quanto semplificata, la linea di lavoro della Saving and Investment Union o SIU. Direttiva cruciale per il futuro assetto tanto del sistema finanziario quanto di quello produttivo in Europa. Negli scorsi anni l’Unione europea aveva già lavorato alla creazione di un unico mercato finanziario, tramite le due versioni della Capital Market Union.
Con la nuova Direttiva, attesa entro pochi mesi, si vuole andare molto oltre. Il punto di partenza è che le imprese europee sarebbero troppo dipendenti dalle banche e sfrutterebbero troppo poco i canali finanziari. Per questo, la SIU intende «connettere i risparmi con gli investimenti produttivi, con un focus sugli obiettivi strategici dell’Ue».
L’Europa che va alla guerra dimentica la crescita e si getta sulla finanza
Come realizzare tale connessione? Lo strumento centrale è quello delle cartolarizzazioni, ovvero il meccanismo che consente di trasformare un credito in un titolo finanziario. Per chiarire con un semplice esempio, una banca eroga una serie di mutui. Per rientrare del capitale impiegato, deve aspettare che, rata dopo rata, i mutuatari restituiscano il prestito, su un periodo anche di decenni. Con le cartolarizzazioni può creare dei titoli il cui valore dipende proprio dalle rate pagate dai mutuatari. Vendendoli rientra subito dei prestiti erogati trasferendo pagamenti dei mutui – e rischi – agli acquirenti di questi titoli.
I vantaggi sono diversi. La banca si disfa del rischio e libera capitale per potere fare nuovi prestiti. Ma anche per le imprese si aprono nuove possibilità. Un’azienda non quotata sui mercati finanziari, e che quindi non può emettere azioni e obbligazioni, con le cartolarizzazioni può trasformare i suoi crediti in titoli finanziari e accedere quindi ai capitali dei risparmiatori europei.
Tutto bene, quindi? Non proprio. È esattamente questo il meccanismo alla base della bolla dei mutui subprime. Le banche concedevano mutui anche a chi non aveva alcuna garanzia o solidità finanziaria, perché subito dopo li ”impacchettavano“ in titoli finanziari e li rivendevano sui mercati. Il disastro seguito alla crisi del 2008 ha portato a frenare sulle cartolarizzazioni, per lo meno in Europa.
Le cartolarizzazioni aumentano i rischi per i risparmiatori e diminuiscono la funzione delle banche
Tra regolatori con la memoria corta, lobby che premono e la “competitività” come obiettivo in sé, dopo una quindicina d’anni ecco tornare le cartolarizzazioni al centro dell’agenda delle istituzioni europee. Istituzioni che – ovviamente – dichiarano che questa volta è diverso e che il rilancio delle cartolarizzazioni sarà un’opportunità tanto per le imprese quanto per i risparmiatori.
Il problema non è tanto – o non solo – che prodotti rischiosi e poco trasparenti possano finire anche a piccoli risparmiatori, spesso inconsapevoli, come ha insegnato la vicenda dei subprime. Ancora a monte, il lavoro delle banche si fonda sull’utilizzo dei risparmi della clientela per erogare prestiti, e in maniera sostanziale sul valutare se questi prestiti verranno restituiti e quali siano i corrispondenti rischi. Con le cartolarizzazioni questa funzione centrale delle banche scompare. Viene spezzato il legame tra creditore e debitore. I subprime hanno mostrato come le banche prestavano senza valutare i rischi, perché nel giro di pochi giorni quei rischi non le riguardavano più.
In altre parole, se secondo i sostenitori le cartolarizzazioni dovrebbero diluire e spalmare il rischio sull’insieme dei mercati finanziari, l’esperienza mostra come tale rischio possa invece essere moltiplicato e scaricato su piccoli risparmiatori che non sono in grado né di valutarlo né di sopportarlo quando le cose vanno male.
E le cartolarizzazioni servono soprattutto a gonfiare la bolla del mercato delle armi
Un’ultima nota. Quali sono le già citate “priorità strategiche” che secondo l’Ue richiedono un maggiore accesso ai capitali? Se fino a poco tempo fa si parlava di economia verde, tecnologia e simili, negli ultimi tempi un’altra sta emergendo come centrale: la difesa e le armi. Secondo un recente articolo di Les Echos l’aumento della spesa per gli armamenti sarebbe l’ultimo, fondamentale argomento per spingere ancora di più sull’acceleratore della Saving and Investment Union e sulle cartolarizzazioni in particolare.
Risparmiatori e lavoratori europei, tramite fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni, potranno ritrovarsi nei propri fondi di investimento o fondi pensione dei titoli finanziari che tramite meccanismi complessi e opachi come le cartolarizzazioni andranno a sostenere l’industria delle armi. Deregolamentazione finanziaria e corsa agli armamenti. Con i nostri soldi. Benvenuti nell’Unione europea del 2025.