La GABV all’Europa: «Niente scherzi sulla tassonomia sociale, sia ambiziosa»

La GABV, alleanza internazionale di banche etiche e alternative ha chiesto a Bruxelles di lavorare per una tassonomia sociale ambiziosa

Alessandro Longo
Le banche che fanno parte della Global Alliance for Banking on Values chiedono alla Commissione europea ambizione nella definizione della tassonomia sociale © Choreograph/iStockPhoto
Alessandro Longo
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La Commissione europea deve adottare un approccio ambizioso nel definire la tassonomia sociale europea. Ciò affinché non si limiti al rispetto dei diritti dell’uomo e dei lavoratori ma “accolga” un ventaglio più ampio di istanze. A chiederlo è la Global Alliance for Banking on Values (GABV), rete internazionale di banche che promuovono una finanza sostenibile e inclusiva.

La GABV e le sue preoccupazioni

La richiesta rivolta all’organismo esecutivo di Bruxelles è, d’altra parte, figlia degli stessi obiettivi che persegue la GABV. In particolare la sostenibilità in campo economico, sociale e ambientale. Con 66 membri sparsi per il mondo, chi ne fa parte gestisce l’equivalente di più di 200 miliardi di dollari. L’unico membro italiano è Banca Etica, che nel 2009 ha contribuito a fondarla.

Il timore dell’Alleanza è che il travagliato percorso della tassonomia ambientale, che ha portato alla proposta di inserire gas e nucleare tra le attività economiche considerate “sostenibili” possa ripetersi nel caso della tassonomia sociale.

Ma non si tratta dell’unica preoccupazione. Un’oggettiva difficoltà, infatti, è legata alla definizione degli impatti sociali delle attività economiche. Ciò attraverso soglie o parametri quantitativi. Per questo – precisa la GABV- una volta stabilito come punto di partenza il rispetto dei diritti fondamentali, la tassonomia sociale dovrebbe rappresentare anche una guida per istituzioni finanziarie e investitori che vogliono valutare il proprio impatto sulle comunità.

Un modello da seguire: le banche basate sui valori

Quello che sostiene la GABV è che tale impatto dipenda dal contesto. Per questo si chiede che venga adottato un approccio più ampio. Che tenga conto dell’economia reale. In questa ottica, le banche membri della rete – per loro natura attente alla sostenibilità sociale – possono rappresentare un modello di riferimento. Come afferma Marcos Eguiguren, direttore della cattedra internazionale di Finanza sostenibile all’università Pompeu Fabra (UPF) di Barcellona, «perseguire l’impatto sociale è la loro essenza, la loro missione, il loro scopo intrinseco. Per le banche tradizionali, invece, è soltanto un’aggiunta rispetto alle loro attività abituali. E, in molti casi, solamente una risposta alla nuova normativa».

Il recente studio Social Impact Value of Values-Based Banking – realizzato dalla GABV insieme alla Scuola di Management dell’UPF – mostra come concretamente queste banche realizzino un impatto positivo. La ricerca può rappresentare, in questo senso, un punto di riferimento per fondi, banche e assicurazioni che vogliano integrare una vera sostenibilità sociale al loro interno. Ma potrebbe essere utile anche alle istituzioni europee per definire la tassonomia sociale. 

Infatti, «le banche value-based hanno finanziato l’impatto positivo per decenni, provando che una finanza non estrattiva è possibile e praticabile», ha affermato Adriana Kocornik-Mina, dirigente della GABV. «Hanno capito la connessione tra stabilità economica e diritti umani, uguaglianza delle opportunità, inclusione sociale e accesso a servizi di alta qualità. Per conseguire un impatto sociale positivo, occorre seguire un approccio olistico. Continuo e completo». Sarà fondamentale he l’Europa segua un percorso simile.