“Il prezzo che paghiamo”: un documentario sui costi della crisi climatica
ReCommon e Greenpeace Italia presentano il documentario “Il prezzo che paghiamo" sui legami tra industrie fossili e crisi climatica
Non se ne parla quasi più, specialmente sui media mainstream. Eppure nella realtà di tutti i giorni la crisi climatica continua a far sentire i suoi disastrosi effetti. Per questa ragione ReCommon e Greenpeace Italia hanno deciso di produrre il documentario “Il prezzo che paghiamo”, scritto e diretto dalla giornalista indipendente del collettivo FADA Sara Manisera. Il documentario è stato lanciato in queste settimane con vari eventi in tutta Italia, dal Festival delle Terre promosso dalla Ong Crocevia a Roma, a una proiezione al presidio Gkn di Campi Bisenzio.
Il prezzo che paghiamo – Trailer ufficialeeI legami tra industrie fossili e crisi climatica
Alluvioni, siccità, scioglimento dei ghiacci e altri fenomeni climatici estremi sono sempre più violenti e frequenti anche nel nostro Paese. La conta delle vittime e dei disastri sociali ed economici è purtroppo in continuo aggiornamento, sebbene il nostro governo sembri non voler affrontare in maniera adeguata le cause reali di questo disastro annunciato. E, soprattutto, sia tra i principali soggetti che preferiscono ignorare che esiste un legame indissolubile tra la crisi climatica in atto e l’industria fossile.
Fin almeno dagli anni Settanta, le multinazionali del petrolio e del gas erano a conoscenza dell’impatto devastante delle loro attività sul clima del Pianeta. Ma hanno fatto finta di niente. Non mettendo minimamente in discussione le drammatiche conseguenze del loro modello estrattivista per il pianeta e le generazioni future. Numerosi sono gli studi e gli articoli che raccontano questo comportamento che possiamo eufemisticamente definire omissivo da parte delle varie Shell, Exxon, TotalEnergies. E delle loro consorelle.

La prima climate litigation contro Eni
Nel 2023, anche Greenpeace Italia e ReCommon avevano pubblicato un rapporto dal titolo molto esplicativo: “Eni sapeva”. Un rapporto basato su documenti ufficiali visionati negli archivi della società e di istituzioni scientifiche, come il Consiglio nazionale delle ricerche, in cui lo stesso Cane a sei zampe evidenziava i rischi dell’accumulo di carbonio in atmosfera e del connesso aumento delle temperature globali.
Sempre nel 2023, le due associazioni, insieme a 12 cittadine e cittadini, avevano intentato nei confronti di Eni e dei suoi controllanti – il ministero dell’Economia delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – la prima climate litigation italiana contro una società. Il cane a sei zampe è ritenuto responsabile per danni alla salute, all’incolumità e alle proprietà. Nonché per aver messo e aver continuato a mettere in pericolo gli stessi beni per effetto delle conseguenze del cambiamento climatico.

“Il prezzo che paghiamo” intreccia storie di persone comuni
Tornando al documentario, “Il prezzo che paghiamo” intreccia le storie di persone comuni, i cui destini sono condizionati dalla crisi climatica e dall’industria fossile. In Emilia-Romagna, Maria Gordini, un’agricoltrice, ha perso la casa e l’azienda a causa delle gravi alluvioni che hanno pesantemente colpito la regione nel 2023 e 2024.
In Basilicata, Camilla Nigro, Isabella Abate e Giorgio Santoriello vivono le pesanti conseguenze delle attività estrattiva di Eni, Shell e TotalEnergies.Nei territori in cui abitano, segnati da decenni di trivellazioni, si trova il più grande giacimento di petrolio su terra dell’Europa occidentale.
Il racconto delle vicende personali di Maria, Camilla, Isabella e Giorgio, alternato alle testimonianze e alle analisi di ricercatori, giornalisti e attivisti, mette in luce le connessioni tra l’estrazione del petrolio e le devastanti ricadute sociali, ambientali ed economiche, dalla contaminazione delle terre e delle acque. Fino alle alluvioni e ai fenomeni climatici estremi.
“Il prezzo che paghiamo” racconta le tecniche di greenwashing
Oltre a narrare storie così significative delle persone colpite dalle politiche climatiche delle multinazionali fossili, il documentario di Sara Manisera si focalizza sul racconto delle tecniche di greenwashing messe in atto dalle industrie fossili. Le finte promesse climatiche e il controllo esercitato – tra gli altri – sui media.
Il viaggio de “Il prezzo che paghiamo” è appena iniziato. Ma già durante le prime tappe l’attenzione del pubblico è stata notevole, mentre si moltiplicano le richieste di proiezioni in tutta la penisola. Una spia di quanto certi temi, in realtà, continuino a essere importanti per tante persone.
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