Le banche etiche? Tre volte più forti di quelle tradizionali
Presentato all'Europarlamento il 2° Rapporto sulla finanza etica in Europa. Le banche etiche si dimostrano più solide, redditizie e propense ai prestiti all'economia reale
C’è stato un periodo di vacche grasse, nel quale le grandi banche a livello globale hanno approfittato di indici di borsa che scalavano ogni giorno nuovi record e prodotti finanziari innovativi, con rendimenti relativamente elevati, nonostante il livello di rischio percepito fosse molto basso. Sappiamo come è andata a finire.
Nell’estate del 2007, la baracca ha iniziato a scricchiolare e il 15 settembre del 2008, con la bancarotta di Lehman Brothers, è venuto giù tutto: la tragica fine della grande banca d’affari USA è stato il punto di non ritorno dell’ultima crisi finanziaria.
A dieci anni da quell’evento, Fondazione Finanza Etica e la spagnola Fundación Finanzas Éticas, escono con il secondo rapporto “La finanza etica e sostenibile in Europa”, per capire come abbiano reagito alla fine della grande sbornia finanziaria, le banche etiche europee, mettendole a confronto con le grandi banche sistemiche.
Se il primo rapporto si era concentrato sul peso della finanza etica nell’economia europea, stimato a oltre il 5% del prodotto interno lordo del continente, il secondo è sceso più nel dettaglio dei numeri di bilancio. Ed è arrivato a conclusioni inattese.
Banche etiche più resistenti alla crisi
«Abbiamo confrontato le banche nel periodo che va dal 2007 al 2017», spiega Jordi Ibañez, direttore di Fundación Finanzas Éticas. «Le grandi banche tradizionali hanno ottenuto performance straordinarie, drogate dalla speculazione, fino a una parte del 2007 ma poi sono crollate. Mentre le banche etiche e sostenibili non si sono mai esposte a rischi elevati, nemmeno nei periodi di grande espansione dei mercati finanziari: la loro redditività è rimasta pressoché costante e, negli ultimi dieci anni, è stata tre volte più alta rispetto a quella delle banche sistemiche».
Le banche etiche hanno inoltre registrato una crescita considerevole di tutte le grandezze misurate dalla ricerca negli ultimi dieci anni, con percentuali intorno al 10% annuo, segno che la finanza etica è stata scoperta da un numero sempre maggiore di persone, in particolare in un periodo caratterizzato da gravi incertezze nel mercato bancario e finanziario europeo. Al contrario, a causa della crisi, la crescita dei colossi bancari europei si è fermata o comunque è molto rallentata.
Banche diverse richiedono norme diverse
Rispetto al Primo Rapporto si è confermata la differenza strutturale tra banche etiche e banche sistemiche europee che, negli ultimi dieci anni, è rimasta pressoché costante. «Come abbiamo dimostrato anche nel nostro rapporto Real Economy – Real Returns, siamo di fronte a due tipi di banche profondamente diversi: le etiche fanno le banche in modo classico, raccogliendo depositi e concedendo prestiti, mentre le sistemiche si dedicano molto di più ad altre attività come investimenti in titoli o servizi finanziari», spiega a Valori Marcos Eguiguren – direttore generale di GABV (Global Alliance for Banking on Values), una rete globale indipendente di banche etiche di cui fa parte anche l’italiana Banca Popolare Etica.
Solo per fare un esempio, nel 2017 la concessione di crediti rappresentava in media quasi il 77% delle attività totali per le banche etiche e sostenibili ma solo il 40,52% per le grandi banche sistemiche.
È per questo motivo che Banca Etica, assieme a Gabv, Febea (Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative) e la contro-lobby finanziaria Finance Watch, sta facendo pressione sul Parlamento Europeo affinché sia riconosciuta la peculiarità delle banche etiche nella proposta di regolamento UE sulla finanza sostenibile.
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Non a caso, il secondo rapporto “La finanza etica e sostenibile in Europa” è stato presentato per la prima volta (il 6 febbraio del 2019) proprio a Bruxelles, al Parlamento europeo, in presenza del suo vice-presidente Fabio Massimo Castaldo e del vice-presidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis.