Anche il nucleare è una fonte di energia intermittente

In Francia su 56 reattori nucleari 10 sono fermi. In un periodo in cui il mercato dell’elettricità è particolarmente sotto pressione in Europa

Il presidente della Francia Emmanuel Macron aveva promesso di chiudere entro il 2022 tutte le centrali a carbone ancora in attività. Ma un decreto pubblicato di recente sul Journal Officiel transalpino (l’equivalente della nostra Gazzetta Ufficiale) ha indicato che nei primi mesi dall’anno il ricorso alla fonte fossile più dannosa per il clima sarà più semplice. Un cambiamento di rotta improvviso da parte dell’Eliseo? No, semplicemente la necessità di fronteggiare un problema: il calo della produzione del parco nucleare francese.

È noto infatti come quest’ultimo garantisca circa il 70% dell’energia elettrica consumata sul territorio della nazione europea. Negli ultimi mesi, la produzione è tuttavia calata nettamente. Su 56 reattori, infatti, ben il 20% risulta fermo. In otto casi per problemi di corrosione di alcune componenti.

Il riavvio del reattore 2 della centrale di Chooz, ad esempio, è stato procrastinato da aprile a dicembre 2022. Verifiche ulteriori saranno effettuate anche sul reattore 1, che non ripartirà prima del 27 luglio (e non l’11 febbraio come previsto). I riavvii dei due reattori di Civaux sono previsti rispettivamente per il 31 agosto e per il 31 dicembre. Il reattore 1 di Penly rimarrà bloccato fino al 30 maggio (almeno).

Le difficoltà del nucleare francese

Inizialmente erano stati cinque i reattori chiusi per problemi di corrosione. Il gruppo EDF, che gestisce il parco nucleare francese, era di conseguenza stato costretto a rivedere al ribasso le previsioni di produzione per l’intero 2022. Passando «da 330-360 a 300-330 TWh», proprio «a causa del prolungamento del blocco di tali reattori». Il tutto in un periodo in cui il mercato dell’elettricità è particolarmente sotto pressione in tutta Europa.

Le difficoltà del nucleare francese giungono proprio mentre un altro EPR di produzione transalpina, il numero 1 di Taishan, in Cina, è bloccato ormai dallo scorso mese di luglio. E nessuno, nonostante mesi di indagini, è in grado di indicare una data certa per la riapertura.

Tutto ciò porta ad una riflessione: i reattori nucleari, in caso di incidente, possono provocare autentici disastri per l’ambiente, gli ecosistemi, la biodiversità e la salute umana. Per questo sono – giustamente – sottoposti a rigorosi controlli. Ciò in caso di qualsiasi problema di sicurezza, anche solamente potenziale. E malgrado tale attenzione, non è comunque possibile azzerare i rischi, come ammesso dai dirigenti della stessa Autorità per la sicurezza nucleare francese. 

Le verifiche – altrettanto giustamente – prendono inoltre tempo e non possono lasciare nulla al caso. Il che rende, di fatto, anche il nucleare “intermittente”. Esattamente come l’eolico, che dipende dal vento, e il fotovoltaico, legato all’irraggiamento solare. Che se la Francia avesse sviluppato adeguatamente, oggi potrebbero coprire le mancanze del nucleare senza dover ricorrere al dannosissimo carbone.


Questo articolo è stato pubblicato in 1o anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.