Norvegia, il fondo KLP dice addio alle armi. E alla Leonardo
Il più importante fondo pensione privato norvegese, il KLP, abbandona le armi e il settore della Difesa. Compresa l’italiana Leonardo
Il KLP è il più importante fondo pensione privato della Norvegia. Giovedì 4 novembre ha annunciato la decisione di non investire più in 14 grandi aziende coinvolte nella produzione di armi, compresa l’italiana Leonardo.
Le 14 aziende sulle quali il fondo KLP non investirà più
Le altre società in questione, secondo quanto comunicato dall’istituto finanziario scandinavo, sono le americane Leidos, General Dynamics e Raytheon Technologies Corporation, la britannica Rolls-Royce, le francesi Dessault e Thales, l’israeliana Elbit Systems, il costruttore navale cinese China Shipbuilding Industry. E ancora L3Harris Technologies, Larsen & Toubro Ltd, Babcock International Group, KBR Inc e Leidos Holdings.
Il fondo KLP gestisce asset per un totale di 769 miliardi di corone svedesi, pari a quasi 78 miliardi di euro. E investe in circa 7mila imprese di 70 nazioni. La scelta del management è di seguire dunque le orme del fondo sovrano della Norvegia, che ha rinunciato a determinati investimenti (non tutti) nel settore delle armi. In particolare quelle nucleari e quelle che troppo palesemente sono sospettate di contribuire a violazioni dei diritti umani.
Le ragioni dell’esclusione di Leonardo
Per quanto riguarda in particolare Leonardo, il fondo ha precisato che «si tratta di una multinazionale con una vasta presenza in Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Polonia. Produce caccia e elicotteri da combattimento, ordigni per artiglieria navale, munizioni, carri armati e altri veicoli militari. Tra le altre cose, è responsabile dell’assemblaggio degli F-35 Joint Strike Fighter per l’aviazione italiana, velivolo in grado di sganciare ordigni nucleari».
Il KLP sottolinea inoltre che «secondo fonti credibili, Leonardo detiene il 25% di una joint venture, la MBDA, che produce missili nucleari». «L’azienda – indica infine il fondo – era già stata esclusa dagli investimenti in ragione degli standard legati alla corruzione».
Già escluse aziende implicate nelle colonie israeliane in Cisgiordania
Complessivamente, il disinvestimento previsto da KLP è di quasi 1,2 miliardi di corone norvegesi. Parliamo di circa 120 milioni di euro: non un cifra gigantesca, ma che dal punto di vista politico assume grande importanza. La ragione ufficiale addotta dal fondo pensione è la collaborazione diretta o indiretta dei gruppi in questione all’industria nucleare militare. Ad esempio, l’israeliana Elbit Systems è stata esclusa poiché «è chiaro che produce bombe a grappolo», ha precisato il KLP. Si tratta infatti di ordigni che «per la loro natura, violano i diritti umani fondamentali».
In passato lo stesso KLP aveva deciso di escludere i produttori di tabacco e alcool, o parte dei gruppi minerari ed energetici legati allo sfruttamento del carbone. Nello scorso mese di giugno, poi, il fondo aveva deciso di disinvestire da altri 14 gruppi poiché implicati nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Nell’elenco figuravano società dei settori delle costruzioni, delle telecomunicazioni o dei combustibili fossili, così come banche.