Keystone XL, un giudice americano: «Si riveda l’impatto ambientale»

Accolto un ricorso presentato da ecologisti e cittadini contro l’oleodotto Keystone XL. Il governo Usa dovrà rivalutare l’impatto ambientale. Uno smacco per Trump

Andrea Barolini
Una manifestazione di protesta negli Stati Uniti contro l'oleodotto Keystone XL © Ekabhishek/Wikimedia Commons
Andrea Barolini
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Un giudice federale del Montana, negli Usa, ha ordinato al dipartimento di Stato americano di procedere ad un analisi completa dell’impatto ambientale dell’oleodotto Keystone XL. Secondo il magistrato, infatti, è necessario comprendere a fondo cosa comporterebbe la costruzione dell’immensa pipeline.

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Il tracciato che dovrebbe seguire l’oleodotto Keystone XL © Sbmeirow/Wikimedia Commons

L’oleodotto Keystone XL dovrebbe trasportare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose

Essa, infatti, rappresenterebbe un progetto mastodontico: partirebbe dalla provincia dell’Alberta, in Canada. Dove, cioè, viene estratto il petrolio proveniente dalle sabbie bituminose (considerato dall’associazione ambientalista Greenpeace «il più sporco della Terra»). 
Il tragitto terminerebbe quattromila chilometri più a Sud, nel Texas. Il progetto, che venne lanciato ormai dieci anni fa, nel lontano 2008, è stato oggetto di numerose polemiche negli Usa.

Nel corso delle amministrazioni che si sono susseguite è stato bloccato e rilanciato più volte. Fino ad arrivare all’attuale presidente Donald Trump, che sin dalla propria campagna elettorale si è dichiarato un fervente sostenitore del progetto. Nonostante i suoi costi esorbitanti: la stima è di 5,3 miliardi di dollari (4,5 miliardi di euro).

La tabella di marcia rallenta ancora

Ora la nuova decisione della magistratura statunitense potrebbe provocare un importante ritardo nella tabella di marcia della società TransCanada, che dovrà gestire il mega-cantiere. L’azienda aveva ricevuto un primo permesso da parte del dipartimento di Stato nel 2014. Ciò sulla base di una valutazione di impatto ambientale che poi è stata modificata lo scorso anno.

Tuttavia, tale documento non ha convinto ecologisti, tribù locali e contadini, che hanno esposto le loro perplessità al giudice Brian Morris. Quest’ultimo ha considerato fondata la richiesta e ha imposto al governo di Washington «di analizzare le nuove informazioni sull’impatto ambientale».

TransCanada suda freddo

Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, TransCanada ha «preso atto della sentenza e la esamina». Una decisione definitiva circa l’investimento dovrebbe essere presa entro la fine dell’anno o all’inizio del 2019. Ma un cambiamento del tracciato potrebbe costare all’azienda parecchi milioni di dollari in più.

La speranza del colosso canadese resta però di poter avviare i lavori preliminari nel Montana nel secondo trimestre del 2019. Contando sull’appoggio della Casa Bianca che però, per ora, ha preferito non commentare la posizione della giustizia federale. Secondo Jackie Prange, avvocato dell’associazione Consiglio di difesa delle risorse naturali, la sentenza «rappresenta in ogni caso un rifiuto del tentativo di Trump di costringere il popolo americano a veder costruito il Keystone XL».