Le multiutility italiane e i fondi legati allo sterminio a Gaza

Le grandi multiutility italiane hanno tra gli azionisti fondi che finanziano i war bond israeliani, alimentando indirettamente la guerra a Gaza

© Sundry Photography/iStockPhoto

Le quattro grandi multiutility quotate in Borsa che in Italia si occupano di acqua, gas, energia e rifiuti hanno tra i loro azionisti i fondi di investimento che lucrano sullo sterminio a Gaza. Anziché nel miglioramento del servizio, gli utili sono ridistribuiti nel mercato, e vanno ad alimentare il profitto di fondi di investimento che da anni fanno affari con l’occupazione e l’apartheid.

Il caso di Hera e i legami con i fondi di Gaza

Hera, multiutility che si occupa di acqua, rifiuti, energia in molte regioni d’Italia (dall’Emilia-Romagna al Molise), ha il 45,8% delle azioni divise tra oltre cento Comuni. Il restante 54,2% è detenuto da privati suddivisi tra investitori istituzionali, retail, fondazioni bancarie e aziende. Tra i suoi investitori istituzionali spiccano i fondi di investimento BlackRock, Vanguard Group, Lazard Asset. Nello specifico, Lazard Asset ha una quota di azioni del 5%, Vanguard di 1,9%, BlackRock dello 0,6%.

Nel suo ultimo rapporto “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio”, Francesca Albanese, spiega che BlackRock e Vanguard hanno acquistato i war bond, buoni del tesoro emessi dal governo di Tel Aviv per sostenere l’impegno bellico. «In quanto principale fonte di finanziamento del bilancio statale israeliano, i buoni del tesoro hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziare l’assalto in corso a Gaza. BlackRock ha investito 68 milioni di dollari, Vanguard 546 milioni di dollari. Dal 2022 al 2024, il bilancio militare israeliano è cresciuto dal 4,2% all’8,3% del Pil, portando il bilancio pubblico a un deficit del 6,8%».

BlackRock e Vanguard tra gli azionisti delle multiutility italiane

Secondo il report di Francesca Albanese, inoltre, «queste entità finanziarie convogliano miliardi di dollari in buoni del tesoro e in società direttamente coinvolte nell’occupazione e nel genocidio. BlackRock (e la sua sussidiaria iShares) e Vanguard sono tra i maggiori investitori istituzionali in molte società che detengono queste azioni per distribuire tra i loro indici di fondi comuni e fondi negoziati elettronicamente (ETF). BlackRock è il secondo maggiore investitore istituzionale in Palantir (8,6%), Microsoft (7,8%), Amazon.com (6,6%), Alphabet (6,6%) e IBM (8,6%), e il terzo in Lockheed Martin (7,2%) e Caterpillar (7,2%). Vanguard è il maggiore investitore istituzionale in Caterpillar (9,8%), Chevron (8,9%) e Palantir (9,1%), e il secondo in Lockheed Martin (9,5%) ed Elbit Systems (2,0 per cento)».

Lazard Asset, che detiene il 5% delle azioni di Hera, è una società di consulenza finanziaria statunitense le cui principali partecipazioni sono Microsoft Corporation, Amazon.com, Inc, Apple Inc, Alphabet Inc., che gestiscono tutto il comparto delle tecnologie di sorveglianza israeliana necessario a mantenere l’occupazione e perpetrare il genocidio.

Carpi per la giustizia climatica e sociale: la battaglia dal basso

L’associazione Carpi per la giustizia climatica e sociale ha contestato a lungo il progetto di acquisizione di Aimag, società pubblica per la gestione della rete idrica, da parte di Hera. Fino a che, il 23 settembre, il progetto approvato da tutti i Comuni modenesi, ad eccezione di Cavezzo, è stato bocciato dal parere della Corte dei Conti. Per i giudici l’operazione presenta criticità in merito alla concorrenza e alla governance, che passerebbe da un controllo pubblico a una gestione privata.

«Questo risultato è anche merito nostro. Quando è stata avviata una consultazione pubblica abbiamo fatto osservazioni che le Corte dei Conti ha recepito. Noi ci siamo sempre detti contrari a questa manovra, perché si tratta di una privatizzazione. A questo si aggiunge che i fondi azionisti di Hera, con i loro investimenti, favoriscono le politiche genocidiarie del governo israeliano», sottolineano gli attivisti di Carpi per la giustizia climatica e sociale.

A2A, Iren e Acea: altri intrecci con i fondi di guerra

Ma non c’è solo Hera. A2A ha una struttura azionaria divisa tra i Comuni di Milano e Brescia (25% ciascuno), e la restante metà nelle mani del mercato, inclusi gli investitori istituzionali che detengono circa il 43,6%, con una prevalenza di investitori statunitensi (31,1%), seguiti da quelli italiani (18,5%) e britannici (12%). Tra i principali detentori ci sono The Vanguard Group, BlackRock, State Street Global Advisors, BNP Paribas Asset Management France S.a.S. e Allianz Global Investors GmbH.

Tutti questi enti, nel corso degli ultimi 21 mesi, come ricorda il rapporto della relatrice speciale, hanno sottoscritto titoli del Tesoro israeliani, garantendo a Tel Aviv immediata liquidità. In particolare BNP Paribas e Barclays, sono intervenute per aumentare la fiducia del mercato. Anche Allianz tramite la filiale di PIMCO ha investito 960 milioni di dollari nei war bond israeliani. Non solo, le sue polizze assicurative coprono i rischi delle aziende che operano in Israele e nei Territori palestinesi occupati, consentendo così la commissione di abusi dei diritti umani.

Multiutility tra Comuni, fondi d’investimento e industria bellica

Dal 2021 al 2023, BNP Paribas è stato uno dei principali finanziatori europei dell’industria bellica che rifornisce Israele, fornendo 410 milioni di dollari in prestiti a Leonardo, oltre a 5,2 miliardi di dollari in prestiti e sottoscrizioni per le società quotate nel database delle Nazioni Unite. 

Anche Iren ha tra i suoi azionisti Vanguard con il 2%.  Gli azionisti pubblici detengono circa il 53% del capitale e sono i Comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia, Parma, La Spezia e Piacenza. Il resto è in mano al mercato. Infine Acea che gestisce acqua e rifiuti nella capitale. Il suo azionariato vede Roma Capitale con il 51%., Suez SA con il 23,33%, Francesco Gaetano Caltagirone con il 5,45% e il restante 20,22 % in mano al mercato. Tra i primari investitori istituzionali, ci sono Vanguard e Goldman Sachs. 

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