Janet Yellen, l’economista che rompe soffitti di cristallo

Economista autorevole, una vita di "prime volte", Janet Yellen è stata la prima donna a guidare la Fed. Biden l'ha scelta per rilanciare l'economia statunitense

Janet Yellen, prima donna a guidare il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti © Brookings Institution/Flickr

«Sono diventata un’economista perché ero preoccupata per il peso della disoccupazione sulle persone, sulle famiglie, sulle comunità». Si è espressa con queste parole Janet Yellen, durante la conferenza stampa nella quale, a dicembre 2020, veniva annunciata la sua nomina a segretaria al Tesoro degli Stati Uniti . Prima donna a ricoprire quella carica. E del resto, Yellen non è nuova alle “prime volte”.

Dal 2014 è stata a la prima donna capo della Federal Reserve, dopo esserne stata vicepresidente per quattro anni. È stata anche la prima donna al mondo a guidare una banca centrale. Prima democratica dal 1979, inoltre: all’epoca a presiedere la Federal Reserve era stato Paul Volker. Inoltre, nel caso di Yellen è stata la prima volta che un vicepresidente veniva promosso.

La Federal Reserve è la banca centrale statunitense. Una delle sue principali responsabilità è la gestione dei tassi di interesse. Tra le altre funzioni, stabilisce il “tasso dei fondi federali”: il tasso di interesse che le banche si addebitano a vicenda per i prestiti overnight. La banca ha un “doppio mandato“, una serie di obiettivi che dovrebbe raggiungere: massimizzare l’occupazione e stabilizzare i prezzi di beni e servizi.

Gli anni di Janet Yellen alla Federal Reserve

La sua nomina alla guida della Federal Reserve da parte di Barack Obama era stata osteggiata dai repubblicani. Il timore della destra americana era che Yellen avrebbe posto eccessiva attenzione alla lotta alla disoccupazione e non abbastanza al controllo dell’inflazione. La sua nomina è stata confermata con 56 voti contro 26: il margine più basso di sempre. E il 3 febbraio 2014 ha iniziato il suo mandato.

Nei suoi anni alla presidenza della Fed, l’economia americana ha arrancato: le crescita dei salari e l’inflazione hanno marcato il passo. Ma la disoccupazione è calata come mai prima. E la crescita del mercato azionario, insieme alla ripresa economica, hanno permesso di tornare alla politica pre-crisi. Invertendo anche una serie di azioni intraprese per rispondere alla crisi dei mutui subprime del 2008. Per esempio con un programma di vendita di buoni del Tesoro e obbligazioni ipotecarie che la Fed aveva acquistato proprio per stimolare l’economia.

La fine del quantitative easing

Ben Bernanke, predecessore di Yellen, aveva abbassato i tassi di interesse allo 0% e avviato un piano di quantitative easing (o alleggerimento quantitativo): un approccio non convenzionale di acquisto di titoli di stato e titoli legati ai mutui, nel tentativo di iniettare liquidità nell’economia e accelerare la ripresa. La fine del programma di alleggerimento quantitativo è arrivata il 29 ottobre 2014, sotto la presidenza di Yellen. Lasciando l’economia americana debole e lontana dai livelli pre-crisi, l’inflazione al di sotto del 2%, obiettivo posto dalla Fed, e l’occupazione in lenta crescita.

Per quanto riguarda la politica monetaria, Yellen ha privilegiato politiche più flessibili, come i tassi di interesse bassi, con lo scopo di stimolare la crescita economica.

Le critiche alla Fed guidata da Janet Yellen

Ritenuta da molti la persona più qualificata ad aver guidato le Federal Reserve nella sua storia, Yellen ha avuto anche molti detrattori. Nonostante la Fed sia un organo apolitico, i membri repubblicani del Congresso non hanno risparmiato critiche, anche feroci, a Yellen. Non riconfermandole la presidenza. Per la prima volta nella storia della Fed.

Una delle critiche che le sono state mosse è stata, come detto, l’eccessiva attenzione all’occupazione rispetto all’inflazione. La politica monetaria espansiva ha fatto crollare il tasso di disoccupazione, ma un’eccessiva liquidità nel sistema, sostenevano i detrattori, avrebbe potuto rappresentare un problema nel futuro. Anche, per esempio, creando rischi di bolle sul mercato azionario.

Cosa farà Yellen per l’economia statunitense


La politica economica dell’amministrazione Biden parte da qui: ricostruire l’American dream. Con l’esortazione al Congresso ad «agire in grande» quando si trattava di approvare il piano di aiuti e stimoli da 1.900 miliardi di dollari per il rilancio post-pandemia. «Agire in grande oggi, pensare al debito domani».

Attenzione alle famiglie, con l’espansione dei congedi familiari e programmi di sicurezza sociale. Aumento del salario minimo. Sussidi alle piccole e medie imprese e aumento della tassazione per le grandi aziende. Revisione delle sanzioni imposte a aziende e Paesi stranieri. Necessità di tassare le attività inquinanti per affrontare la crisi climatica. Questi alcuni punti nell’agenda della nuova Segretaria del Tesoro.

La sfida è enorme. Ma Janet Yellen è abituata. E, solitamente, quelle sfide le vince.