Nuova Zelanda: la finanza rivelerà il suo impatto sul clima. Per legge
La Nuova Zelanda vorrebbe costringere il settore finanziario a rivelare l’impatto dei loro investimenti sui cambiamenti climatici
Il clima riguarda tutto, compresa la finanza. Per questo da tempo, e da più parti, si ritiene che sia necessario richiedere a banche e investitori una maggiore trasparenza riguardo il proprio impatto sull’ambiente e sui rischi sul proprio business dei cambiamenti climatici. E sarà la Nuova Zelanda la prima a imporlo per legge. Confermando, così, di essere, ancora una volta, particolarmente all’avanguardia in questo campo.
Il Paese, infatti, è pronto a varare una legge che imporrebbe a banche, compagnie di assicurazione e società di investimento di rivelare l’impatto sui cambiamenti climatici della loro attività. E spiegare come saranno gestiti rischi e opportunità.
Clima e finanza: il primato della Nuova Zelanda
Guidata da Jacinda Ardern, la Nuova Zelanda è il primo Paese a puntare su una legge che obbligherà le società del mondo della finanza a dichiarare in modo trasparente l’impatto che le proprie operazioni hanno sul clima. Il governo ha dichiarato che il disegno di legge è il primo del suo genere ad essere proposto in qualsiasi parte del mondo. Si prevede che le prime segnalazioni delle aziende arrivino a partire dal 2023.
«Sebbene alcune aziende abbiano iniziato a pubblicare rapporti su come il cambiamento climatico possa influenzare la loro attività, per le loro strategie e la loro posizione finanziaria, c’è ancora molta strada da fare»
David Clark, ministro del Commercio della Nuova Zelanda
James Shaw, ministro neozelandese per i Cambiamenti climatici, ha affermato che la legge renderà obbligatoria la rendicontazione sul clima di tutti quegli enti e società che fin ad ora non sono stati toccati dalla legislazione mondiale sul clima. Il monitoraggio e l’applicazione sarà sotto la diretta responsabilità dell’Autorità per i mercati finanziari.
La Nuova Zelanda introduce la prima legge sull’impatto della finanza sul climate changeChi non si atterrà alla normativa sarà chiamato a rispondere delle proprie inadempienze. Secondo il ministro, «diventare il primo Paese al mondo a introdurre una legge come questa significa che la Nuova Zelanda ha l’opportunità di mostrare una vera leadership. Spianando la strada ad altri Paesi per rendere obbligatorie le divulgazioni relative al clima».
Cosa prevede il disegno di legge
Sono tre gli obiettivi che il governo laburista di Jacinda Ardern vuole ottenere chiedendo al mondo finanziario di dichiarare i dati sull’impatto ambientale dei propri investimenti. Innanzitutto la trasparenza: garantire che nelle decisioni di business siano effettivamente considerati gli effetti dei cambiamenti climatici, a 360 gradi.
In secondo luogo la reputazione. Si vogliono invitare investitori, banche e società di assicurazione a limitare il rischio reputazionale. Tali attori devono dimostrarsi responsabili, lungimiranti e davvero coscienti dei problemi connessi ai cambiamenti climatici. Il settore finanziario globale ha, infatti, ad oggi collezionato fin troppe accuse di greenwashing.
Un esempio recente è quello di Tariq Fancy, ex capo del settore Finanza Sostenibile presso Black Rock, che ha accusato Wall Street di inseguire i profitti “tingendo di verde” i prodotti finanziari. Infine il terzo obiettivo è raggiungere una migliore allocazione di capitale, coerente con un’economia sostenibile e a bassa emissione.
Una politica green di ampio respiro per la Nuova Zelanda
Questo non è l’unico intervento del governo neozelandese che guarda ad ambiente e clima. Con il nuovo ambizioso piano della prima ministra Ardern, la Nuova Zelanda sarà anche il primo Stato al mondo ad avere un esecutivo a “emissioni nette zero”. Dopo essere stata rieletta a gran voce per un secondo mandato, durante una pandemia che ha incrinato la stabilità di molti altri governi nel mondo. E dopo aver creato la squadra di ministri più eterogenea ed inclusiva nella storia del Paese, la premier ha fissato un nuovo ambizioso obiettivo. Quello di trasformare il settore pubblico della Nuova Zelanda in una realtà a emissioni zero entro il 2050 grazie al Carbon Neutral Government Program.
«Non possiamo azzerare le nostre emissioni nette se il settore finanziario non sa qual è l’impatto sul clima dei suoi investimenti»
James Shaw, ministro per i Cambiamenti climatici della Nuova Zelanda
Una decisione temeraria, che batte sul tempo i programmi di Unione Europea e Cina. La corsa ad una rivoluzione green sta assumendo sempre più la forma di una competizione per un posto di rilievo nella scena internazionale nel prossimo futuro. L’Unione Europea guarda al 2030, ma non si pone obbiettivi così ambiziosi. La Cina vuole invertire la rotta, decidendo di diventare carbon neutral entro il 2060.