Mercato immobiliare nel metaverso, la bolla appena nata e già esplosa
Per mesi si è discusso della nascita del mercato immobiliare nel metaverso. Ma di tangibile è rimasto poco, a parte i soldi persi da qualcuno
Nel 2021 un fan del rapper Snoop Dogg ha comprato per 450mila dollari un terreno vicino all’immensa villa del suo idolo. Era un modo per frequentarlo, essere invitato alle feste, far parte del suo mondo. E anche una garanzia di guadagno: il valore degli immobili della zona, ora che ci era andata ad abitare una star di quel calibro, sarebbe certamente aumentato.
Il caso del “metaluogo” di Snoop Dogg
Le cose invece sono andate diversamente. I prezzi dei terreni del quartiere di Snoopverse sono crollati del 94% e non si sono più ripresi. Da allora la città di Sandbox appare vuota, abbandonata. Probabilmente nemmeno Snoop Dogg la frequenta più e il suo fan sarà rimasto senza niente in mano, salvo un terreno o una casa. In un mondo virtuale. Ma con soldi veri.
Tutto ciò infatti non è avvenuto sul pianeta Terra ma nel metaverso. Terreni virtuali, ville e palazzi virtuali, feste virtuali… eppure il mercato immobiliare di “città” del metaverso, dai nomi evocativi come “Scatola di sabbia” (SandBox), per più di un anno fra il 2021 e il 2022 è cresciuto. Con un aumento dei prezzi degli appezzamenti spropositato. Tanto da far moltiplicare il valore per sette, rispetto a quello iniziale.
Com’è nato (e poi crollato) il trend del mercato immobiliare nel metaverso
Si è creata una bolla ed era in parte diversa rispetto a quella delle criptovalute. Più simile forse a quella degli NFT (Non Fungible Token) nel mondo dell’arte: non solo investitori e speculatori di mestiere ma anche appassionati d’arte si sono fatti prendere dal desiderio di “possedere” un’opera, o almeno il certificato che ne decretava l’unicità e dunque il valore.
Così il mercato immobiliare virtuale, dopo una prima espansione, ha invertito la tendenza senza più guardarsi indietro. Da gennaio 2023 i terreni nel metaverso hanno perso due terzi del loro valore e il volume delle transazioni è diminuito dell’87%. Vale per Sandbox ma anche per Decentraland o l’Horizon Worlds di Meta – quest’ultima ha perso con questa operazione circa 43 miliardi di dollari.
Meta ha perso con l’immobiliare virtuale 43 miliardi di dollari
È interessante andare a vedere come, nella primavera 2022, siti come Idealista, Immobiliare.it, MutuiOnline pubblicassero articoli che spiegavano il funzionamento del mercato immobiliare nel metaverso. Quasi che chi si è sempre occupato di real estate nel mondo reale, in cui fra investimenti e speculazioni le persone nelle case ci vivono anche, ora immaginasse un trasferimento di massa su tutt’altro piano di realtà.
In realtà Nicola Grandis, esperto del settore e fondatore di Asc27 (azienda romana che si occupa di intelligenza artificiale e cybersecurity), racconta che una vera bolla non è mai esistita: «Non è mai stato un boom economico, solo mediatico».
Per il metaverso sono stati fatti però investimenti ingentissimi. Addirittura un’azienda enorme come Facebook ha cambiato nome per far sì che quella parola, Meta, apparisse sugli schermi di tre miliardi di persone. La pandemia ha dato a molti l’illusione che le nostre vite si sarebbero trasferite in un mondo virtuale. Da lì è nato il tentativo di creare una vita e un’economia parallele, con case, tabaccai, parrucchieri.
Il boom dell’immobiliare del metaverso è puramente mediatico
«È un’operazione che è stata spinta moltissimo ma senza che ci fossero mai dei risultati concreti, nessuno ci ha mai fatto dei soldi», racconta ancora Nicola Grandis, paragonandola alla bolla dei tulipani in Olanda nel 1637. «Zuckerberg – aggiunge – immaginava un’economia intera basata su un mondo sintetico. Una realtà virtuale ludica e votata al consumo, pensata per avere un beneficio economico. Ma non ha mai fatto grandi numeri».
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Qualche successo fra innumerevoli fallimenti
L’unica applicazione che funziona e in cui c’è un ritorno economico sta nei cosiddetti “serious games”: simulazioni spaziali, militari o navali per le quali ci si serve di una realtà virtuale avanzatissima e ad altissima precisione grafica, simili a un videogioco ma utilizzati per sperimentazioni scientifiche altrimenti costosissime. «In ogni caso questa è una tecnologia, non il metaverso. Il metaverso è un’economia parallela, mentre la realtà aumentata, così come l’intelligenza artificiale (AI), sono delle tecnologie», spiega però Grandis.
A proposito di tecnologie, a febbraio uscirà il nuovo casco Apple, «ma bisogna vedere quanta gente se lo metterà». Già gli occhiali, come i Google Glasses, sono andati male. «È una tecnologia nata morta, le persone poi scoprono che sono scomodi, che si va a sbattere perché non si vede dove si mettono i piedi…».
I metaversi che funzionano sono quelli di nicchia. Ma sono tutte evoluzioni del vecchio Tamagotchi
In realtà, alcuni segmenti di mercato che funzionano ci sono. Non nel grande ecosistema virtuale di Zuckerberg, ma fuori, in metaversi privati, di nicchia. Si tratta soprattutto del porno, che in Asia, in particolare in paesi come la Corea o il Giappone, ha un enorme successo: la realtà virtuale diventa il luogo dove sperimentare pratiche sessuali, creare partner a proprio piacimento, con caratteristiche di ogni genere, innesti di corpi umani e animali o qualunque altra fantasia. Ma si arriva addirittura a persone che si fidanzano con un avatar. Questo è il settore più in voga, ma ce ne sono altri che arrivano pure in Occidente, in particolare negli Stati Uniti, come i metaversi in cui si possono avere figli virtuali. «In realtà non c’è niente di poi così nuovo: non è altro che un’evoluzione del vecchio Tamagotchi», osserva Grandis.
Insomma, il metaverso resta un fallimento che difficilmente si riprenderà. Ci sono cascate alcune migliaia di persone, come il fan di Snoop Dog, e probabilmente ci hanno perso molti soldi. Mentre i grandi speculatori per lo più si ritiravano in tempo. In generale, è rimasto sempre un mercato ristretto. Fuori da lì, la tecnologia del metaverso ha però ispirato nicchie che invece sono in ottima salute. Vedremo col tempo quanto si espanderanno e quali altre evoluzioni (e bolle) ci potranno mai essere.