Le letture dell'estate di Non con i miei soldi: 7 libri da non perdere
Quali libri mettere in valigia quest’estate? Abbiamo chiesto un suggerimento alle penne che, solitamente, leggete su Non con i miei soldi. Maria Teresa Ruggiero ...
Quali libri mettere in valigia quest’estate? Abbiamo chiesto un suggerimento alle penne che, solitamente, leggete su Non con i miei soldi.
Maria Teresa Ruggiero
DALLE LACRIME DI SYBILLE. STORIA DEGLI UOMINI CHE INVENTARONO LA BANCA, AMEDEO FENIELLO
Comincia con le lacrime di una donna il viaggio alla scoperta di come sono nate la banca e la finanza. Un percorso gremito di tante storie di uomini – dai papi ai re, ai più semplici e oscuri cambiavalute che calcavano i mercati d’Europa – che, per primi, nutrirono il nuovo sogno del capitalismo.
Il Potere. Come usarlo con intelligenza, James Hillman
Che cosa è il potere? O, meglio, a quale idea di potere siamo abituati? Potere come prestigio e come possibilità di disporre (delle cose e delle persone) o potere per vivere e aiutare a vivere meglio? Hillman ci aiuta a capire l’Economia, come si è venuta sviluppando in Occidente e il Potere che ne accompagna.
Esiste una prospettiva, nel mondo del lavoro, degli affari, dell’economia, che può trasformare il potere da chiave di autoaffermazione in possibilità di apprendimento, di relazione, di crescita armonica, servizio, manutenzione. Esiste il potere di ridare equilibrio alle scelte, di esprimere giustizia nei confronti delle persone e delle cose, di promuovere la bellezza, di diffondere amore, di persuadere senza doversi imporre, di esprimere carisma senza necessariamente essere o diventare famosi, di acquisire prestigio senza inganno e mistificazione, di guidare senza intimorire (e rinunciando al sottile piacere che l’incutere timore ci dà).
Andrea Baranes
Lo Stato Innovatore, Mariana Mazzuccato
L’impresa privata è considerata da tutti una forza innovativa, mentre lo Stato è bollato come una forza inerziale, troppo grosso e pesante per fungere da motore dinamico. Lo scopo del libro è smontare questo mito.
Chi è l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l’iPhone così ‘smart’: internet, touch screen e gps. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati?
Combattere la povertà – Lavoro, non assistenza, Hyman Philip Minsky
Una serie di scritti di Hyman Philip Minsky ripresi in un volume a cura di Riccardo Bellofiore e Laura Pennacchi.
Secondo Minsky all’uscita dalla crisi deve contribuire una spesa pubblica anticiclica e in disavanzo, una spesa che faccia dello Stato un Big Government, ovvero creatore di posti di lavoro. La tradizionale cassetta degli attrezzi keynesiana non basta. Lo Stato deve pianificare gli investimenti (cosa che il mercato non può fare). Quello che propone Minsky è un capitalismo interventista guidato, come spiegano i curatori Bellofiore e Pennacchi, che si fondi su un programma di impiego in progetti utili. Non basta introdurre elementi di assistenza, non bastano gli ammortizzatori sociali, serve uno Stato capace di creare posti di lavoro. Si tratta della ripresa, radicale ma sempre più necessaria, dell’idea di una socializzazione degli investimenti, estesa non solo a banche e finanze, ma anche al ruolo dello Stato come fornitore primo di occupazione. Solo così supereremo la crisi che ci attanaglia. Tutto questo va controcorrente? Certamente si. Ma proprio qui sta la sfida.
Mauro Meggiolaro
Resistere non serve a niente, Walter Siti
Nel dicembre del 2009 Antonio Maria Costa, allora direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga, ha dichiarato che, nel 2008, alcune banche sull’orlo del collasso sarebbero state salvate dal denaro sporco proveniente dal traffico di droga e da altre attività criminali: l’unica liquidità disponibile nel momento più acuto della crisi. 352 miliardi di dollari che sarebbero stati quasi interamente assorbiti nell’economia legale, senza battere ciglio. C’è una zona grigia tra criminalità e finanza, fatta di banchieri accondiscendenti, broker senza scrupoli, politici corrotti e malavitosi di seconda generazione con il master in finanza internazionale, accolti a braccia aperte negli ambienti più lussuosi e insospettabili.
Walter Siti dà un volto a questi protagonisti del capitalismo finanziario contemporaneo usando tutti gli strumenti della finzione narrativa, senza però staccarsi dalla realtà delle sentenze, delle testimonianze di magistrati, giornalisti e investigatori. Un romanzo straordinario, che va sorseggiato come un Bloody Mary bello carico sotto una palma o al dolce fresco delle siepi. Premio Strega 2013.
Alessandro Fatigati
È l’economia che cambia il mondo. Quando la disuguaglianza mette a rischio il nostro futuro, Yanis Varoufakis
Se non avete mai letto di economia, leggete questo libro. Se siete professori di economia, leggete questo libro. Se odiate i numeri leggete questo libro, e se li amate leggetelo ancor più avidamente. È pieno di cosciente umanità, che poco ha a che fare col presunto buonismo, e molto con la consapevolezza che la felicità dell’uomo sia un bene, e non una merce. Prezioso.
The Great Divide: Unequal Societies and What We Can Do About Them, Joseph Stiglitz
(Non ancora tradotto in italiano)
Lo sguardo lungo di un insider che interroga il passato e dispone lungo una gerarchia di tempi e pressioni specifiche soluzioni puntualmente disattese. Le origini ideologiche della crisi, i disastri prodotti dall’era Bush, la subalternità al pensiero unico della presidenza Clinton, le occasioni mancate di quella Obama. Le riflessioni pop prodotte nel corso degli anni fra le pagine di Vanity Fair e quelle del New York Times: la promessa tradita di un PIL alimentato dalla bolla monetaria che dopo anni continua a mascherare disuguaglianze e valori reali, la critica al quantitative easing, alla liturgia della moneta capace di battezzare per edulcorare i nomi dei propri disastri, come nella migliore tradizione speculativa. Come se Truman Capote avesse scritto della Federal Reserve.
Foto: www.tOrange.us