Processo OPL245, la corsa al fotofinish per il super-testimone

A sorpresa, non si presenta a testimoniare il superpoliziotto Isaac Eke. La Procura potrà portarlo alla sbarra entro il 29 gennaio. E intanto annuncia nuove prove

Antonio Tricarico
Antonio Tricarico
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Un’udienza incerta fino all’ultimo istante, quella svoltasi mercoledì 18 al tribunale di Milano e di fatto molto rilevante per le sorti del processo “del secolo” sulle presunte tangenti pagate da Eni e Shell in Nigeria per l’acquisizione del blocco petrolifero Opl245. Mazzette per un miliardo e cento milioni di dollari che, secondo la pubblica accusa, andarono a beneficio dell’allora amministrazione Jonathan e dell’ex ministro del Petrolio dei tempi della dittatura di Sani Abacha, Dan Etete.

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Il forfait last minute

A sorpresa il super poliziotto nigeriano Isaac Eke, in odore di intelligence e ammesso in extremis dal tribunale su richiesta della Procura di Milano, non si è presentato a testimoniare adducendo generici impegni a cui non poteva rinunciare. Il tutto comunicato in una e-mail inviata all’avvocato difensore di Vincenzo Armanna – ex manager Eni, anch’egli con possibili legami con i servizi (quelli nostrani), e grande accusatore della Cane a sei zampe.

I tre togati del collegio giudicante, guidato da Marco Tremolada, hanno storto la bocca, ma hanno poi concesso al pubblico ministero Fabio De Pasquale di citare formalmente il teste tramite una rogatoria.

La prima citazione si era concretizzata solo con una e-mail in risposta all’offerta di Eke, corredata di curriculum e dati identificativi, di presentarsi a Milano per deporre. Ma Tremolada si è impuntato sul fatto che questa volta la video-conferenza non sarà ammessa, a differenza di quanto accaduto per altri testi uditi dalla Nigeria nel corso del processo. Una difficoltà in più per la Procura, che avrà tempo fino al 29 gennaio per portare il super-testimone a Milano.

Secondo Armanna, Eke, che nel 2011 coordinava tutte le forze di polizia nella capitale nigeriana, gli avrebbe riferito di aver visto il transito dei contanti della tangente per Opl245 nella villa presidenziale. In particolare gli avrebbe raccontato delle due valigie con 50 milioni di dollari che sarebbero state “dirottate” verso la villa del manager Eni Roberto Casula, allora numero tre della società. Casula, diventato poi capo dell’Upstream, nel 2018 è stato spostato ad altro incarico a seguito di ulteriori accuse emerse nei suoi confronti nell’ambito dell’indagine su alcune licenze petrolifere di Eni in Congo Brazzaville.

A breve nuove prove

Ma nella confusa udienza di ieri, l’indefessa Procura di Milano non si è fermata ad Eke. Il PM Fabio De Pasquale ha accennato che a breve presenterà nuove prove emerse dall’interrogatorio di una persona coinvolta in un’indagine parallela relativa sull’inchiesta architettata fraudolentemente a Siracusa dall’ex capo legale di Eni ed alcuni avvocati esterni della società – in primis Piero Amara che ha già patteggiato alcuni reati ascrittigli – per affossare, senza successo, il procedimento sull’Opl245 a Milano.

Nell’ambito di questa indagine, guidata dai PM Pedio e Storari, erano già emerse le prove filmate del tentativo del capo delle risorse umane di Eni, Claudio Granata, di addolcire la posizione di Armanna, il tutto con la “facilitazione” di Amara. Tentativo fallito e poi rivelato dallo stesso Armanna durante la sua deposizione al processo lo scorso luglio.

Ora la Procura vorrebbe chiamare un indagato di questa seconda indagine a testimoniare. Lecito chiedersi se sia lo stesso Amara, e se l’esigente Tremolada permetterà di aggiungere un ulteriore super-testimone. Lo scopriremo solo il 29 gennaio, termine ultimo per presentare le prove per l’accusa.

Nel frattempo le autorità svizzere hanno inviato carte su sospetti pagamenti a favore della società Clearance Holding su un conto bancario nel paese elvetico, trasferimento che in ultima istanza sembrerebbe a beneficio di Ednan Agaev, intermediario vicino a Shell e anch’egli imputato.

Non si esclude che altre prove a sorpresa potrebbero ancora arrivare dalle altre giurisdizioni che indagano sull’Opl245. Una corsa contro il tempo, perché i giudici vogliono chiudere la fase istruttoria e passare alle conclusioni del processo già a febbraio. Perché tanta fretta, se i super-testimoni citati o da citare potrebbero decidere le sorti dell’intero processo?

Da marzo 2020 il governo inizierà a discutere le nomine in Eni e l’assemblea degli azionisti di maggio dovrebbe ratificare la scelta. Da capire quale governo avremo allora, e quale sarà la nomination (o conferma?) per la guida del Cane a sei zampe.