I prestiti zombie che possono condannare le banche
Numerose banche continuano a concedere prestiti a compagnie petrolifere o che sfruttano il carbone. E questo potrebbe creare loro problemi
L’equazione è semplice: le banche che si danno un’immagine più verde sono quelle che più finanziano fossili e altre attività inquinanti. Non potrebbero essere più chiare le conclusioni di uno studio da poco pubblicato dalla BCE e intitolato “Banche verde lucido: la disconnessione tra le dichiarazioni ambientali e le attività di prestito”.
La sottile linea tra comunicazione e greenwashing
È noto come molte banche cerchino di darsi un’immagine sostenibile per attrarre la clientela. Il fenomeno del loro greenwashing è stato studiato in diverse analisi. Nella ricerca appena pubblicata però si va oltre. E non solo perché è direttamente un’analisi della Banca Centrale Europea a sostenere che «le banche che enfatizzano l’ambiente nelle loro comunicazioni sono quelle che prestano di più alle attività inquinanti».
Il punto forse più interessante è che tramite uno studio su bilanci finanziari e ambientali, si cerca di capire perché sia così. Il primo motivo è quello più evidente: le banche che più finanziano i fossili sono quelle che più si interrogano sui propri impatti ambientali. E tendono volontariamente ad adottare degli standard sulla sostenibilità. Fino a qui tutto bene: se molti dei miei prestiti finiscono a carbone e petrolio, cerco di capire meglio quanto sono responsabile. E a comunicare meglio il mio impatto ambientale.
Il nodo delle emissioni dei clienti delle banche
Il problema però, è che a questa sorta di presa di coscienza non segue in alcun modo un maggiore impegno. Nelle parole delle ricercatrici della BCE, «non troviamo alcuna prova che le banche che si presentano come ambientalmente consapevoli tengano conto delle emissioni dei propri clienti». Queste banche «prestano di più alle imprese inquinanti, senza però imporre tassi di interesse più alti o riducendo la durata dei prestiti».
In altre parole, le banche si dicono “verdi”, continuano a prestare alle fossili. E non fanno nulla per provare ad accompagnare i propri clienti verso una transizione ecologica. La ricerca evidenzia in maniera esplicita questo paradosso: «Potemmo non parlare di greenwashing se le banche finanziassero la transizione dei clienti verso minori emissioni. I nostri risultati, tuttavia, non supportano tale ipotesi. I clienti più inquinanti e che ottengono più prestiti dalle banche che si presentano più “verdi” non riducono le loro emissioni e non investono in ricerca e sviluppo più dei loro concorrenti».
Secondo la ricerca, questi rapporti finanziari privilegiati valgono in particolare per i clienti con cui esistono rapporti esclusivi e con quelli finanziariamente più deboli. Il motivo centrale è che le banche temono che ridurre o interrompere i finanziamenti comporterebbe difficoltà per questi loro clienti. Tali difficoltà andrebbero poi a pesare sugli stessi bilanci delle banche esposte verso il settore.
Sono le banche a rischiare a diventare gli zombie
In altre parole, gli istituti di credito sarebbero “incastrati” in rapporti finanziari con i settori più inquinanti. E avrebbero timore di interromperli anche quando si rendono conto dei problemi. Nelle stesse parole delle ricercatrici: «I prestiti zombie aiutano a spiegare il greenwashing».
Da un lato può sembrare una scusa, o per lo meno un giustificativo piuttosto comodo per le banche, che continuano a macinare soldi finanziando fossili e industrie inquinanti mentre fanno a gara per presentarsi “verdi”. Dall’altro, l’ennesimo segnale di come i combustibili fossili stiano rapidamente perdendo valore e diventando un problema anche dal punto di vista finanziario.
Se non per un reale impegno per la sostenibilità, gli istituti di credito che continuano a finanziare carbone e petrolio farebbero bene a rendersene rapidamente conto. Prima che gli zombie diventino loro.