Secondo quanto emerso dai documenti noti come Pandora Papers, l’ex ministro delle Finanze dei Paesi Bassi Wopke Hoekstra avrebbe investito in una società che organizza safari in Tanzania tramite una società fittizia. Proprio lui che se l’era presa con i Paesi dell’Europa meridionale chiedendo loro maggiore rigore fiscale.
Anche gli ex calciatori Gianluca Vialli e Roberto Mancini (quest’ultimo commissario tecnico della nazionale) sarebbero coinvolti nello scandalo dei Pandora Papers. A spiegarlo è il settimanale l’Espresso, che ha partecipato alla maxi-inchiesta condotta per un anno dal Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta (ICIJ), assieme a 600 giornalisti e 150 media di 117 nazioni.
Il nome della cantante Shakira figura nell’elenco di quelli rivelati dai documenti dei Pandora Papers. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, l’artista sarebbe legata a tre società registrate presso le British Virgin Islands: la Light Productions Limited, la Light Tours Limited e la Titania Management Inc. È accusata di aver aggirato il fisco per circa 14,5 milioni di euro.
Ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn avrebbe domiciliato una società nel paradiso fiscale di Ras Al-Khaima, uno dei sette Emirati Arabi Uniti. Secondo il quotidiano francese Le Monde, DSK sarebbe legato alla Pannasse Global Limited, una “società commerciale internazionale” creata il 3 aprile 2018. Di cui sarebbe azionista unico e direttore.
La società ha qui lo stesso nome della Pannasse International, che Strauss-Khan aveva creato nella zona franca finanziaria di Casablanca. Un paradiso fiscale che lo stesso ex dirigente del FMI conosce particolarmente bene, poiché «aveva fornito una consulenza al governo del Marocco proprio al fine di sviluppare questo “hub” africani, che gli avrebbe permesso di non pagare tasse sui circa 21 milioni di euro di profitti intascati tra il 2013 e il 2018.
Stupisce che proprio nel 2018 sia stata creata l’altra società presso gli Emirati: esattamente al termine della scadenza del periodo di esonero fiscale previsto dalla legge marocchina, ovvero cinque anni.
L’ex premier laburista inglese Tony Blair, nel 2017, sarebbe diventato proprietario a Londra di un immobile vittoriano del valore di 8,8 milioni di dollari. Ciò attraverso l’acquisto di quote di una società delle British Virgin Islands, di proprietà del ministro dell’Industria del Bahrein, Zayed bin Rashid Al Zayani. Così, Blair avrebbe beneficiato di vantaggi fiscali tali da risparmiare oltre 400mila dollari di tasse in Inghilterra.
I Pandora Papers e la “risposta” sorprendente dell’Unione europea
Lo scandalo dei Pandora Papers ha mostrato, una volta ancora, in tutta la sua drammaticità il problema dell’evasione ed elusione fiscale a livello mondiale. Centinaia di nomi noti sono finiti nell’elenco di coloro che sfruttano società offshore per aggirare il fisco a proprio vantaggio. Il tutto grazie a giurisdizioni compiacenti come – tra le altre – Anguilla, Dominica e Seychelles.
Stupisce che proprio nei giorni immediatamente successivi all’esplosione dello scandalo, l’Unione europea abbia pubblicato la revisione della propria lista nera dei paradisi fiscali. Dalla quale sono stati eliminati proprio Anguilla, Dominica e Seychelles. Una decisione che ha suscitato la reazione sdegnata di numerose organizzazioni non governative, tra le quali Oxfam.
Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia: l’aggiornamento della lista nera europea dei paradisi fiscali extra-Ue
La lista nera europea dei paradisi fiscali è stata adottata dai ministri delle Finanze dell’Ue, riuniti il 5 ottobre nel Lussemburgo. Ad oggi, nella blacklist sono presenti soltanto nove Paesi: Samoa Americane, Samoa, Fiji, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, British Virgin Islands e Vanuatu.
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