La crisi greca al di là della mitologia
di Alex Andreou La crisi del debito greco aggrava il risentimento tra le nazioni europee. Tuttavia, la lotta dei Greci contro gli interessi economici privati ...
di Alex Andreou
La crisi del debito greco aggrava il risentimento tra le nazioni europee. Tuttavia, la lotta dei Greci contro gli interessi economici privati riguarda tutti noi.
Non sono mai stato così disperato dal dover spiegare questo e, al tempo stesso, così pieno di speranza che le persone possano capire questo semplice fatto: le proteste in Grecia vi riguardano tutti direttamente.
Quello che sta succedendo ad Atene in questo momento è la resistenza contro un’invasione brutale quasi quanto quella della Polonia nel 1939. Gli invasori sono vestiti in giacca e cravatta invece che in uniforme e sono dotati di computer portatili al posto dei fucili, ma non lasciamoci ingannare: l’attacco contro la nostra sovranità è violento e profondo. Gli interessi dei patrimoni privati stanno dettando le politiche che la nostra nazione sovrana deve adottare, espressamente e direttamente contro l’interesse nazionale. Ignorare questo significa ignorare il pericolo. Forse preferite immaginare che tutto questo si fermerà lì? Forse vi dite che l’ufficiale giudiziario non arriverà in seguito in Portogallo, Irlanda, Spagna né in Inghilterra? Tutto questo è già iniziato ed è per questo che non possiamo permetterci di ignorare ciò che sta accadendo.
Sono loro che ci impongono tutte queste privatizzazioni. Josef Schlarmann, storico esponente del partito di Angela Merkel ci ha fatto recentemente una proposta, oh!, così utile: dovremmo vendere le nostre isole a investitori privati al fine di pagare gli interessi sul nostro debito, interessi che ci sono stati imposti per stabilizzare le istituzioni finanziarie e il fallimento di un’esperienza monetaria. E, naturalmente, è solo un caso che studi recenti dimostrino che ci sono enormi riserve di gas nel Mar Egeo.
La Cina è coinvolta in tutto questo poiché ha enormi riserve di valuta estera, di cui più di un terzo in euro. Siti storici come l’Acropoli potrebbero essere privatizzati. Se non rispondiamo alle richieste dei politici stranieri, il rischio è che ce lo impongano. Trasformeranno il Partenone e l’antica Agorà in Disneyland, e sotto-pagheranno persone per mascherarsi da Platone o Socrate per recitare i capricci dei ricchi.
I greci sono caduti nella trappola del capitalismo
Capite bene che non sto cercando di giustificare i miei connazionali di tutte le colpe. Abbiamo fatto un sacco di errori. Quando sono tornato in Grecia nel 2006, ho passato i primi mesi a osservare un paese completamente diverso da quello che avevo lasciato dietro di me nel 1991. Ogni cartello, ogni fermata di bus, ogni pagina di rivista esaltava le virtù dei finanziamenti agevolati. Era una distribuzione di denaro gratuito!
Avete contratto un prestito che non siete in grado di rimborsare? Venite da noi, contraete un prestito ancora più grande, e vi offriremo uno spogliarello come regalo di benvenuto! Naturalmente, i nomi delle società che hanno acquistato queste pubblicità non vi sono sconosciuti: HSBC, Citibank, Crédit Agricole, Eurobank, ecc.
Non senza rammarico, devo ammettere che abbiamo abboccato all’esca. La psiche greca ha sempre avuto un tallone d’Achille: una crisi di identità imminente. Siamo a cavallo di tre continenti e la nostra cultura è sempre stata un crogiolo a immagine della nostra geografia. E piuttosto che abbracciare questa ricchezza, abbiamo deciso di essere definitivamente europei, capitalisti, moderni e occidentali. E dannazione, siamo stati molto bravi a questo gioco! Eravamo in fila per diventare i più europei, i più capitalisti, i più moderni e i più occidentali. Eravamo adolescenti con la carta di credito platino dai nostri genitori.
Non vedevo nessun paio di occhiali da sole che non fosse marcato Diesel o Prada, nessun infradito senza il logo di Versace o di D & G. Le automobili intorno a me erano Mercedes e BMW. Se qualcuno aveva la sfortuna di fare le vacanze in una destinazione più vicina della Thailandia, preferiva non parlarne. C’era una incredibile mancanza di buon senso e nulla per avvertirci che questa primavera di ricchezza rischiava di non essere eterna. Siamo una nazione addormentata che cammina, sonnambula, verso il fondo della nostra nuova piscina piastrellata all’italiana senza preoccuparci se i nostri piedi toccheranno o no il fondo.
Tuttavia, questa irresponsabilità è solo una piccola parte del problema. Il vero problema non è altro che l’emergere di una nuova classe di interessi economici stranieri, governata dalla plutocrazia, una Chiesa dominata dall’avidità e una dinastia di politici. E mentre noi eravamo impegnati a prendere soldi in prestito e a spendere (la cosiddetta “crescita”), loro stavano costruendo un sistema di corruzione grossolaniopeggio di qualsiasi repubblica delle banane. La corruzione era così diffusa e sfacciata che tutti alzavano le spalle, accettando il sistema, o accettando di farne parte.
So che è impossibile da riassumere in un articolo la storia, la geografia e la mentalità che hanno messo in inginocchiato il nostro piccolo meraviglioso pezzo del continente, e trasformato una delle più antiche civiltà del mondo nello zimbello Europa, fonte di ispirazione per battute facili. So che è impossibile trasmettere la disperazione e l’impotenza crescenti dietro le conversazioni che ho avuto con i miei amici e la mia famiglia nel corso degli ultimi mesi. Ma è essenziale che ci provi, perché la disumanizzazione e la demonizzazione del mio popolo è in piena espansione.
Ho letto con stupore un articolo di un noto pubblicazione che spiegava che la mafia sapeva come trattare con le persone che non pagano i loro debiti, spiegando che “una mazza da baseball può essere la soluzione per l’eterno caos greco”. L’articolo cercava di giustificarsi introducendo una serie di generalizzazioni e pregiudizi in modo inesatto quanto velenoso, al punto che se avessimo sostituito il termine “greco” con “nero” o “ebreo”, l’autore sarebbe stato arrestato dalla polizia con l’accusa di incitamento all’odio. (Metto sistematicamente collegamenti ai siti che cito, ma questa volta non ho intenzione diportare traffico a questa arpia)
Permettetemi quindi di sfatare un po’ di mitologia sviluppato da alcuni media.
Mito n° 1: i greci sono pigri
Questo riassume molto di quello che viene spesso detto o scritto sulla crisi. Secondo questo punto di vista, l’etica mediterranea del lavoro sarebbe lassista e spiegherebbe la nostra rovina. Tuttavia, i dati OCSE mostrano che, nel 2008, i greci hanno lavorato in media 2.120 ore all’anno, cioè 690 ore in più dei tedeschi, 467 ore in più rispetto gli inglesi e 365 ore più della media europea. Solo i coreani lavorare più a lungo di noi. Inoltre, le ferie retribuite in Grecia sono in media 23 giorni, meno della maggior parte dei paesi europei tra cui il Regno Unito (28 giorni) e la Germania (30 giorni).
Mito n° 2: i greci vanno in pensione troppo presto
La cifra di 53 anni come età media di pensionamento in Grecia è così abusata che è diventata un dato di fatto. Questa cifra arriva in realtà da un breve commento sul sito del New York Times. Da allora è stato ripetuto da Fox News e da altre pubblicazioni.
La verità è che i funzionari greci hanno la possibilità di andare in pensione dopo 17,5 anni di servizio, ma con una pensione a metà. La cifra di 53 anni è una media approssimativa del numero di persone che effettivamente scelgono questa opzione (nella maggior parte dei casi per cambiare lavoro) e quelli che continuano nel servizio pubblico fino alla pensione completa. Guardando i dati Eurostats ci si rende conto che l’età media di pensionamento era 61,7 anni nel 2005, più di Germania, Francia o Italia, e più anche della media dei 27 paesi dell’Unione Europea. Inoltre, poiché la Grecia è stata costretta ad aumentare l’età minima di pensionamento, questa cifra è destinata ad aumentare ulteriormente in futuro.
Mito n° 3: La Grecia è un’economia debole, che non dovrebbe entrare nell’Unione Europea
Una delle affermazioni frequentemente rivolte alla Grecia è che la sua appartenenza all’Unione Europea le è stata concessa grazie alla sensazione che la Grecia sia la “culla della democrazia”. Questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà. Nel 1981, la Grecia è diventata il primo membro della CEE dopo i sei paesi fondatori. Membro dell’Unione Europea per 30 anni, la Grecia è classificata dalla Banca Mondiale come “Paese ad alto reddito.” Nel 2005, la Grecia si è classificata 22° Paese del mondo, in termini di sviluppo umano e qualità della vita – meglio di Francia, Germania e Regno Unito. Non più tardi del 2009, la Grecia aveva il 24° più alto PIL pro capite, secondo la Banca Mondiale. Inoltre, secondo uno studio della University of Pennsylvania, la produttività della Grecia in termini di PIL reale per persona per ora lavorata è superiore a Francia, Germania o Stati Uniti, e addirittura il 20% più alta rispetto al Regno Unito.
Mito n° 4: Il primo salvataggio avrebbe dovuto aiutare il popolo greco, ma non è riuscito
No, questo piano non aveva lo scopo di aiutare la Grecia, ma piuttosto di garantire la stabilità della zona euro, e soprattutto per guadagnare tempo. E’ stato introdotto per evitare che un altro crollo finanziario del tipo Lehman Brothers, in un momento in cui le istituzioni finanziarie erano troppo deboli per resistervi. Secondo l’economista Stéphanie Flanders della BBC:
In altre parole, la Grecia sembra essere meno capace di pagare di un anno fa, mentre il sistema, nel suo complesso, sembra più in forma per resistere a un fallimento. Guadagnare tempo ha funzionato per la zona euro. Ma non ha funzionato altrettanto bene per la Grecia
Se il piano di salvataggio fosse realmente stato istituito per aiutare la Grecia, la Francia e la Germania non avrebbero insistito per mantenere i futuri contratti per la vendita di armi del valore di diversi miliardi di euro. Come Daniel Cohn-Bendit, l’eurodeputato e leader dei Verdi in Parlamento spiega:
Negli ultimi tre mesi abbiamo costretto la Grecia a rinnovare miliardi di dollari di contratti di armi. Fregate francesi che i greci dovranno comprare per 2,5 miliardi di euro. Elicotteri, aerei, sottomarini tedeschi.
Mito n° 5: Il secondo piano è stato progettato per aiutare la Grecia e avrà sicuramente successo.
Ho guardato la dichiarazione congiunta di Merkel e Sarkozy l’altro giorno. Era cosparsa di frasi come “i mercati sono preoccupati”, “gli investitori hanno bisogno di rassicurazioni” e rivestita di espressioni tecniche monetariste. Sembravano una squadra di ingegneri che fanno piccole modifiche ad una sonda automatica in procinto di essere inviata nello spazio. Il loro discorso era privo di ogni altro significato diverso da quello di cui stiamo discutendo: l’estensione della miseria che verrà, della povertà, del dolore e anche della morte della sovranità di un partner europeo.
In realtà, la maggior parte dei commentatori sono d’accordo nel dire che questo secondo pacchetto ha lo stesso obiettivo del primo: guadagnare tempo per le banche a spese notevoli per il popolo greco. Non c’è alcuna possibilità che la Grecia possa ripagare il suo debito. Il mancato pagamento è inevitabile.
Mito n° 6: I greci vogliono il piano di salvataggio, ma non l’austerità
Questo è il mito più resistente: i greci protestano perché non vogliono per niente il piano di salvataggio. Si tratta di una pura contro-verità. Hanno già accettato tagli di bilancio che sarebbero inaccettabili nel Regno Unito (immaginate la politica di Cameron… e moltiplicatela per 10).
Tuttavia, i risultati non arrivano da sei mesi. I salari di base sono stati ridotti a 550 euro al mese. Mia madre, che ha quasi 70 anni, ha lavorato tutta la vita per il Dipartimento di Archeologia del Ministero della Cultura, ha pagato tasse, contributi previdenziali e pensionistici per 45 anni ed ora la sua pensione è stata ridotta a meno di 400 euro. E come il resto d’Europa, deve far fronte all’aumento dei prezzi di cibo ed energia.
Un buon amico di mio nonno, Panagiotis K., ha combattuto in guerra 70 anni fa, a fianco delle democrazie occidentali. Una volta tornato, ha lavorato per 50 anni in un cantiere navale, pagato le tasse,ha accumulato i suoi diritti alla pensione. All’età di 87 anni è dovuto tornare nella sua città natale per lavorare al suo “pervoli” – un piccolo giardino coltivabile – piantando verdure e allevando quattro polli. In modo che lui e sua moglie di 83 anni possano, forse, avere qualcosa da mangiare…
Un medico spiegava ieri ad Al-Jazeera che gli infermieri sono così disperati che chiedono mance (tangenti?) ai pazienti in cambio delle loro cure, in ospedali che sono ancora gratuiti. Coloro che non possono permettersi di pagare se ne vanno con la loro malattia, o muoiono. Il giuramento di Ippocrate è rotto dalla disperazione, nello stesso luogo in cui è stato concepito.
Lotta universale
La lotta dei Greci non è una lotta contro i tagli: non c’è nulla da tagliare, il coltello del Fondo Monetario Internazionale ha già dissanguato il Paese, fino alle ossa paralizzate dall’artrite. I greci si rendono conto che un secondo piano di salvataggio non è altro che un calcio a una lattina vuota dentro una grondaia. Capiscono anche che il bilancio primario della Grecia è in realtà in rosso di 5 miliardi di euro. I rimanenti 48 miliardi di euro corrispondono al servizio del debito, compresi tra gli altri gli interessi del primo piano di salvataggio (che corrisponde a un terzo del piano). L’Unione europea, la BCE, il FMI ora vogliono aggiungere nuovo debito in cima alla pila esistente, solo per soddisfare i pagamenti di interessi dell’anno seguente.
I Greci hanno capito il gioco. E dicono: «Adesso basta, tenetevi i vostri soldi».
Il mio paese ha sempre attratto occupanti aggressivi. La sua posizione geografica strategica combinata con bellezze naturali e storiche suscita invidia. Ma noi siamo testardi. Siamo usciti da 400 anni di occupazione ottomana, 25 generazioni sotto le quali la nostra identità era proibita, pena la morte. Ma la nostra lingua, le nostre tradizioni, la nostra religione e la musica sono rimaste intatte.
Mia sorella è andata a protestare a Piazza Syntagma, mi dice che ciò che sta accadendo è bello, pieno di speranza, e gloriosamente democratico. Una folla assolutamente non di parte di centinaia di migliaia di persone occupato la piazza di fronte al Parlamento. Essi condividono quel poco di cibo e bevande che hanno. Un microfono è disponibile, e chiunque può parlare per qualche minuto – e offrono anche un voto per alzata di mano. Cittadinanza, insomma.
Ed ecco cosa dicono:
Non soffriremo più a lungo perché i ricchi possano continuare ad arricchirsi. Non autorizziamo nessun politico – hanno fallito in modo così spettacolare – a prendere in prestito più denaro per nostro conto. Non ci fidiamo di loro né di coloro che ci prestano i soldi. Vogliamo nuovi rappresentanti responsabile al timone, non coloro che sono contaminato dai fallimenti del passato. Quelli sono a corto di idee.
Ovunque vi troviate nel mondo, le loro parole funzionano.
Il denaro è una merce inventata per aiutare le persone, facilitando le transazioni tra loro. Non è una ricchezza in se stessa. Ricchezza sono le risorse naturali, l’acqua, il cibo, la terra, l’educazione, il talento, lo spirito, l’ingegneria, l’arte. In questo il popolo greco non è più povero di quanto fosse due anni fa. Così come il popolo spagnolo, irlandese o britannico non sono più poveri.
Eppure noi tutti soffriamo a diversi livelli, solo perché alcune somme (che rappresentano denaro che non è mai realmente esistito) siano trasferite da una colonna all’altra di un bilancio.
Questo è il motivo per cui la posta in gioco in Grecia riguarda anche voi: perché si tratta di una lotta per il nostro diritto all’autodeterminazione, a cercare nuovi processi politici, il nostro diritto alla sovranità contro gli interessi della aziende private che ci trattano come bestie per il proprio beneficio. Si tratta di una lotta contro un sistema che assicura che coloro che fanno il male non sono mai puniti, mentre i più poveri, le persone più oneste che lavorano di più sono quelli che portano il peso.
I Greci dicono a tutto questo. E voi, che cosa dite?
Articolo pubblicato sul blog di Alex Andreou.
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