La finanziarizzazione della politica

Il FT mette in guardia sulla speculazione contro l'Italia. Ma ad allarmarci dovrebbe essere soprattutto la subalternità della politica

La politica si sta riducendo ad elemento che punta a rassicurare i mercati. Anche quando le scelte di questi sono dettate da ragionamenti irrazionali © gorodenkoff/iStockPhoto

I fondi speculativi stanno scommettendo contro l’Italia. Un articolo degli scorsi giorni del Financial Times è stato ripreso con toni decisamente preoccupati dalla stampa italiana. «Gli hedge fund costruiscono la più grande scommessa contro il debito italiano dal 2008». Già dal titolo c’è poco da stare tranquilli, mentre la memoria ritorna all’anno della crisi dei subprime e a quello che abbiamo vissuto negli anni successivi.

Cosa significa “scommettere contro l’Italia”?

Ma cosa significa “scommettere contro l’Italia”? In pratica, usando in particolare strumenti quali derivati e vendite allo scoperto, è possibile speculare sul fatto che un determinato titolo perderà valore nel prossimo futuro. Si può fare con azioni di imprese, e anche con titoli del debito pubblico di un Paese sovrano. Scommetto che i BTP oggi scambiati a 100, tra una settimana verranno venduti a 95, e cerco di guadagnare su questa differenza. 

Se è chiaro come guadagnare da un aumento dei prezzi – compro a 95, aspetto che il prezzo salga e rivendo a 100 – come si fa a guadagnare da una diminuzione dei prezzi? Per rendere l’idea facciamo un esempio semplice. 

Ho un agenzia immobiliare, e penso che il valore delle case crollerà nel prossimo futuro. Decido allora di vendere a qualcuno una casa per 100mila euro, ma con un dettaglio. Quella casa non ce l’ho. Tra il momento in cui stipulo il contratto e quello in cui materialmente devo consegnare la casa, cerco un appartamento che abbia le stesse caratteristiche, ma che riesco a trovare a 80mila euro contando appunto sul crollo del mercato immobiliare. Sfruttando questo crollo e la differenza di tempo tra acquisto e vendita di un bene, ho guadagnato 20mila euro.

Ripetiamo, è solo un esempio con con tutte le distinzioni e imprecisioni del caso, ma può aiutare a capire il meccanismo delle vendite allo scoperto, ovvero vendere qualcosa che materialmente non si ha, per scommettere su un crollo futuro.

La finanza che inverte causa e effetto

Il problema è che in ambito finanziario tali operazioni sono pane quotidiano, e spesso enormi scommesse in una direzione o un’altra possono influenzare l’andamento di un titolo. Se in molti dicono che i titoli italiani crolleranno, molti li venderanno, e per la legge della domanda e dell’offerta il prezzo scenderà. Il problema è che non ho azzeccato una scommessa: è proprio la stessa scommessa ad avere determinato l’andamento dei prezzi, auto-avverandosi. In pratica abbiamo invertito causa ed effetto.

Come riportato in alcuni commenti, se quella che è probabilmente la più autorevole fonte di notizie finanziarie del mondo scrive che in molti stanno scommettendo contro l’Italia, il rischio di un tale meccanismo di inversione di causa ed effetto non è propriamente trascurabile.

La finanziarizzazione della politica

Al di là del merito, quello che colpisce ancora di più dalla lettura dell’articolo è come per l’ennesima volta i mercati finanziari ci vengano presentati come oggettivi. Sulla base di previsioni e con il supporto di precise formule matematiche, arrivano alle loro conclusioni. Come dubitare di un giudizio del genere, a fronte delle incertezze offerte dal nostro Paese, per di più nel mezzo di una campagna elettorale?

Da queste considerazioni la conclusione è semplice: è colpa della politica se i fondi speculano contro il nostro Paese. Dobbiamo fare di tutto per rassicurare mercati imparziali, asettici. 

Non è solo falso, perché i mercati si muovono sulla base di sensazioni e meccanismi spesso incoerenti. Non lo è solo per l’inversione tra causa ed effetto spesso innescata da simili notizie. Ancora peggio, si dà per scontata ed acquisita, quasi ovvia, un’inversione dei rapporti di forza tra politica e finanza. La politica non ha più il compito di operare nell’interesse generale, la finanza non è più uno strumento al servizio dell’economia e della società. La politica ha lo scopo principale di appagare i mercati, i quali sono giudici ultimi e imparziali. 

Ecco, quello che emerge dall’articolo, e che purtroppo buona parte della nostra stampa ha ripreso acriticamente, è una completa accettazione della finanziarizzazione della politica e di questa inversione di ruoli.