ExxonMobil, clima: la SEC blocca le proposte degli azionisti critici

La Consob statunitense ha permesso al colosso petrolifero ExxonMobil di "porre il veto" su una risoluzione che chiedeva di limitare le emissioni di gas climalteranti

La ExxonMobil è stata autorizzata dalla Sec a non porre ai voti una risoluzione pro-clima depositata da un gruppo di azionisti critici. Immagine via Pxhere

La compagnia petrolifera ExxonMobil è stata autorizzata dalla Securities and Exchange Commission (SEC) a non porre ai voti una risoluzione depositata da un gruppo di azionisti critici. Ad un mese dall’assemblea generale, quindi, l’autorità di controllo sulla Borsa americana (l’equivalente della nostra Consob) si è schierata apertamente dalla parte della major. Nonostante il peso finanziario dei richiedenti fosse tutt’altro che marginale: 9.500 miliardi di dollari in termini di asset gestiti.

La vicenda risale allo scorso mese di dicembre. All’epoca, gli investitori – guidati dal fondo pensione dello Stato di New York e dalla Chiesa anglicana – avevano depositato la proposta di risoluzione. Con la quale si chiedeva che il colosso statunitense fissasse degli obiettivi di riduzione delle proprie emissioni di gas ad effetto serra. Ciò a partire dal 2020, al fine di allinearsi con quanto previsto dall’Accordo di Parigi.

La decisione della Sec non è piaciuta agli azionisti critici di ExxonMobil
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Secondo gli azionisti critici di ExxonMobil in gioco ci sono i rendimenti

«I governi stanno operando per ridurre l’impatto delle economie. Per le imprese del settore dei combustibili fossili ciò si traduce in rischi crescenti. E gli investitori di ExxonMobil potrebbero veder calare i rendimenti», avevano scritto gli azionisti critici. Che hanno anche ricordato come altre compagnie abbiano cominciato a riflettere ad una limitazione del loro impatto ecologico.

Ma secondo quanto riferito dall’emittente americana CNBC, la dirigenza ha ritenuto la risoluzione «fuorviante». E in conflitto con «le responsabilità del management dell’impresa»

Una questione di ruoli, dunque. Punto di vista opinabile ma di fatto accolto dalla SEC. Secondo Courtney Haseley, consigliera speciale dell’organismo di vigilanza, se la risoluzione passasse «si instaurerebbe un “micromanagement”. Che imporrebbe metodi specifici per implementare politiche complesse, sostituendo le decisioni correnti della dirigenza». In altre parole: gli obiettivi climatici imposti interferirebbero con la gestione operativa e con i business dell’impresa.

La Chiesa anglicana: «Decisione deludente e sconcertante»

«La decisione della Sec – ha commentato Thomas DiNapoli, amministratore del fondo pensione dello Stato di New York – costituisce un ostacolo. Ma come investitori sul lungo periodo determinati a difendere il valore del nostro portafoglio, non ci arrendiamo. Continueremo ad esercitare pressioni su ExxonMobil, e non solo, sulla questione climatica». Lo stesso dirigente ha spiegato alla CNN di considerare la posizione dell’organismo di controllo americano «influenzata» dallo scetticismo climatico di Donald Trump.

Più dura la Chiesa Anglicana, secondo la quale la scelta dell’organismo di controllo americano è «deludente e sconcertante». Ciò in quanto autorizza di fatto la compagnia ad interrompere il dialogo sulla strategia ambientale. «Exxon continua a valutare in modo sbagliato lo spirito degli investitori sul tema del clima. La società non garantisce in alcun modo l’implementazione di politiche in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi», ha precisato l’istituto religioso in un comunicato.

Dello stesso avviso Fiona Reynolds, presidente della rete delle United Nations-supported Principles for Responsible Investments (PRI). La dirigente aveva aiutato i due azionisti critici a redigere la risoluzione attraverso l’iniziativa Climate Action 100+. «Vedere la SEC – ha commentato – sostenere la Exxon contro gli azionisti rappresenta una grande delusione».