Issb: cosa sono i nuovi standard per i report di sostenibilità
L'Issb ha pubblicato gli standard Ifrs S1 e Ifrs S2 legati al clima. Ma c'è un problema di compatibilità con quelli appena approvati dall'Ue
Rendicontare la sostenibilità è una materia pressoché nuova per le aziende. Ma per chi investe, il problema è fidarsi. Perché non sempre in questo campo vengono rispettati i principi di trasparenza e credibilità e il rischio greenwashing è dietro l’angolo.
Ora, dopo 18 mesi di lavoro, è arrivato un nuovo standard: l’International Sustainability Standards Board (Issb), organismo istituito nell’ambito della Fondazione IFRS, ha presentato lunedì 26 giugno i suoi standard Ifrs S1 e Ifrs S2. Con l’obiettivo di gettare le basi per un linguaggio comune standardizzato nell’affrontare gli standard Esg.
Ma l’Europa ha appena approvato altri standard per le sue imprese
Proposti per la prima volta durante la COP26 di Glasgow del 2021, Ifrs S1 e Ifrs S2 sono essenzialmente collegati al clima. Il primo dei due stabilisce i principi generali, spiega insomma la grammatica e il lessico di questo nuovo vocabolario. Il secondo presenta informazioni specifiche relative al clima. Emmanuel Faber, ex ad di Danone e oggi presidente dell’Issb, ha già annunciato che arriveranno nuovi standard che non si fermeranno alla questione del riscaldamento globale.
Il lavoro di Issb ha battuto sul tempo l’Europa: la Commissione di Bruxelles, infatti, ha dato mandato all’Efrag (lo European Financial Reporting Advisory) di elaborare una proposta sul tema. Proposta che è arrivata a novembre 2022: in questo periodo, l’Efrag ha pubblicato una bozza di 12 standard definiti Esrs, che si applicheranno a partire da luglio 2023. Cioè da ora in poi. Nello specifico, gli Esrs rientrano nella Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (CSRD), la nuova normativa dell’UE che prevede requisiti più severi per la redazione dei rapporti di sostenibilità delle aziende.
Issb e Efrag: quali differenze
Quali sono le differenze tra Ifrs e Esrs? E come riusciranno i due standard a convivere? Alla prima domanda prova a rispondere un articolo de Les Echos: gli standard Issb, di stampo anglosassone, sono – come detto – attualmente confinati unicamente al clima, mentre quelli dell’Efrag hanno una copertura molto più ampia, che vanno dalle questioni sociali alla governance e all’etica degli affari.
E poi c’è il tema dell’obbligatorierà: gli standard Issb non lo sono, mentre gli Efrag lo diventeranno per tutti gli Stati membri europei a partire dal 2025. Così, le imprese europee saranno destinate ad allinearsi alle linee guide elaborate dall’Efrag, mentre Issb potrebbe trovare maggiore spazio tra gli Stati extraeuropei.
Cosa sceglieranno le imprese extraeuropee
Ma va detto che gli Efrag si applicheranno anche alle imprese extraeuropee che operano sopra una certa soglia con i territori appartenenti agli Stati membri. E questo potrebbe rendere l’Issb superfluo, anche se, secondo quanto riportato a Les Echos, Paesi come Regno Unito, Canada, Brasile, Nigeria, Giappone hanno già annunciato che adotteranno gli Issb come standard.
Insomma, non si capisce quanto le due organizzazioni abbiano collaborato e quanto questi standard, Issb e Efrag, siano compatibili tra di loro. Quel che è certo è che l’Europa, per il momento, non permette alle aziende di pubblicare i propri report secondo gli standard Issb.