Ogni investitore ha una responsabilità: il ruolo di banche e finanza nella deforestazione
Finanziando le attività di otto tra le maggiori società che operano nei settori dell’olio di palma, della cellulosa e della carta, della gomma e ...
Finanziando le attività di otto tra le maggiori società che operano nei settori dell’olio di palma, della cellulosa e della carta, della gomma e del legname alcune delle più grandi banche al mondo stanno partecipando a deforestazione e violazione dei diritti umani.
È quanto emerge da un report pubblicato dalla Rainforest Action Network (RAN) nei giorni scorsi che indaga il ruolo di otto aziende (Felda Global Ventures, Indofood Sukses Makmur, IOI, Wilmar, Asia Pulp and Paper, Oji Holdings, Marubeni, e Itochu) e delle banche che le finanziano (tra le altre: Sumitomo Mitsui Financial Group, Mizuho Financial, Mitsubishi UFJ Financial, China Development Bank, RHB Banking, CIMB Group e HSBC) e degli investitori (il fondo pensione del governo giapponese,Vanguard, Employees Provident Fund, BlackRock, e Dimensional Fund Advisors). Tra gli scandali che vedono coinvolte queste aziende troviamo l’utilizzo di lavoro forzato e lavoro minorile, usurpazione di terre a tribù indigene, disboscamento di foreste tropicali, distruzione di torbe, corruzione e vendita di merci prodotte illegalmente.
«Le banche e gli investitori che pagano per la distruzione di foreste pluviali e l’abuso di comunità locali hanno il dovere morale e finanziario di rendersi conto di quanto accade. Devono comprendere i costi crescenti per l’ambiente, la società e, in ultimo, i loro stessi investimenti» ha detto Tom Picken della RAN.
Secondo il report i finanziamenti ammontano ad un totale di almeno 6,5 miliardi di dollari in obbligazioni o partecipazione azionaria e i prestiti a 28 miliardi di dollari dal 2010 ad oggi.
Scandali sociali e ambientali persistono nella filiera di queste aziende nonostante tutte e otto abbiano sottoscritto qualche forma di impegno o policy che intende regolare le questioni ambientali e sociali nelle loro operazioni. Alcune di queste aziende sono socie di programmi di certificazione del settore, come la Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO).
«Investitori e banchieri devono smetterla di fingere di non vedere e riconoscere quale sia la vera fonte dei loro dividenti e dei loro bonus multimilionari» ha detto Picken. «Finché il settore finanziario non si impegnerà a tagliare i fondi a queste società i numerosi impegni nazionali e internazionali per applicare leggi sulle foreste, ridurre i cambiamenti climatici e fermare gli abusi delle multinazionali continueranno a essere minati».
il report della RAN fa appello alle banche e ai fondi di investimento affinché sviluppino policy di finanziamento del settore forestaleper tutte le società che operano nella produzione di merci che mettono a rischio le foreste tropicali. Queste policy devono identificare e monitorare i rischi specifici associati alla deforestazione e alle violazioni dei diritti. Banche e investitori devono condurre screening di due diligence raffonrzati, assicurare un monitoraggio indipendente delle operazioni delle aziende e assicurarsi di abbandonare i rapporti con le aziende che non accettano di condurre affari responsabilmente.
Dal 2000 al 2012 in tutto il mondo è stata persa un’area di foresta grande quasi tre volte come il Giappone. Le più grandi perdite sono avvenute nel Sud-est asiatico. Questa pressione sulle foreste deriva in gran parte dalla crescente domanda industriale di olio di palme, cellulosa, legname e gomma. Oltre metà di tutta la deforestazione tropicale dipende dalla conversione illegale all’agricoltura industriale, con oltre la metà di questa destinata all’esportazione.
Il report di RAN sottolinea come il settore finanziario, con i suoi prestiti da miliardi di dollari all’anno alle aziende che operano nel settore delle merci forestali, è un attore influente in quel settore e potrebbe quindi determinarne gli indirizzi.
Fonte: RAN