Fossili & finanza, rompere il legame perverso è possibile
Re:Common e Valori vi guidano alla scoperta del grande e controverso intreccio che unisce finanza e fonti fossili. Tra relazioni pericolose e scelte responsabili
Il fenomeno del disinvestimento dal settore fossile si sta diffondendo sempre più dal Nord America al Nord Europa. Merito delle reti di attivisti di base, delle Ong tradizionali, dei gruppi di analisi e, soprattutto, delle organizzazioni attive in varie forme nel movimento per la giustizia climatica.
Italia in ritardo
Come spesso accade, l’Italia è in ritardo, anche se l’emergenza climatica e le violenze su comunità ed ambiente legate all’espansione della frontiera petrolifera, del gas e del carbone incalzano in maniera drammatica. Il mondo cattolico, spinto anche dalla sensibilità di Papa Francesco e dall’enciclica Laudato Sii, è stato tra i primi a muoversi, ottenendo qualche impegno da parte di alcuni fondi di investimento legati ai missionari o alle strutture della Chiesa. Impegni da verificare e probabilmente allargare.
Solo recentemente, grazie al lavoro pioneristico di Re:Common e Greenpeace Italia in rete con altre realtà europee, la più grande istituzione finanziaria italiana in termini di capitale gestito, ossia Assicurazioni Generali, si è impegnata a smettere di investire nel carbone. E, inoltre, a ridurre sensibilmente il suo business assicurativo in questo sotto-settore energetico.
Fondi nel mirino
È un segnale importante per il resto del mercato finanziario italiano, tuttora dominato dal sistema bancario nella gestione di fondi e investimenti.
Tocca soprattutto alle banche, in altre parole, svegliarsi e seguire l’esempio di Generali ponendosi, nel caso, anche un obiettivo più ambizioso: il disinvestimento dall’intero settore oil & gas.
A livello internazionale, tuttavia, l’attenzione degli attivisti fossil free è sempre più concentrato sui gestori e sui detentori degli asset. Parliamo dei fondi di investimento, ovviamente, e soprattutto dei fondi pensione, che gestiscono una larga fetta della ricchezza finanziaria mondiale. Il fondo pensione norvegese è stato tra i primi a disinvestire dal carbone sotto la pressione dell’opinione pubblica e dello stesso parlamento di Oslo. Da poche settimane è partita inoltre la prima campagna contro BlackRock, che con i suoi 5 trilioni di dollari di asset gestiti è ad oggi il più grande investitore del mondo.
Clima e previdenza
In pochi in Italia si sono posti il problema di guardare con più attenzione a cosa fanno al riguardo i fondi negoziali aperti e le casse di previdenza. Un settore non enorme, ma di sicuro rilevante poiché regolamentato oltre che soggetto, nel caso delle casse, all’obbligo di contribuzione da parte dei professionisti. Ma non è tutto.
l’Inps, il principale gestore italiano, punta notoriamente in via quasi esclusiva sul settore immobiliare. In un’epoca in cui cresce la sensibilità alle emergenze climatiche, ambientali e sociali, in altre parole, i fondi e le casse si affermano in Italia come i principali operatori previdenziali «di mercato» propriamente detti.
«Fondi e fossile» al via
Per questo Re:Common e Valori pubblicano la loro ricerca sul settore con uno sguardo al suo appetito per petrolio, carbone e gas. Un’iniziativa che coincide con il lancio di «Fondi e fossile», una rubrica che informerà regolarmente il pubblico su casi specifici, impegni e sviluppi nel settore tra sostegno e disimpegno, trasparenza e governance. Con l’obiettivo di informare, certo, ma anche di costruire una più ampia pressione per indurre l’Italia e il suo settore finanziario ad assumere per una volta una leadership nel disinvestimento dal fossile. “Non con i miei soldi”, insomma. E “non con i soldi di chi lavora”, ovviamente.
* L’autore è responsabile del programma Finanza pubblica di Re:Common