Che gas e nucleare per l’Ue siano sostenibili l’ha deciso la Russia?
Un rapporto di Greenpeace svela l’intensa attività di lobbying di Gazprom, Lukoil e Rosatom per far includere gas e nucleare nella tassonomia
L’Europa ha discusso per anni su cosa inserire e cosa escludere dalla tassonomia delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili. E ora si appresta a pubblicare il progetto REPowerEU, che punta a garantire all’Unione maggiore indipendenza energetica, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La mano di Gazprom, Lukoil e Rosatom sui negoziati europei
Come noto, nella prima si è deciso (per ora) di aprire anche a gas e nucleare. Nonostante il primo sia incompatibile con gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale e il secondo appaia in palese conflitto con il principio di innocuità (per via delle enormi difficoltà che tuttora si incontrano nello smaltimento delle scorie). Inoltre la Germania ha annunciato che voterà contro l’inclusione del nucleare. E Austria e Lussemburgo hanno perfino minacciato di ricorrere alla giustizia in caso di via libera all’atomo. Ma come si è arrivati a tale decisione? Un rapporto di Greenpeace svela in che modo i colossi russi dell’energia Gazprom, Lukoil e Rosatom siano riusciti ad esercitare enormi pressioni su Bruxelles a tale scopo.
L’intensa attività di lobbying ha, d’altra parte, obiettivi finanziari ma anche politici. L’introduzione di gas e nucleare nella tassonomia fa comodo, infatti, soprattutto alla Russia. E concede a Vladimir Putin un potere negoziale molto più elevato nei confronti dell’Ue. Oltre a fornire introiti che potranno essere utilizzati per proseguire la guerra in Ucraina.
«La tassonomia con gas e nucleare rafforzerebbe il potere di Putin»
«Quest’ultima pone in evidenza le conseguenze drammatiche che provocherebbe l’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia – ha commentato Pauline Boyer, responsabile della campagna transizione energetica presso Greenpeace Francia -. Oltre a rappresentare una catastrofe per il clima e l’ecologia, e a togliere fondi necessari per accelerare la transizione, l’atto delegato della Commissione rafforzerebbe di fatto il potere geopolitico di Putin e la dipendenza europea dall’energia russa nei decenni a venire».
Il rapporto rivela in particolare che i rappresentanti delle tre aziende russe hanno incontrato commissari e funzionari europei sia direttamente, sia attraverso controllate estere o gruppi di pressione. E lo hanno fatto in almeno 18 occasioni, da quando la Commissione di Bruxelles ha pubblicato il suo piano d’azione sulla finanza sostenibile (nel marzo del 2018). Un incontro ogni due mesi in media.
I 18 incontri dei lobbisti russi con commissari e funzionari europei
«La Russia potrebbe guadagnare – spiega Greenpeace – 4 miliardi di euro in più all’anno con nuovi progetti legati al gas e finanziati grazie alla tassonomia europea. Di qui al 2030, il totale arriverà a 32 miliardi di euro». Inoltre, «l’inclusione dell’energia nucleare nella lista permetterà a Rosatom, società pubblica russa che presenta stretti legami commerciali con l’industria atomica europea, in particolare francese, di beneficiare di una quota importante di investimenti. Valutati in 500 miliardi di euro».
Basti pensare, d’altra parte, che la Russia fornisce attualmente il 45% del gas e il 20% dell’uranio utilizzati in Europa. E garantisce la manutenzione tecnica di 18 centrali nucleari di fabbricazione russa, oltre ad importare grandi quantità di rifiuti radioattivi sul proprio territorio.
Sarà un caso se, ad oggi, le importazioni di gas fossile, di turbine a gas, di uranio e di servizi legati al nucleare siano stati esclusi dalle sanzioni economiche che Bruxelles ha imposto alla Russia?