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Perché l'austerità è un po' come l'omeopatia

Traduzione di Why austerity is a bit like homeopathy, apparso sabato 2 marzo sul quotidiano irlandese Irish Times e pubblicato insieme a IlCorsaro.info. Siamo onesti. ...

Traduzione di Why austerity is a bit like homeopathy, apparso sabato 2 marzo sul quotidiano irlandese Irish Times e pubblicato insieme a IlCorsaro.info.
Siamo onesti. Chi di noi non si è preso un momento a un certo punto della settimana [scorsa, ndt] per meravigliarsi con aria di sufficienza della situazione in cui gli italiani si sono messi, votando in massa per un clown e un comico, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo?
Gli italiani non si rendono conto che devono votare per partiti e politici seri che impongano le riforme richieste per rimettere sui binari la loro disastrata economia? Il tizio che ha introdotto l’espressione bunga-bunga nel lessico non corrisponde alla descrizione.
Se abbiamo imparato qualcosa [noi irlandesi, ndt] dalla nostra situazione è che queste elezioni dovrebbero essere un atto di autoflagellazione nazionale – e guardate come come stiamo bene ora, giusto?
La reazione di seri commentatori da tutta Europa è stata caustica, con Die Welt in Germania che ha sintetizzato lo spirito: “Più di metà degli italiani ha votato per una qualche forma di populismo. Ciò equivale a un rifiuto quasi infantile di riconoscere la realtà”.
La realtà che stanno rifiutando, ovviamente, è l’austerità: tutti si aspettavano che gli italiani continuassero a ingoiare l’aspra medicina, esattamente come noi.
L’espressione “aspra medicina” è eloquente. Su questo giornale lo scorso weekend [due weekend fa, ndt] Donald Clarke ha dimostrato l’inefficacia di un altro tipo di medicina: l’omeopatia. Com’era abbastanza prevedibile, ciò ha causato l’animata reazione dei fedeli della medicina alternativa, per i quali il metodo scientifico non è convincente.
Quella particolare diatriba ha confermato una verità che molti di noi preferiscono spesso ignorare: molte persone non hanno o nemmeno considerano una visione del mondo basata sull’evidenza dei fatti.
Si potrebbe sostenere che, in una prospettiva individuale, avere una visione del mondo non basata sull’evidenza fa poco danno, ma per la collettività è estremamente corrosivo – l’esempio più evidente è il modo in cui l’infondato scetticismo sui cambiamenti climatici sta ritardando gli sforzi per combattere il problema.
Ammettere questo problema è imbarazzante, ma io credo che comprendere l’atteggiamento di molti nei confronti del factchecking (la verifica della fattualità delle affermazioni) ci permette di capire più facilmente la debacle italiana. In questo caso, non sono sicuro sia l’elettorato a comportarsi in maniera del tutto irrazionale.

IPOTETICA PANACEA

Se visto come una reazione all’austerità, il voto italiano ha effettivamente un po’ di senso. Come ipotetica panacea per tutto ciò che ci affligge, l’austerità è gravemente carente di prove che supportino la sua efficacia. Nonostante gli indicatori promettenti che abbiamo visto qui nella scorsa settimana, non ci sono molti segni che il paziente stia migliorando.
Infatti, anche ignorando i buoni a nulla della periferia, il paziente non sta bene per niente, con il Regno Unito che viene declassato e l’economia della Germania che balbetta.
Se è una forzatura dire che l’austerità è l’equivalente economico dell’omeopatia, di certo non sta facendo il lavoro che avrebbe dovuto.
Non vogliamo suggerire che non c’è un diffuso bisogno di riforme e equilibrio fiscale, certo, ma come Martin Wolf del Financial Times ha detto nel corso della settimana [scorsa, ndt]: “Mi chiedo se la zona euro sopravviverà alla sua cura”, suggerendo che non si tratta tanto di un placebo quanto piuttosto della medicina sbagliata.
Sempre più spesso, è evidente che l’austerità è stata controproducente, ma invece di essere respinta dai legislatori, è ancora ostinatamente prescritta da essi. In questo caso, l’erosione del pensiero basato su prove e dimostrazioni viene dall’alto.
Non mancano gli esperti disposti a testimoniare gli effetti nocivi dell’austerità, dal premio Nobel Joseph Stiglitz a, per quanto possa suonare strano, il chief economist dell’Fmi, Olivier Blanchard. Chi si è più esposto è Paul Krugman, che paragona sovente le politiche di austerità con un altro trattamento ormai sbugiardato: salassare il paziente con le sanguisughe, più una punizione che una cura.
E proprio come l’omeopatia, anche l’austerità ha i suoi effetti placebo: la mitica “fiducia magica”, la chimerica saggezza dei mercati che deve essere placata ad ogni costo.
Di fronte alla ricerca di Blanchard sull’impatto dell’austerità in Europa, Krugman riferisce che Olli Rehn, vice-presidente della Commissione europea, ha scritto “una lettera ai ministri delle finanze e al Fondo Monetario dichiarando che studi del genere sono una minaccia che erode la fiducia”. Vedete, l’effetto placebo svanisce quando scopri che si tratta solo di una pillola di zucchero.
Pietre miliare della politica sanitaria pubblica, i nostri dottori non prescrivono omeopatia o placebo e i nostri ministeri della salute tendono a non affidarsi alle medicine complementari. Sfortunatamente nelle capitali e nelle banche centrali d’Europa e Nord America la promozione di politiche fiscali che vanno contro l’evidenza è l’unica possibilità che viene presa in considerazione al momento.
Quindi forse dovremmo considerare la scelta dell’Italia: a che tipo di ciarlatani e incapaci saremo costretti a rivolgerci se i nostri medici e ospedali insistono a prescrivere rimedi non dimostrati che si limitano ad aggravare le nostri peggiori malattie?
E’ una domanda che dovremmo porci più volte nel prossimo futuro, e alcune delle risposte potrebbero non piacerci.