La Francia processa il sindaco anti-pesticidi. L’Italia attende le nuove regole

Un paesino bretone sfida Macron sui fitofarmaci. Nel nostro Paese aumentano i comuni della rete Città libere dai pesticidi, attendendo il piano nazionale 2019

Un aereo sparge fitofarmaci sul un campo coltivato © Jan Amiss/Pixabay

Ci sono un sindaco bretone, Daniel Cueff, e il suo piccolo paese, Langouët, una cittadina con meno di mille abitanti. Da maggio stanno mettendo in agitazione la politica nazionale francese sui pesticidi. Sembrerebbe l’incipit di un fumetto di Asterix, è invece l’estrema sintesi di una vicenda che ha come protagonista quella che si autodefinisce come una «comunità ecologica che innova con i suoi abitanti». Un comune in prima linea sui temi della transizione ecologica, con una mensa scolastica 100% biologica dal 2004.

la giunta comunale di Langouet, al centro il sindaco Daniel Cueff – fonte sito Web ufficiale di Langouet, 2-9-2019

Da quando, il 18 maggio 2019, il primo cittadino ha emanato un ordine che proibisce l’uso di prodotti fitosanitari (cioè insetticidi, erbicidi e fugicidi) «a una distanza inferiore a 150 metri da qualsiasi parcella catastale, incluso un edificio utilizzato per scopi residenziali o professionali», da Parigi tengono lo sguardo fisso sul dipartimento dell’Ille-et-Vilaine. Non a caso, Cueff è stato portato in giudizio dalla prefettura locale, e sul caso si sono scomodate le massime cariche dello Stato. Dal ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume al ministro della Transizione ecologica in carica Élisabeth Borne.

Persino il presidente Emmanuel Macron non ha potuto fare a meno di pronunciarsi, sostenendo sì l’iniziativa di Cueff, ma solo per  le sue buone intenzioni.

Il sindaco battuto in tribunale. Per ora

Sta di fatto che la dottoressa Michèle Kirry, prefetto dell’Ille-et-Vilaine nominata proprio da Macron a ottobre 2018, ha immediatamente richiesto la sospensione dell’ordinanza del sindaco. Motivo: l’amministratore locale non sarebbe competente nel prendere decisioni sull’uso di prodotti fitosanitari, perché rimane un’esclusiva dello Stato la gestione del principio di precauzione.

https://www.facebook.com/langouet35/videos/2501719343228090/

E da qui si è arrivati a una vera escalation di dichiarazioni e tensioni. La prima resa dei conti è avvenuta pochi giorni fa: il 22 agosto 2019,  Cueff è stato convocato davanti al tribunale amministrativo di Rennes, che ha effettivamente sospeso il decreto municipale. Il giudice Pierre Vennéguès ha confermato l’incompetenza del sindaco di Langouët a regolare l’uso di prodotti fitosanitari sul territorio del suo comune e il rischio che possa «creare un serio dubbio sulla legalità dell’ordine contestato».

La sentenza non ha però fermato né le polemiche né Cueff, che ha già annunciato ricorso.

Al tribunale, il sindaco si era presentato con un’ampia documentazione ed è stato accompagnato da comitati locali e gruppi ambientalisti a sostegno. Davanti alla corte ha ricordato che «non esiste una regolamentazione in Francia sulla concentrazione di pesticidi nell’aria o nel cuscinetto tra i campi trattati e le case da che, nel 2015, l’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno”». Tra l’altro, il 26 giugno 2019 il Consiglio di Stato aveva parzialmente annullato un decreto del 2017 per l’inadeguatezza a tutelare la salute dei residenti. Un decreto che disciplinava l’uso dei pesticidi.

Se la politica è timida o assente…

Insomma, il vero motivo del contendere è una carenza di norme che sta spingendo gli enti locali francesi più sensibili ad attivarsi in autonomia. Anche perché il Paese transalpino è secondo tra i quattro (gli altri sono Spagna, Italia e Germania) che coprono il 79% delle vendite di pesticidi registrate in Europa. Gli stessi quattro che sono i principali produttori agricoli europei, rappresentando collettivamente il 46% della superficie agricola utilizzata e il 47% di quella totale coltivabile.

vendite di pesticidi in Europa, 2016 -fonte Euriostat

Eppure la politica nazionale francese non sembra voler davvero rispondere a chi è preoccupato per un’eccessiva presenza della chimica di sintesi in agricoltura. Salvo timide aperture avanzate nei giorni scorsi, a sentenza del tribunale già operativa.

Il ministro Guillaume ha ipotizzato vagamente zone libere dai fitofarmaci (fasce da 2-5 metri di ampiezza, contro i 100-150 di Cueff) e organi collegiali locali chiamati a decidere caso per caso. Ma ha anche evocato il disastro dell’agricoltura senza pesticidi.

La ministra Borne, riconoscendo l’importanza delle questioni sollevate da Langouët, ha citato nuovi provvedimenti, tuttavia ancora allo studio. Pur Macron, che sulla limitazione dell’uso dei fitofarmaci e dell’ormai noto e controverso glifosato, si era espresso in prima persona, non ha certo brillato. E dallo schiaffo delle dimissioni in diretta radio di Nicolas Hulot (che se n’era andato citando pure l’inerzia statale sul freno ai pesticidi) non ha fatto alcun passo in avanti.

Francia, Hulot sbatte la porta: Macron perde la sua “foglia di fico” sull’ambiente

La rete anti-glifosato si fa le analisi delle urine

In risposta alla vacuità governativa e intorno all’azione della cittadina bretone, si sta radunando una sorta di movimento. Di protesta ma anche di azione individuale. Pesano i 47mila messaggi di appoggio al sindaco (Hulot incluso). C’è il collettivo Nous voulons des coquelicots (letteralmente “Noi vogliamo i papaveri”) che ha già raccolto oltre 800mila firme con un petizione che chiede il divieto di utilizzo per tutti i pesticidi sintetici.

Ci sono i provvedimenti simili e le attestazioni di sostegno provenienti da altri comuni, anche ben più popolosi di Langouet (Val-de-Reuil, Sceaux, Saint-Maulvis, Boussières, Parempuyre). C’è la campagna contro il glifosato con i “pisseurs” di Bigouden, ovvero chi ha deciso di svolgere in autonomia le analisi delle proprie urine per dimostrare la presenza di concentrazioni anomale dell’erbicida simbolo di Monsanto, anche tra chi non fa l’agricoltore.

locandina per un’iniziativa dei Pisseurs Involontaires de Glyphosate – fonte profilo Facebook, 2-9-2019

C’è infine un piano politico-giudiziario che preme. Stando infatti al quotidiano «Liberation», che cita e approfondisce una notizia di «Le Monde», nei tribunali francesi giacevano al 21 agosto scorso ben 1505 denunce plaintes») che chiamano in causa il glifosato. Un potenziale di processi attualmente avocati a sé dalla procura di Parigi, a causa della complessità della materia, e invocati per diverse motivazioni, ora connesse al rischio sanitario e ambientale, ora per truffa aggravata.

La carica delle grandi città: la pressione sul governo cresce

Una situazione di fermento che meno di un mese dopo la prima sconfitta di Cueff al Tar ha visto però allargarsi lo schieramento dei suoi sostenitori, con nomi di grande peso. Parigi, Clermont-Ferrand, Grenoble, Lille e Nantes sono entrate il 12 settembre nel novero della cinquantina di comuni decisa a introdurre un divieto divieto di impiego dei pesticidi nei loro territori.

Di sicuro è stata una mossa che ha colpito nel segno, generando la sorpresa della ministra Borne, che l’ha bollata solo come un “colpo di scena”. E tuttavia sta mettendo il governo Macron ulteriormente sulla graticola.

Sebbene la mossa appaia infatti soprattutto simbolica, perché le amministrazioni sono consapevoli della prevedibile sconfitta sul piano giuridico, nelle finalità propgandate c’è il germe di uno sviluppo potenziale. Come emerge apertamente nelle dichiarazioni a «Le Monde» rilasciate da Olivier Bianchi, sindaco di Clermont-Ferrand: «La nostra prima idea è stata quella di dimostrare la nostra solidarietà con i sindaci delle zone rurali, poi ci siamo detti che saremmo stati più efficaci insieme per cambiare la legge. Aprire il dibattito, cambiare il paradigma, è ciò che mi anima. Da parte nostra, non utilizziamo questi prodotti negli spazi pubblici, compresi i cimiteri, dal 2012». Vedremo se ci saranno conseguenze concrete.

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Le Città libere dai pesticidi, anche i Italia

In definitiva la varietà di soggetti e iniziative in subbuglio in Francia potrebbe diventare massa critica per produrre cambiamenti politici. Alimentando però un movimento più vasto che per temi, se non per ambizioni radicali immediate, si aggancia alle istanze della rete delle cosiddette Pesticides Free Towns, progetto Life europeo finanziato sotto l’ombrello di Pesticide Action Network Europe. L’iniziativa, lanciata nel 2014 e declinata nel nostro Paese dalle Città libere dai pesticidi, conta decine di comuni che hanno aderito a un protocollo di intenti e alla condivisione di informazioni. Al centro della discussione, la gestione degli spazi verdi, specialmente quelli inclusi nelle aree urbane, dai parchi ai cimiteri alle singole aiuole.

Diversi municipi appartenenti all’Associazione borghi autentici d’Italia, ad esempio, si sono impegnati a:

  • vietare l’uso dei pesticidi nelle aree pubbliche sotto la gestione del comune;
  • estendere gradualmente il divieto alle aree private con accesso pubblico e alle aree agricole in prossimità dei luoghi abitati.
  • aumentare gli sforzi per migliorare la biodiversità del territorio.
mappa italiana delle Città libere da pesticidi aderenti all’European Pesticide Free Towns Network – fonte sito Web, 2-9-2019

Ci sarebbero poi tante amministrazioni locali che hanno un’idea precisa di sviluppo sostenibile, preoccupate per gli studi sugli effetti della contaminazione del territorio, e convinte che l’uso della chimica di sintesi vada limitato e regolamentato. Ben 65, stando ai rilievi dell’associazione Cambia la terra, che avrebbero già «attivato norme e regolamenti per incentivare l’utilizzo di metodi biologici sia nella gestione del verde in area urbana che nelle zone agricole circostanti». Da Belluno a Melpignano, da Tollo a Carmignano e Vallarsa, per citarne alcuni, di cui l’organizzazione approfondisce le buone prassi adottate.

Il Piano di azione nazionale sui fitofarmaci è ancora in bozza. Wwf: insabbiato!

Lo scenario italiano è assai meno teso di quello transalpino. La politica nostrana comunque sta per partorire il nuovo «Piano d’Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari». Una revisione del precedente documento – scaduto – che dovrà coprire il prossimo quinquennio, con termine nel 2024. La bozza pubblica è già a disposizione degli addetti ai lavori per integrare la discussione. La speranza di molti è che l’esito finale sappia interpretare nel modo più avanzato ed efficace possibile l’accezione di sostenibilità che introduce il testo.

Eppure l’attesa comincia a farsi sentire. Tanto che a luglio Wwf Italia ipotizzava addirittura una sorta di boicottaggio: «da settimane non ci sono più notizie del nuovo PAN, dopo i pareri favorevoli dei ministeri dell’Ambiente e della Salute al testo proposto dal comitato tecnico scientifico appositamente costituito. Un vero e proprio insabbiamento motivato probabilmente dai contenuti del nuovo PAN che dovrebbe prevedere regole più severe per l’uso sostenibile dei pesticidi, in particolare fissando distanze di sicurezza dalle abitazioni, scuole e altre aree pubbliche. Ma anche limitazioni all’uso delle sostanze chimiche tossiche e nocive per piante ed animali selvatici all’interno delle aree naturali protette, come i siti della rete Natura 2000. Limitazioni che probabilmente non sono gradite all’industria dell’agrochimica e alle associazioni agricole».

GRAFICO rilevamento sostanze nelle acque – fonte Rapporto nazionale pesticidi nelle acque – dati 2015-2016 – ISPRA 282-2018

Il timore – in attesa dell’approvazione finale – non appare del tutto infondato, se verranno confermate le voci su alcune novità che il Piano potrebbe introdurre:

  • indicatori di tipo quantitativo per la misurazione della sua efficacia;
  • un incremento del controllo funzionale delle macchine irroratrici;
  • una specifica attenzione all’impiego in prossimità di abitazioni e piste ciclabili;
  • una revisione delle caratteristiche dei prodotti fitosanitari utilizzabili a seconda delle destinazioni d’impiego.