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Lavoro, Mader: nuove regole o sarà rivolta dei precari

«Siamo di fronte ad un Age of Non-Commitment, un’età di non-impegno, con conseguenze a doppio taglio. Cioè anche i datori di lavoro cominciano a ...

Isabella Mader durante un seminario all'IMAC (Information Management & Communication)
Isabella Mader – Foto-Willke

«Siamo di fronte ad un Age of Non-Commitment, un’età di non-impegno, con conseguenze a doppio taglio. Cioè anche i datori di lavoro cominciano a rendersi conto che il loro rifiuto di entrare in un impegno suscita la stessa risposta nel loro personale precario»: così Isabella Mader a proposito dei nuovi modelli di lavoro e di precariato in un’intervista realizzata in vista della sua prossima partecipazione ai Colloqui di Dobbiaco (28 settembre – 1 ottobre), che nell’edizione 2017 saranno centrati sulla sharing economy e il contributo della digitalizzazione alla sostenibilità.

Membro della presidenza dell’Excellence Institute di Vienna e docente di sistemi di gestione dell’informazione e strategie IT, Mader sarà protagonista domenica 1 ottobre a Dobbiaco in un dibattito col nostro direttore Andrea di Stefano e Simon Schumich dal titolo Divide et impera: quanto è equa la sharing economy?.

E nell’intervista sulle Nuove regole per la società delle reti, evidenzia da un lato il potenziale di rivincita che proprio l’enorme spinta alla diffusione del precariato potrebbe dare in futuro ai lavoratori freelancer, dall’altro i gravissimi problemi che lo sfruttamento indiscriminato di questi lavoratori – complice la globalizzazione e il crollo dei sistemi di Welfare – sta determinando.

Una situazione potenzialmente esplosiva, anche causa dei numeri di individui coinvolti: «Nella definizione più ristretta infatti solo una piccola percentuale della forza lavoro fa parte della economia di reti. Ma vediamo, ad esempio negli Stati Uniti – i numeri sono del 2015 – che ci sono il 40% dei lavoratori nei cosiddetti “posti di lavoro precari contingenti”. Stiamo parlando di mini-lavori, molti con contratti a tempo determinato part time o prestazioni occasionali. Vediamo anche che il lavoro sulle piattaforme aumenta, in gran parte, per guadagnare qualche soldo in più. Sulle piattaforme come Amazon Mechanical Turk già oggi si sono registrati 700.000 freelancer, in gran parte Nordamericani che vi lavorano anche per un dollaro all’ora. Molte imprese, soprattutto le grandi aziende, licenziano il personale fisso e riassumono la forza lavoro di cui hanno bisogno con lavoro precario. Sono persone che non si trovano necessariamente sulle piattaforme e spesso sono state costrette al lavoro autonomo, senza obblighi a lungo termine».

Una situazione che diverrà incontrollabile se non interverranno gli Stati: «stiamo chiaramente di fronte a un impegno normativo. – precisa Mader – Naturalmente si può aspettare, fino a quando la gente scende in piazza e volano le torce…».

Qui trovate versione integrale dell’intervista a Isabella Mader: Nuove regole per la società delle reti.