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Gas a effetto serra, emissioni italiane: il calo c’è ma è davvero troppo lento

L'ENEA: la diminuzione nel 2019 è dell'1%. Merito soprattutto della riduzione delle fossili nel mix energetico. Ma per rispettare l'Accordo di Parigi servirebbe un calo del 7,6%

Emanuele Isonio
Emanuele Isonio
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La crisi climatica con cui dobbiamo fare i conti è talmente grave che anche quelle che sembrano buone notizie, a uno sguardo appena appena più approfondito, si dimostrano insufficienti per permetterci di tirare un sospiro di sollievo. Ad ogni modo, un fatto positivo c’è: l’Italia ricorderà il 2019 appena concluso come l’anno in cui ha ridotto le emissioni di gas serra dell’1%. È quanto emerge dall’ultimo numero dell’Analisi del sistema energetico italiano dell’ENEA.

Emissioni giù grazie al mix energetico

Il motivo dell’inversione di rotta è da ricercarsi nel mix energetico. Ovvero le fonti dalle quali otteniamo l’energia usata quotidianamente. Che sta diventando meno carbon intensive grazie alla sostituzione del carbone con il gas nella produzione di energia elettrica.

Il rapporto ENEA evidenzia infatti, per i primi nove mesi del 2019, una riduzione del 3,5% della CO2 emessa dal settore elettrico. Ciò a causa del maggior utilizzo – a parità di produzione – di gas (+15%), il minor uso di prodotti petroliferi (-10%) e, soprattutto, di carbone (-30%). Nello stesso periodo, le emissioni nel settore dei trasporti e civile registrano invece un calo dello 0,5%. Tutto calcolato quindi le emissioni si sono ridotte dello 0,8% in nove mesi, con la previsione di arrivare a oltre un -1% su base annua.

L’analisi rileva anche una sostanziale stabilità della produzione da rinnovabili nei primi tre trimestri dell’anno. Nonostante una leggera ripresa nel terzo (+5%, rispetto allo stesso periodo 2018) con eolico e solare che compensano il calo dell’idroelettrico. Nei primi nove mesi 2019, i consumi di energia primaria sono diminuiti dell’1% circa mentre i consumi finali registrano un -0,5%.

«Il dato positivo è che nel settore termoelettrico la decarbonizzazione sta funzionando, soprattutto grazie al progressivo abbandono del carbone», commenta Francesco Gracceva, ricercatore ENEA che coordina l’analisi.

Gli obiettivi climatici rimangono lontani

Detto ciò, la portata della good news è più che limitata. I risultati finora raggiunti dalle grandi potenze – Italia inclusa – non sono infatti in alcun modo compatibili con gli obiettivi climatici che si è prefissata la comunità internazionale. Già nel mese di ottobre del 2018, Greenpeace ha pubblicato un rapporto nel quale spiega che nessun Paese europeo risulta allineato all’Accordo di ParigiL’Accordo di Parigi è un documento d’intesa tra le nazioni facenti parte dell’UNFCCC che è stato raggiunto nel 2015 al termine della Cop21.Approfondisci. Neppure quelli più virtuosi, in particolare quelli scandinavi.

Inoltre, nel suo ultimo rapporto intitolato “Emission Gap”, l’agenzia Onu per l’Ambiente (UNEP) ha spiegato che per centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi occorrerà abbassare le emissioni in modo estremamente più deciso. «È necessario – si legge nel documento – un calo del 7,6 per cento all’anno da qui al 2030». Il che, per l’Italia, significa moltiplicare per sette gli sforzi profusi finora.

E l’indice ENEA sulla transizione energetica peggiora

L’analisi dell’UNEP trova conferma anche dalle parole di Gracceva. Secondo il quale i risultati 2019 «non sono sufficienti ad assicurare la transizione verso un’economia low carbon, tenuto conto dei cali più modesti delle emissioni negli altri settori e dell’andamento piatto delle fonti rinnovabili che, a fine anno, resteranno presumibilmente ferme al 18% del totale dei consumi, a fronte di un obiettivo del 30% al 2030 indicato dal PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima)».

Questa situazione viene evidenziata dal nuovo peggioramento (-8% su base annua) dell’indice ISPRED elaborato da ENEA per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, sicurezza e decarbonizzazione.

Sforzi italiani insufficienti anche per gli obiettivi del Piano Clima MISE

Ad oggi, per raggiungere gli obiettivi del PNIEC, l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra in media dell’1,7% l’anno, mentre per il 2019 si stima una riduzione intorno all’1%. Inoltre, anche sul fronte prezzi, «il posizionamento internazionale del nostro Paese – sottolinea Gracceva –  resta poco lusinghiero. I consumatori non domestici pagano le bollette elettriche più alte dell’Ue per le tre fasce più basse di consumo e anche le fasce di consumo più elevate, pur avendo una situazione migliore, pagano prezzi superiori alla media Ue.

Per le famiglie, il dato è nel complesso meno negativo, intorno alla linea mediana europea (circa metà della popolazione Ue paga prezzi superiori a quelli italiani), ma negli ultimi tre anni gli incrementi sono stati maggiori sia del tasso medio dei paesi dell’Eurozona (3,1% contro 1,8%) sia rispetto all’inflazione (3,1% contro 0,8%)».

La situazione del gas naturale

Rispetto alla sicurezza del sistema energetico nazionale, l’analisi ENEA evidenzia uno scenario complessivamente favorevole per il settore del gas naturale, grazie all’eccesso di offerta sui mercati di gas naturale liquefatto (GNL).

Nel terzo trimestre, infatti, la quota di GNL sulle importazioni italiane ha superato il 20%, collocandosi per la prima volta al secondo posto dietro all’import di gas naturale dalla Russia con un risultato molto positivo nella diversificazione degli approvvigionamenti; questo ha inoltre favorito il riempimento degli stoccaggi, che a inizio inverno sono su livelli record in tutta Europa, riducendo i rischi di problemi di sicurezza degli approvvigionamenti nel prossimo inverno.

«La situazione nel settore elettrico è decisamente meno favorevole. Tanto che anche il Winter Outlook di ENTSO-E, l’associazione dei gestori delle reti elettriche in Europa, indica che nel prossimo inverno la copertura dei picchi di domanda sarà garantita solo dalle importazioni e risulterà problematica in caso di significative indisponibilità di impianti di generazione o trasmissione», conclude Gracceva.

In pratica: in assenza di una crescita più sostenuta delle fonti rinnovabili e dell’efficientamento energetico ciò non basta a garantire il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) e la transizione verso un’economia low carbon.