Le lettere di San Valentino a ING: «Il sostegno alle fossili ci spezza il cuore»
Con una mobilitazione globale, gli attivisti smascherano la banca olandese ING: è tuttora tra le maggiori finanziatrici delle fonti fossili
«Noi di ING ci impegniamo a mettere la sostenibilità al centro di tutto ciò che facciamo. Definendo nuovi modi di fare business in cui il Pianeta e le persone sono importanti tanto quanto la crescita economica». Solo che in inglese al centro diventa at the heart, ovvero: al cuore. Così in occasione di San Valentino una coalizione di attivisti – coordinata da BankTrack, Fossil Free NL ed Extinction Rebellion Paesi Bassi – ha colto la palla al balzo per organizzare diverse azioni dimostrative in giro per il mondo.
Dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, dalla Repubblica Ceca all’Australia, con un’incursione anche in Italia, gli attivisti hanno spedito al colosso bancario olandese una lettera di San Valentino dal messaggio forte e chiaro. È ora di smetterla di «spezzarci il cuore» continuando a finanziare i combustibili fossili.
ING è tra le prime banche per volume di finanziamenti alle fossili
Nell’ultima edizione del rapporto Banking on Climate Chaos, che tiene traccia dei finanziamenti al comparto dei combustibili fossili, ING figura al 26mo posto su 60 banche monitorate. Con un totale di 106,4 miliardi di dollari erogati dal 2016 – cioè dopo la firma dell’Accordo di Parigi sul clima – al 2023. Un recente rapporto di SOMO, inoltre, fa notare come l’ultimo rapporto annuale di ING parli di 2,5 miliardi di euro di prestiti in essere per le società del settore petrolifero e del gas upstream. Il volume reale, però, sarebbe dieci volte tanto: 26,4 miliardi di euro. E se è vero che il gruppo olandese, tra i più grandi d’Europa, ha rinnovato le proprie policy sul clima è anche vero che queste nuove regole si applicheranno soltanto a una parte molto ridotta delle sue attività.
Insomma, per «mettere al centro (o al cuore ndr.) di tutto la sostenibilità» ci vuole ben altro. Bisogna smettere di finanziare progetti e compagnie che espandono la produzione di combustibili fossili, dismettere gradualmente anche i prestiti in essere. Finanziare una transizione energetica giusta, preferibilmente tenendo conto anche dei diritti umani e dei popoli indigeni. Gli stessi che, spesso e volentieri, subiscono sulla propria pelle le conseguenze dei progetti estrattivi. «Se ING non ascolta coloro che sono coinvolti, e se non cambia rotta, il messaggio è chiaro. Nel mondo ci sarà assai poco amore per ING», commenta Rieke Butijin, portavoce e ricercatore di BankTrack.
La mobilitazione organizzata dagli attivisti per San Valentino
Proprio su questo concetto, quello dei finanziamenti ai combustibili fossili che «ci spezzano il cuore», si gioca la mobilitazione organizzata per San Valentino. Gli attivisti hanno recapitato agli uffici di Houston e Berlino “lettere d’amore” in cui puntano il dito sul supporto finanziario offerto da ING a sette terminal per il gas naturale liquefatto in Texas e Louisiana. E anche a società come Venture Global, che vogliono costruirne altri. Sono infrastrutture inquinanti situate in territori economicamente svantaggiati, abitati da minoranze etniche che temono ripercussioni sulla pesca, una loro storica fonte di sostentamento. Le nuove regole sui finanziamenti al Gnl sono infatti più restrittive sulla carta. Ma, nei fatti, contengono diverse scappatoie.
Anche la sede milanese di ING ha ricevuto la visita degli attivisti di ReCommon. In questo caso, i riflettori sono puntati sulle relazioni commerciali tra la banca olandese ed Eni. La multinazionale italiana è infatti a capo del progetto per la costruzione di una nuova piattaforma per l’estrazione e liquefazione del gas al largo delle coste del Mozambico, chiamata Coral North Floating LNG. Un’infrastruttura che ReCommon descrive come «devastante per l’ambiente marino e per le emissioni climalteranti». Ma anche «dannosa per l’economia mozambicana», perché il contratto va a beneficio soprattutto delle imprese proponenti. Nonché «inutile», perché il mercato mondiale del gas naturale liquefatto è ormai saturo.