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Lavoro, niente diritti tanta disuguaglianza

La repressione delle tutele sindacali incide sulla crescente disparità economica. Tutti gli articoli dal dossier sui diritti umani.

Matteo Cavallito
Bambine al lavoro in Nepal. Foto: Krish Dulal wikimedia commons
Matteo Cavallito
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Valori 155, febbraio 2018 – dossier Gli abusi non fanno crescere

copertina VALORI 155 febbraio 2018

Lavoro, niente diritti tanta disuguaglianza

di Matteo Cavallito

La repressione delle tutele sindacali incide sulla crescente disparità economica. L’ultimo rapporto ITUC denuncia prevaricazioni sistematiche in 128 dei 139 Stati monitorati. E i beni low cost aiutano le violazioni

I lavoratori? “Vogliono regole globali, un salario minimo, investimenti e protezione sociale”. Ma al momento, in ogni caso, prevale la sfiducia, “la perdita della speranza”, “la carenza di impieghi accettabili”. È un mondo ancora profondamente ingiusto quello dipinto dalla International Trade Union Confederation nel suo ultimo rapporto annuale. L’indagine della più grande federazione sindacale del Pianeta quasi non conosce confini: 139 i Paesi monitorati, 3,9 miliardi i lavoratori che rischiano di veder negati, con frequenza variabile, i propri diritti (vedi ). Si va dalle violazioni saltuarie che si registrano negli 11 Paesi più “rispettosi” (c’è anche l’Italia) alle prevaricazioni sistematiche nel Nord e Sud del mondo (tanta Africa, ma anche Usa e Regno Unito) fino alla totale assenza di garanzie che affligge 46 Paesi. Il fatto è che tutto questo ha un costo. E non solo morale. La stima è materialmente impossibile, ma la logica è lì a dimostrarlo.

mappa LA CHIMERA DELLE LIBERTÀ SINDACALI – Valori 155 febbraio 2018 – clicca e ingrandisci

LIBERTÀ E INIQUITÀ Al centro di tutto, ovviamente, la disuguaglianza sociale i cui effetti negativi sul sistema economico nel suo complesso sono stati ampiamente argomentati. Pressoché superfluo enumerare i contributi della letteratura scientifica post-crisi. Assai meno scontati gli studi sulle relazioni causali. In un’analisi intitolata “Collective Labor Rights and Income Inequality”, pubblicata nel giugno del 2015 sull’American Sociological Review, la docente della University of Massachusetts, Jasmine Kerrissey, ha studiato il nesso tra scarsa tutela dei diritti dei lavoratori e disparità economica. “Ritengo – scrive la Kerrissey – che la repressione dei diritti dei lavoratori riduca la capacità delle organizzazioni sindacali di contrastare efficacemente le disuguaglianze di reddito attraverso i processi politici e di mercato nelle società capitaliste”. Le analisi statistiche, sottolinea, “rilevano che solidi diritti sul lavoro sono strettamente correlati a una minore disuguaglianza in un’ampia gamma di Paesi, inclusi quelli del Sud del mondo”. Un nesso particolarmente evidente in Asia, Occidente e America Latina. Lo studio, che coinvolge un centinaio di nazioni in un periodo compreso tra il 1985 e il 2002, mostra anche le responsabilità della globalizzazione. Ma in essa, contemporaneamente, trova anche un valido fattore di progresso: “Paesi caratterizzati da grandi volumi commerciali e specializzati nella produzione di beni a basso costo presentano norme meno efficaci nella tutela dei lavoratori” si legge nello studio. “Lo sviluppo della globalizzazione tuttavia sembra anche favorire nel medio periodo la diffusione di standard di tutela migliori”. Il lato oscuro è rappresentato bene dalle due maggiori economie del mondo: la Cina, che sperimenta da anni una sempre più intensa repressione dei diritti sindacali (vedi ), e gli Stati Uniti, dove anche i rapporti di forza sul lavoro sembrano contribuire oggi alla crescita della disuguaglianza. L’economista Mark Stelzner, del Connecticut College, punta l’indice contro le riforme che hanno ridotto le tutele sindacali alterando così l’equilibrio dei poteri in azienda e favorendo di conseguenza la capacità del top management di conquistarsi una fetta più grande dei profitti. Le scarse garanzie in termini di contrattazione collettiva spiegherebbero la crescente disparità economica non diversamente da altri fattori più comunemente chiamati in causa negli studi di Piketty o Stiglitz, come i vantaggi fiscali e l’espansione della rendita finanziaria. ✱

box QUELLA CINA INDUSTRIALE CHE INCARCERA I SUOI LAVORATORI – Valori 155 febbraio 2018 – clicca e ingrandisci

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Tutti gli articoli del dossier sono resi disponibili su Valori.it man mano che ci avviciniamo all’inizio del Festival dei Diritti Umani (20 marzo) e Fa’ la cosa giusta! 2018 (23 marzo). Li trovate qui.