Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è causa della rinascita del nucleare

Microsoft riattiva la centrale nucleare Three Mile Island per alimentare l'intelligenza artificiale. Ma le alternative ci sarebbero

L'energia nucleare sta conoscendo una nuova rinascita a causa dell'intelligenza artificiale © Frédéric Paulussen/Unsplash

L’energia nucleare è sempre rimasta nell’orizzonte dei principali produttori di CO2. La considerano l’unica fonte capace di generare energia a bassissime emissioni in modo costante, una qualità cruciale per bilanciare l’intermittenza di fonti rinnovabili come l’eolico e il solare. Oggi, i sostenitori dell’atomo possono contare su un nuovo potente argomento: i sistemi di intelligenza artificiale richiedono ingenti quantità di energia. Una domanda che, secondo i fautori, solo la fissione nucleare è in grado di soddisfare.

Le Big Tech riattivano le centrali nucleari dismesse per alimentare i data center

In questa direzione si stanno muovendo alcune grandi aziende tecnologiche, spinte appunto dall’enorme fabbisogno energetico richiesto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dalla gestione dei data center. Tra queste compare Microsoft, che ha recentemente siglato un accordo ventennale con il produttore Constellation Energy per riattivare un reattore nucleare nella centrale di Three Mile Island, in Pennsylvania. Tristemente famosa per l’incidente del 1979, quando ci fu una parziale fusione del nocciolo che rilasciò gas radioattivi nell’aria. Fu il più grande incidente nucleare negli Stati Uniti. Ma ora Microsoft intende ripristinare la produzione di energia da questo impianto per coprire una parte del proprio fabbisogno energetico. 

Microsoft non è l’unica ad aver fatto annunci del genere. Anche Oracle ha fatto notizia annunciando la costruzione di un data center alimentato da tre reattori modulari di nuova generazione. D’altronde, l’AI sta mettendo a rischio i target di decarbonizzazione delle grandi aziende tech. Ne è una dimostrazione Google che ha scelto di fare retromarcia nel dichiararsi carbon neutral, visto che il suo consumo energetico è aumentato del 48% dal 2019 a oggi, proprio a causa dello sviluppo delle AI. L’energia nucleare, per molti di questi soggetti, è così diventata la soluzione a tutti i problemi.

Lo zampino delle banche nello sviluppo dell’intelligenza artificiale

A dir la verità, la crescita dell’energia nucleare era una strada già tracciata prima che il tema del consumo di energia da parte dell’intelligenza artificiale diventasse un tema centrale. Alla Cop28 di Dubai un gruppo di 22 Paesi, guidati dagli Stati Uniti, ha sottoscritto l’obiettivo di triplicare la capacità nucleare installata entro il 2050. Ma il controverso traguardo deve superare un ostacolo significativo: gli elevatissimi costi di costruzione delle centrali. 

E, come spesso accade, quando le grandi aziende chiedono finanziamenti, le banche rispondono. Questo caso non fa eccezione. Infatti, il 23 settembre 2024, a New York 14 delle principali banche e istituzioni finanziarie mondiali si sono impegnate a sostenere finanziariamente la rinascita dell’energia nucleare. Tra di loro figurano colossi come Bank of America, Barclays, Bnp Paribas, Citi, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Dettagli concreti in realtà non ce ne sono ancora, ma l’annuncio è un chiaro segnale del crescente supporto verso l’energia atomica.

Nel frattempo, le stesse banche adotteranno l’intelligenza artificiale nei loro sistemi interni. A dirlo è la Banca centrale europea (Bce), come riporta il quotidiano francese Les Echoes: entro quattro anni, l’AI sarà integrata negli strumenti di supervisione, migliorando l’efficienza della vigilanza bancaria. Il progetto, chiamato “Olympus”, mira a unire e armonizzare i sistemi informatici per creare una piattaforma tecnologica unica e condivisa.

Un’alternativa al nucleare: l’energia geotermica

Nonostante il rapido sviluppo delle fonti rinnovabili, quindi, il nucleare si sta ritagliando un ruolo cruciale nella transizione energetica. Eppure, come fa notare il giornalista Gabriele Crescente, editor di scienze e ambiente per la rivista Internazionale, «il nucleare non è l’unica fonte a basse emissioni capace di garantire la stabilità delle forniture elettriche: oltre ai sistemi di accumulo di energia, altre soluzioni che non presentano gli stessi problemi di sicurezza, ambientali (smaltimento delle scorie) e geopolitici (dipendenza dalle importazioni di uranio) potrebbero essere presto disponibili». 

Secondo Crescente, un esempio è rappresentato dall’energia geotermica. Una fonte a basso impatto ambientale il cui sviluppo, però, risente della carenza di affioramenti di acqua calda e vapore dal sottosuolo. Eppure, i sistemi geotermici migliorati (Egs) sono attualmente in fase di sviluppo. E di recente l’azienda energetica statunitense Fervo ha annunciato di aver ridotto drasticamente i costi e i tempi necessari per avviare lo sfruttamento di un sito, raggiungendo un accordo preliminare per la fornitura di energia a Google.

Uno studio pubblicato su Nature Energy a gennaio stima che, solo nell’ovest degli Stati Uniti, ci possa essere il potenziale necessario per produrre in maniera economicamente sostenibile almeno 100 gigawatt di energia. Ovvero, più della capacità di tutte le centrali nucleari del Paese.


Di intelligenza artificiale parleremo a FestiValori, a Modena. Appuntamento sabato 19 ottobre alle 11:00 al Teatro San Carlo con il panel Medioevo digitale: chi controlla l’intelligenza artificiale, insieme a Claudia Biancotti (Banca d’Italia), Juan Carlos De Martin (Politecnico di Torino), Dario Guarascio (Università La Sapienza), Riccardo Staglianò (giornalista). Modera l’incontro il giornalista Andrea Daniele Signorelli.