C’è una finanza che prende posizione per il disarmo nucleare

Sono 93 le istituzioni finanziarie internazionali che si sono impegnate a fare la loro parte per il disarmo nucleare

La seconda conferenza degli Stati parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari © Darren Orniz/ICAN

Per intraprendere la strada del disarmo nucleare, condizione essenziale per la pace e la sicurezza internazionale, tutti devono fare la loro parte. Gli Stati, innanzitutto. Ma anche gli attori della finanza hanno una grande responsabilità. Investitori e risparmiatori, scegliendo dove allocare le loro risorse, possono togliere risorse a chi fabbrica le armi e le loro componenti, inviando anche un segnale forte ai governi. Per questo è tanto importante che all’ultima Conferenza degli Stati parte del TPNW, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, sia stata presentata anche una Dichiarazione degli investitori. E che 93 istituzioni finanziarie internazionali l’abbiano sottoscritta.

Perché un Trattato sulla proibizione delle armi nucleari

L’ICAN, la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), ha una posizione ferma. «Le armi nucleari sono le più disumane e indiscriminate mai create. Ecco perché è ora di eliminarle, prima che siano loro a porre fine a noi».

Proprio l’ICAN ha lavorato per un decennio per arrivare alla stesura del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW), per il quale ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 2017. È un documento pionieristico, coraggioso, che «vieta alle nazioni di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, utilizzare o minacciare di utilizzare armi nucleari o di consentire lo stazionamento di armi nucleari sul loro territorio. Vieta inoltre di assistere, incoraggiare o indurre chiunque a intraprendere una di queste attività».

Osteggiato apertamente fin dal primo momento dagli Stati possessori di armi nucleari, il Trattato è comunque stato adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 e, negli anni successivi, firmato da 93 Stati, 56 dei quali l’hanno ratificato. A gennaio 2021, con la cinquantesima ratifica, è entrato in vigore. Assente, sia nella lista dei firmatari sia in quella degli Stati parte, l’Italia.

onu disarmo nucleare
Il dibattito in sede Onu su un trattato per il disarmo nucleare, a maggio 2016 © ICAN Australia/Wikimedia Commons

La seconda Conferenza degli Stati parte del TPNW

Il governo del nostro Paese avrebbe quanto meno potuto prendere parte, in qualità di osservatore, alla seconda Conferenza degli Stati parte del TPNW che si è tenuta a New York dal 27 novembre al 1° dicembre 2023, sotto la presidenza del Messico (la prima era stata a Vienna a giugno 2022). Lo aveva chiesto con forza la campagna “Italia, ripensaci!”, avviata nel 2016 da Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica. Ma così non è stato. Pur dichiarando di «condividere con gli Stati parti del Trattato l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari», l’esecutivo ha preferito tenersi al di fuori del dibattito.

«Noi saremo comunque presenti a New York», hanno replicato Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica,«per lavorare insieme a governi, società civile internazionale, popolazioni colpite da uso e test di armi nucleari al fine di fare ulteriori passi avanti verso la messa al bando di questi ordigni. In quella sede rappresenteremo la grande maggioranza delle italiane e degli italiani favorevole all’eliminazione del pericolo nucleare».

Etica Sgr al fianco di ICAN per il disarmo nucleare

A entrambe le Conferenze degli Stati parte del TPNW c’era anche Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica. Un gruppo che fin dalla sua fondazione, oltre vent’anni fa, esclude in toto il comparto delle armi (e dunque anche le armi nucleari) da finanziamenti e investimenti. Tant’è che il rapporto Don’t bank on the bomb, che analizza le politiche sugli armamenti adottate dalle banche di tutto il mondo, lo inserisce nella Hall of fame.

Già alla Conferenza di Vienna del 2022, Etica Sgr aveva presentato una Dichiarazione degli investitori (Investor Statement) scritta insieme a ICAN. Un documento che dà agli Stati parte indicazioni specifiche su come fermare il finanziamento della produzione e del mantenimento degli arsenali di ordigni nucleari. A New York, nel 2023, Etica Sgr e ICAN hanno aggiornato questa dichiarazione, rendendo ancora più puntuali le indicazioni per gli Stati e prevedendo un impegno specifico per le società firmatarie. Ben 93 istituzioni finanziarie internazionali l’hanno sottoscritta; complessivamente, rappresentano oltre mille miliardi di dollari di masse in gestione.

Cosa dice Dichiarazione degli investitori sul disarmo nucleare

«È importante essere presenti, per affermare in ogni sede che i diritti umani possono essere tutelati anche attraverso un uso responsabile del denaro. Questa è da sempre una delle missioni del Gruppo Banca Etica», sottolinea Marco Carlizzi, presidente di Etica Sgr, raggiunto da Valori al rientro da New York.

La Dichiarazione degli investitori dice chiaramente che «sarebbe illogico vietare la produzione di armi nucleari senza vietare i finanziamenti che le consentono di procedere. Il finanziamento dà vita al processo produttivo». Quando si parla di “armi nucleari” inoltre bisogna riferirsi non solo agli ordigni in sé, ma anche ai loro singoli componenti, spesso progettati specificamente per andare a comporre un sistema d’arma. «La dichiarazione invita gli Stati membri a non finanziare questo comparto, né direttamente, né attraverso le società partecipate o affiliate», spiega Carlizzi. «Il Gruppo Banca Etica non è solo, perché ben 93 istituti finanziari in tutto il mondo hanno siglato questo documento».

Perché la deterrenza nucleare è un falso storico

Questo è stato uno dei momenti chiave della Conferenza di New York, a cui hanno preso parte 94 tra Stati parte e osservatori. Ma ci sono stati anche molti altri temi all’ordine del giorno.

Innanzitutto, per la prima volta è stata adottata una dichiarazione politica che prende di petto l’argomentazione della deterrenza nucleare. Fin dalla Guerra Fredda, infatti, chi detiene gli armamenti sostiene che abbiano un effetto dissuasivo, perché entrambe le parti sanno che un attacco può provocare la distruzione reciproca. Ma questa, sostengono gli Stati parte, è una falsità. «Lungi dal preservare la pace e la sicurezza, le armi nucleari vengono utilizzate come strumenti politici, legati alla coercizione, all’intimidazione e all’intensificazione delle tensioni. La rinnovata difesa, l’insistenza e i tentativi di giustificare la deterrenza nucleare come legittima dottrina di sicurezza danno falsa credenza al valore delle armi nucleari per la sicurezza nazionale e aumentano pericolosamente il rischio di proliferazione nucleare, orizzontale e verticale», si legge nel documento.

A New York hanno preso parola anche gli esponenti di quei popoli che hanno vissuto in prima persona i danni legati ai test nucleari, per esempio nelle isole del Pacifico. «L’idea che le armi nucleari non facciano male a nessuno è un falso storico», chiosa Marco Carlizzi. «È falso perché ci sono popolazioni che hanno subìto i danni. È falso anche perché il mantenimento e i test degli ordigni hanno un costo, e queste risorse vengono quindi sottratte ai cittadini».