Fossil Fuel Treaty, una giornata di mobilitazione sostenuta dalle banche etiche

Il 21 settembre è una giornata globale di azione per il Trattato per la non-proliferazione delle fonti fossili. A cui aderiscono sempre più le banche etiche

Sabato 21 settembre è il Global Day of Action per il Fossil Fuel Treaty © fossilfueltreaty/Flickr

Una giornata globale di azione per esortare organizzazioni e istituzioni religiose a sostenere il Trattato di non-proliferazione dei combustibili fossili, nella prospettiva della lotta alla crisi climatica. È il Global Day of Action per il Fossil Fuel Treaty indetto per sabato 21 settembre nell’ambito del Tempo del Creato, il periodo (1 settembre-4 ottobre) in cui i cristiani di tutto il mondo si uniscono nella preghiera e nell’azione per prendersi cura della nostra casa comune.

I pilastri e le principali adesioni al Fossil Fuel Treaty

Partita a fine 2020 e modellata sul Trattato di non-proliferazione nucleare di oltre cinquant’anni fa, l’iniziativa del Fossil Fuel Treaty si fonda su tre pilastri: stop all’espansione di nuovi giacimenti fossili; eliminazione graduale delle riserve esistenti e dell’estrazione di nuovi combustibili fossili; supporto alla transizione equa e giusta.

L’iniziativa, naturalmente, si rivolge in primo luogo agli Stati. Ma, per fare pressione sui governi, punta a coinvolgere molti altri soggetti: città e governi regionali, istituzioni medico-sanitarie,  scienziati e accademici, parlamentari, premi Nobel, organizzazioni della società civile, leader religiosi. A oggi si registra l’adesione di 13 Stati (fra i quali spicca la Colombia, grosso produttore di combustibili fossili), quasi 120 città e governi regionali, oltre 2.600 realtà della società civile, più di 3mila fra scienziati e accademici e 101 premi Nobel (fra cui il Dalai Lama, Muhammad Yunus, Shirin Ebadi).

Sostengono il Treaty l’Organizzazione mondiale della sanità, il Parlamento europeo e, di fatto, il Vaticano. A luglio 2022, in vista della Cop27 di Sharm el-Sheikh, il cardinal Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, dichiarò che «il proposto Trattato di non-proliferazione dei combustibili fossili dà grandi speranze di integrare e rafforzare l’Accordo di Parigi». Sul tema è fortemente impegnato il Movimento Laudato Si’ che, in questi anni, ha guidato centinaia di realtà cattoliche in tutto il mondo al disinvestimento dalle fossili e nel proprio sito mette a disposizione molte risorse per chi intenda aderire al Fossil Fuel Treaty.

La chiamata all’azione del 21 settembre

La giornata del 21 settembre è una vera e propria chiamata all’azione sul campo a sostegno del Fossil Fuel Treaty, con una serie di possibili iniziative suggerite. Innanzitutto l’invito a firmare, individualmente o come organizzazione, la Lettera della Fede a sostegno del Treaty. La hanno già sottoscritta oltre 450 istituzioni religiose nel mondo; per l’Italia fra gli altri il Movimento dei Focolari, l’Unione dei Superiori Generali (USG) e l’Unione delle Superiori Generali (UISG). Si chiede anche di condividere messaggi di leader religiosi e di politici che ne invitano altri ad aderire. E di organizzare azioni pubbliche, come veglie religiose, per far conoscere il Fossil Fuel Treaty e aumentare le adesioni.

Oggi alle ore 15 è in programma un webinar per approfondire il ruolo che soprattutto i leader religiosi possono giocare nell’accelerare l’abbandono dell’era delle fossili. Fra i partecipanti anche Tzeporah Berman, presidente del Treaty.

La finanza in campo. Guidata da GABV

Dal 2023 il Fossil Fuel Treaty ha aperto le adesioni al mondo del business e della finanza. Con grande attenzione e fissando paletti molto chiari, per evitare qualsiasi rischio di greenwashing. Il settore delle fossili, ad esempio, è ovviamente escluso, come lo sono le istituzioni finanziarie che continuano a sostenerne l’espansione.

A fine 2023 Triodos Bank è diventata la prima banca al mondo ad aderire al Fossil Fuel Treaty. Un passo ancora più importante è arrivato il 22 aprile di quest’anno, Giornata Mondiale della Terra, con l’adesione di 17 banche della Global Alliance for Banking on Values (GABV), fra le quali Banca Etica. «Ma il numero delle banche di GABV aderenti al Treaty è già salito a 25, e l’obiettivo è di arrivare a 50 entro fine anno», dice Tommaso Rondinella, responsabile ufficio Modelli di impatto e Valutazione socio-ambientale di Banca Etica, che nei giorni scorsi ha partecipato a una riunione del gruppo di coordinamento di GABV in materia.

I membri di GABV aderenti al Treaty sono in maggioranza banche europee e nordamericane, ma stanno arrivando anche quelle dei Paesi emergenti. Nelle prossime settimane è atteso ad esempio l’ingresso di BRAC, la più grande banca del Bangladesh, con una grande tradizione di microfinanza. «Cominciano a muoversi le istituzioni di quei Paesi – sottolinea Rondinella – in cui l’impatto dei cambiamenti climatici sarà veramente rilevante e in alcuni casi sta già portando a migrazioni ambientali imponenti».

I prossimi eventi per il Fossil Fuel Treaty promossi dalle banche etiche

GABV è molto attiva anche sul fronte delle iniziative a sostegno del Treaty. Il coordinamento di GABV, e in particolare la Amalgamated Bank newyorkese, lo promuoverà in una serie di eventi alla New York Climate Week (22-29 settembre). GABV sarà poi co-organizzatrice insieme al Treaty di un evento alla Cop29 in novembre.

Il protagonismo delle banche, e di quelle etiche in particolare, nel sostegno al Trattato di non-proliferazione delle fossili sta dunque crescendo. «Le banche di GABV – conclude Rondinella – sono quelle che sposano in pieno i valori e le azioni auspicate dal Fossil Fuel Treaty. Rappresentano un po’ l’avanguardia del settore finanziario in riferimento alla transizione. Ma l’idea, per quanto possibile, è di arrivare a coinvolgere anche le banche tradizionali».