Chlordecone, «scandalo di Stato»: ecco come Parigi ha avvelenato le Antille
Per 20 anni la Francia ha autorizzato l'uso del pesticida, altamente tossico. In Martinica e Guadalupe oggi tutto è contaminato. E lo sarà per 700 anni
Immaginate due isole nel mezzo dell’oceano Atlantico. Dominate dal verde lussureggiante e dal mare cristallino. Spiagge bianche, palme, sole. Luoghi apparentemente incontaminati. Ma in realtà devastati da un prodotto ultra-tossico. Utilizzato per decenni. Nonostante se ne conoscessero gli enormi pericoli per la salute umana e per gli ecosistemi.
Malcom Ferdinand (chercheur) : « La contamination au chlordécone est durable, pouvant aller jusqu’à 600 ans. Elle est généralisée, elle affecte tout l’écosystème, et elle augmente le nombre de cancers de la prostate » #MediapartLive pic.twitter.com/QRLIXD4jeS
— Mediapart Vidéos (@MediapartVideos) February 20, 2019
Queste due isole esistono: si chiamano Martinica e Guadalupe. Dipartimenti francesi d’oltremare, alle Antille. Oggi, tutto – suolo, fiumi, bestiame, pesci e persone – è impregnato di un pesticida della stessa famiglia del DDT: il chlordecone.
Il chlordecone vietato negli Usa dagli anni Settanta
La storia comincia nel lontano 1972. E continuerà fino al 1993, generando uno dei più gravi scandali sanitari al mondo. Il chlordecone, noto anche come kepone, è stato autorizzato per così tanto tempo grazie alla sua efficacia nel combattere un coleottero parassita, capace di distruggere interi bananeti, una delle principali risorse di Martinica e Guadalupe.
Problema: il pesticida è anche un interferente endocrino, riconosciuto come neurotossico, in grado di alterare la fertilità e classificato come possibile cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a partire dal 1979. Ma non è tutto: al di là degli studi scientifici, erano già disponibili negli anni Settanta evidenze empiriche sostanzialmente inoppugnabili. Per rintracciarle occorre spostarsi di qualche migliaio di chilometri. Destinazione: Virginia, negli Stati Uniti.
Qui, nel 1975, la fabbrica di Hopewell girava a pieno ritmo fabbricando il pesticida. Finché gli operai, dopo essere stati esposti a forti dosi di chlordecone, cominciarono a manifestare inquietanti problemi di salute. Severi danni neurologici e ai testicoli. Problemi di motricità, di sbalzi di umore. Difficoltà nell’eloquio, perdite di memoria. Movimenti anarchici dei globi oculari.
Tra gli agricoltori, usato fino al 1993
Per loro, tutto ciò è diventato un ricordo nel giro di alcuni mesi. Il corpo umano, infatti, è in grado di eliminare la metà del chlordecone assorbito nel giro di 160 giorni. A patto, ovviamente, di non essere nuovamente esposti alla sostanza. Negli Stati Uniti il problema fu giudicato talmente grave da portare alla chiusura della fabbrica di Hopewell. Quindi alla messa al bando del prodotto a partire dal 1977.
Jeune manifestant martiniquais croisé en marge de la #greve17decembre #Retraites #Toulouse #chlordecone @CTM_Martinique @CConconne @laliguecancer @GretaThunberg pic.twitter.com/ZNvDCVTAvs
— frantz mc (@frantzmc) December 17, 2019
In Guadalupe e Martinica no. Gli agricoltori nei bananeti continuavano a spargere il pesticida ovunque. Ogni giorno, a mani nude. La Francia imporrà un divieto soltanto nel 1990, e soltanto sul territorio «metropolitano» (ovvero quello europeo). Alle Antille occorrerà aspettare altri tre anni. E chi aveva a disposizione scorte, avrebbe potuto utilizzarle fino al loro esaurimento.
Terra contaminata per secoli
Il risultato è agghiacciante. Un rapporto dell’agenzia Santé Publique France, nel 2018, ha dimostrato che il sangue del 95% della popolazione di Guadalupe e del 92% di quella della Martinica sono contaminati. Così come la quasi totalità dei suoli, delle acque dolci e perfino di parte del mare che bagna le isole.
«I rapporti scientifici del 1977 avevano già indicato la contaminazione. Lo Stato sapeva. Eppure ha continuato a concedere l’autorizzazione al commercio del prodotto. La verità è stata nascosta agli agricoltori e al resto della popolazione», ha dichiarato alla televisione Konbini News Louis Boutrin, avvocato che rappresenta due associazioni della Martinica che hanno depositato una denuncia nel 2007.
«Tutto ciò che proviene dal suolo – ha aggiunto – è ormai contaminato qui. Una situazione simile non avrebbe mai potuto prodursi nella Francia metropolitana». Secondo gli esperti, il chlordecone rimarrà presente nella terra di Martinica e Guadalupe per 700 anni.
La commissione d’inchiesta: «Uno scandalo di Stato»
Il Parlamento francese ha perciò deciso di istituire una commissione d’inchiesta. Che dopo sei mesi di lavori ha pubblicato le proprie conclusioni alla fine dello scorso mese di novembre. Spiegando che «quello del chlordecone è innanzitutto uno scandalo di Stato», come confermato dal presidente della commissione Serge Letchimy. Le istituzioni sono, ha aggiunto, «le prime responsabili» di quanto accaduto alle Antille. Provocando «un disastro sanitario e ambientale».
#Chlordécone : la commission d’enquête réclame la réparation du scandale sanitaire@Justine_Benin @SergeLetchimy @santeprevention @Inserm @Anses_fr https://t.co/EH4KsRtc4R
— Actu Environnement (@Actuenviro) December 4, 2019
Un atto d’accusa senza appello. Seguito dalla richiesta di riflettere su un risarcimento da offrire alla popolazione «per riparare ai danni inferti a chi oggi è affetto da patologie direttamente legate all’uso del chlordecone. O anche ad un’esposizione accidentale», ha aggiunto Letchimy, chiedendo anche di effettuare vaste analisi del suolo, al fine di «realizzare una cartografia integrale della contaminazione».
Nel frattempo, la popolazione maschile delle Antille francesi è colpita da 227,2 nuovi casi di tumore alla prostata ogni 100mila uomini. Un record assoluto a livello mondiale.