Foresta di Tarkine, la vittoria dell’industria mineraria
Il governo australiano ha deciso di non classificare l'area come sito protetto, cedendo alle pressioni delle lobby minerarie.
L’Australia ha rifiutato questa mattina la richiesta di classificare la foresta umida di Tarkine nell’elenco nazionale dei siti protetti. Si tratta di un’area di 400 mila ettari, che si estende in Tasmania, nella quale è estremamente forte la presenza dell’industria mineraria. Proprio quest’ultima ha esercitato pesanti pressioni sulle autorità australiane, dal momento che l’ingresso della regione di Tarkine nella lista dei siti naturali, storici e indigeni di grande valore avrebbe significato lo stop immediato a quasi tutte le attività di estrazione.
Va detto che la Tasmania presenta il tasso di disoccupazione più alto di tutta l’Australia, e che in particolare le difficoltà lavorative maggiori si concentrano proprio nell’area di Tarkine. Tale dato è stato sottolineato dal ministro dell’Ambiente Tony Burke, in un comunicato nel quale il governo ha giustificato la propria decisione. Ma c’è da chiedersi quali avrebbero potuto essere gli sbocchi economici – e dunque anche occupazionali – legati allo sfruttamento del sito in termini ambientali e turistici. Non a caso la senatrice ecologista Christine Milne ha accusato il ministro di aver abbandonato l’ambiente per l’industria mineraria, mentre l’associazione Wilderness Society ha deplorato la scelta, sottolineando come in questo modo si metta anche a repentaglio l’esistenza di alcune particolari specie di marsupiali, già decimate dalle malattie legate all’inquinamento.