Fukushima, da Greenpeace appello a ritardare il ritorno degli abitanti
L'associazione ecologista ritiene che, sulla base di misure effettuate sul territorio, le aree contaminate dalla catastrofe nucleare non siano ancora abitabili.
L’organizzazione ecologista Greenpeace ha lanciato ieri un appello al governo giapponese, chiedendo di procrastinare il ritiro dell’ordine di evacuazione imposto alla popolazione che abitava attorno a Fukushima prima dell’incidente nucleare che ha colpito la centrale l’11 marzo del 2011. In particolare, spiega l’associazione ecologista, occorre aspettare prima consentire agli abitanti della cittadina di Iitate di tornare nelle proprie case: «Il governo di Shinzo Abe – scrive Greenpeace in un rapporto pubblicato ieri – è determinato a normalizzare gli effetti della catastrofe, facendo credere che la popolazione possa tornare sulle zone contaminate solo qualche anno dopo l’incidente».
Sulla base di misure effettuate direttamente in loco, l’associazione ambientalista spiega che le aree evacuate non risultano a suo avviso ancora abitabili: «Secondo Tokyo le restrizioni andrebbero eliminate al più tardi nel marzo del 2017. Ciò implicherebbe degli sforzi di decontaminazione enormi, mentre quelli attuali risultano già largamente insufficienti e inefficaci». Ciò nonostante, il governo ha già dichiarato abitabili le borgate di Tamura e di Kawauchi, mentre l’area di Naraha lo tornerà nel prossimo settembre.