Follow the money, perché il metodo-Falcone è ancora attuale
Giovanni Falcone capì che occorreva “seguire il denaro” per ricostruire i business mafiosi. Un metodo rivoluzionario, utilissimo anche oggi
Nel libro-intervista “Cose di Cosa Nostra”, Giovanni Falcone racconta alla giornalista Marcelle Padovani che dietro la morte del capo della Squadra mobile di Palermo Boris Giuliano potrebbe esserci stata un’indagine in ambito bancario.
I 300mila dollari in contanti per conto del boss Stefano Bontade
Giuliano venne a sapere che un certo signor Giglio aveva depositato presso la Cassa di Risparmio cittadina 300mila dollari in contanti. Senza però riuscire ad ottenere informazioni sul depositante dal direttore della banca. Si scoprì in seguito che Giglio non era mai esistito: era stato il direttore ad effettuare il versamento per conto della famiglia del boss Stefano Bontade, del quale era cugino.
Falcone notava come Giuliano «per mancanza di informazioni, si era introdotto nella tana del lupo per sapere cosa faceva il lupo». La storia risale alla fine degli anni Settanta. E ci mostra come il riciclaggio dei proventi illeciti sia sempre stato un fattore cardine dell’azione criminale delle mafie. Consentendo la separazione dei proventi dalla loro origine illecita e il reimpiego di ingenti quantità di denaro nell’economia legale.
A fronte di un fenomeno che muove somme stimate in un valore pari al 2-5% del PIL mondiale, la comunità internazionale ha sviluppato nel tempo una normativa non solo penale ma anche di prevenzione. Ciò attraverso il contributo di varie fonti: dalle 40 Raccomandazioni della Financial Action Task Force (orientamenti tecnici elaborati per la prima volta nel 1990 e da allora costantemente aggiornati), alle normative internazionali e regionali.
Le normative sono migliorate dai tempi di Falcone, ma il riciclaggio non si arresta
A livello europeo, ad esempio, la normativa impone a banche e altri operatori economici e professionali dei Paesi membri l’applicazione di misure di adeguata verifica del cliente. Come l’identificazione del titolare effettivo delle operazioni o la segnalazione di operazioni sospette alle autorità nazionali competenti. Ovvero le Unità di Informazione Finanziaria (UIF), tra le quali è stata strutturata anche una maggior collaborazione nello scambio di informazioni.
Quello del money laundering, tuttavia, resta un fenomeno problematico. Capace di beneficiare della crisi economica generata da Covid, con oltre 7.000 segnalazioni ricevute dalla UIF italiana. Riferibili a sospette truffe e illeciti nelle forniture sanitarie. Così come ad anomalie nel ricorso agli aiuti economici. E ancora abusi su finanziamenti pubblici, illeciti utilizzi di detrazioni fiscali.
Le transazioni sospette nel trading online
Destano preoccupazione anche i nuovi strumenti della finanza digitale. L’ultimo rapporto della UIF italiana mostra una crescita delle segnalazioni riguardanti truffe per il tramite di piattaforme estere attive nel trading online (spesso su prodotti finanziari complessi e criptovalute). Che offrono i loro servizi a clienti dotati di scarse competenze finanziarie. Talvolta in assenza delle previste autorizzazioni. L’attenzione si è posta anche sul fenomeno di acquisto/vendita di criptovalute mediante dispositivi ATM installati presso locali commerciali di società italiane. Aziende che operano per conto di fornitori di servizi legati agli asset virtuali (VASP) esteri. Sui conti societari si sono rilevati consistenti versamenti di contante. Non coerenti con il profilo economico di attività rappresentate da piccoli negozi al dettaglio, cui seguono versamenti verso VASP esteri.
L’Unione europea, dopo aver inserito gli operatori di valute virtuali tra i soggetti chiamati a rispettare gli obblighi antiriciclaggio, sta predisponendo una più complessa normativa tesa a regolare il mercato (Markets in Crypto-Assets). In un mondo digitale che agevola i contatti tra persone ed enti sottoposti a giurisdizioni differenti tramite strumenti che possono favorire l’anonimato, sarà sempre più necessario garantire forme di cooperazione e controllo transnazionale.
Anche in questo le intuizioni e il metodo di Giovanni Falcone rimangono un patrimonio inestimabile, che occorre valorizzare.