Il paradosso dei diritti tv
Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio
Il paradosso di Epimenide, il cretese che secondo Paolo di Tarso disse che “tutti i cretesi sono bugiardi”, sospendendo ogni grado di verità al linguaggio, nella storia ha avuto molte varianti. L’ultima sarà scritta tra pochi giorni quando l’assemblea convocata d’urgenza dalla Lega di Serie A, dopo avere lamentato per anni che il problema del calcio era sopravvivere solo grazie ai soldi della televisione, per risolvere i suoi problemi si affiderà… ai soldi della televisione. Una cordata formata da Cvc, Advent e Fsi verserà infatti alla Lega 1,65 miliardi di euro (oltre a una linea di credito di 1,2 miliardi) per il 10% di una media company creata ad hoc per gestire e commercializzare i diritti televisivi della Serie A. I fondi di private equity hanno quindi valutato il valore della Lega in 17 miliardi circa, e mentre i soldi e la linea di credito serviranno a salvare in tutta fretta almeno un paio di importanti società dal fallimento, da febbraio la Lega e i suoi nuovi partner dovranno pensare a come rimettere in piedi il sistema: ovvero farsi pagare le rate in sospeso da Sky (televisione); risolvere il contenzioso con Mediapro (televisione); inventarsi un modo per prendere più soldi per i diritti tv esteri nel triennio 2021-24 (televisione); creare un canale privato della Lega per confezionare il proprio prodotto e vendere la pubblicità (televisione). Solo dopo i dirigenti della Serie A potranno tornare a lamentarsi che il calcio italiano è una bolla speculativa pronta a scoppiare perché incapace di individuare ricavi altrove – marketing, merchandising, sponsor, hospitality, ecc., agli altri grandi campionati europei fruttano il 70% dei ricavi e a noi nemmeno il 40% – che sopravvive solo grazie ai soldi delle televisioni. E il paradosso dei cretini, ehm… dei cretesi, è servito.