Il nucleare nella nuova direttiva europea sulle rinnovabili: la proposta della Francia

La Francia chiede che si riconosca il nucleare come fonte a basse emissioni di CO2, per includerlo nella direttiva sulle rinnovabili. Ecco come

Una centrale nucleare © Lukáš Lehotský/Unsplash

Da mesi ormai che, in sede europea, la Francia sta cercando di imporre l’inclusione del nucleare nella prossima direttiva sulle energie rinnovabili. La cosiddetta “RED III”. Obiettivo della normativa è raddoppiare la quota di energia da fonti pulite nel mix energetico entro il 2030. E per farlo, secondo i francesi, bisognerebbe puntare sull’atomo. 

Ma come può il nucleare essere annoverato tra le fonti di energia rinnovabile? In realtà, le cose sono un po’ più complicate. Perché a essere compreso nella direttiva non è direttamente l’energia prodotta dalla fissione nucleare (perché evidentemente a tanto non riesce a spingersi neppure il governo di Parigi), bensì l’idrogeno a basse emissioni di CO2, prodotto da elettrolisi. Che a sua volta può essere alimentata, sempre secondo la Francia, dall’energia nucleare. 

Una prima vittoria per la Francia

L’obiettivo di raddoppiare l’energia rinnovabile nell’attuale mix energetico è ambizioso. E secondo Parigi non può essere raggiunto senza includere in qualche modo la capacità di produzione nucleare. Ma diversi Paesi, tra cui Germania e Spagna in testa, si oppongono

Nel frattempo, però, la Commissione europea ha pubblicato due atti delegati che sembrano andare nella direzione sostenuta dalla Francia. Nonostante il termine “nucleare” non sia mai citato nei documenti, la Commissione ha stabilito quali siano i criteri tecnici per definire l’idrogeno “verde”: questo potrà essere definito green se prodotto sia con elettricità rinnovabile sia con elettricità a bassissima intensità di emissioni. 

Può sembrare una questione di lana caprina ma non lo è affatto: l’energia nucleare non è rinnovabile – e mai potrà essere considerata tale. Ma è un’energia a basse emissioni. Stabilire questo criterio, quindi, è una chiara apertura verso l’inclusione dell’atomo.

Prima la tassonomia, ora la direttiva

La questione è stata al centro della richiesta inviata alla Commissione il 1 febbraio, da parte della Francia stessa insieme ad altri otto Stati membri europei: Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca. Non è la prima volta che il blocco orientale si unisce alla nazione di Emmanuel Macron nel sostegno all’atomo. Già nell’ottobre 2021, gli stessi Paesi avevano rivolto la stessa richiesta alla Commissione, invitata a includere il nucleare tra le energie a basse emissioni e quindi tra le fonti utili alla decarbonizzazione. 

Un passo decisivo, al tempo, per includere l’atomo nella tassonomia verde. Infatti, a febbraio di un anno fa, la Commissione europea ammetteva gas e il nucleare nell’elenco delle attività economiche considerate sostenibili e compatibili con gli obiettivi climatici fissati a livello comunitario. Insomma, prima la tassonomia, e ora la direttiva sulle rinnovabili: il nucleare punta a entrare in tutte le pieghe della sostenibilità. In barba ai rischi per la salute, all’uso di una fonte non rinnovabile come combustibile, al problema delle scorie mai risolto nonostante decenni di uso, ai costi esorbitanti e mai sotto controllo e ai tempi di costruzione delle centrali totalmente incompatibili con l’azione climatica di cui la Terra ha bisogno.

Cosa si prospetta adesso

Gli atti delegati della Commissione non mettono fine ai negoziati sulla direttiva “RED III”. Sebbene per Agnès Pannier-Runacher, ministro francese della Transizione energetica, «la pubblicazione di questi documenti riconosce gli sforzi di decarbonizzazione compiuti dalla Francia. Ci investiamo da anni, siamo uno dei Paesi più carbon-free dell’Unione Europea, non possiamo essere puniti per questo».

Quando gas e nucleare vennero inclusi nella tassonomia, associazioni come Greenpeace e governi come quello dell’Austria annunciarono la volontà di portare la Commissione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Chissà se lo stesso scenario non si ripeta anche per la direttiva sulle energie rinnovabili.   

Nucleare, mancanza di visione strategica a lungo termine

Di recente la Francia ha tentato di creare un’allenza per il nucleare in sede europea a cui aggiungere, oltre alle nazioni del blocco orientale di cui sopra, Paesi Bassi, Finlandia e pure l’Italia che, per il momento, pare abbia declinato l’invito.

Più in generale vale notare che in Francia lo stato di salute del nucleare non è ottimale: questo tipo di energia è scesa del 30 per cento, ai livelli più bassi dal 1988. Nel 2022, più della metà dei 56 reattori dell’azienda sono stati spenti per effettuare riparazioni rimandate da tempo a causa della pandemia. Il problema ha fatto sì che, per la prima volta da decenni, la Francia diventasse un importatore di energia elettrica. Spingere l’acceleratore sul nucleare, per Le Monde, è preoccupante perché denota la mancanza di visione strategica a lungo termine del governo nell’affrontare le sfide ambientali (e quindi economiche) che tutti noi abbiamo davanti.