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Quanta acqua c’è nel vino e nell’olio? Ce lo dice l’università di Firenze

Calcolare l'impronta idrica delle eccellenze agricole può contribuire a valorizzarle riducendo l'impatto ambientale e i costi d'esercizio

Martina Valentini
Martina Valentini
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Quanta acqua serve per produrre vino e olio? La domanda può sembrare strana, ma è il filo conduttore del progetto “Terra&Acqua”. Ed è una domanda che la Water Right Foundation ha rivolto alla nostra filiera agroalimentare. Nella convinzione che calcolare l’impronta idrica delle eccellenze delle nostre produzioni agricole possa contribuire a valorizzarle. Riducendo al tempo stesso sia l’impatto ambientale sia i costi d’esercizio.

L’impronta idrica di tre aziende toscane

E così, alcuni ricercatori di Agraria e Ingegneria dell’università di Firenze  hanno valutato l’impronta idrica di tre aziende toscane. La Fattoria Lavacchio (18 km da Firenze), che produce 523 ettolitri di vino dai sui 23 ettari di vigne. L’azienda Querce, che produce 282 ettolitri di Chianti (8 ettari di vigne). La Poderina (zona dell’Amiata), produttrice di olio (15mila kg/anno da 30 ettari di oliveti) e che fa parte della Comunità del cibo a energia rinnovabile della Toscana. Con un impianto fotovoltaico da 20 kw e un impianto a biomassa che recupera i noccioli di scarto derivanti dalla lavorazione delle olive.

«La quantità di acqua che serve per produrre un litro di vino o di olio, la cosiddetta  “water footprint” – spiegano i ricercatori – non è soltanto il risultato di un’equazione. Ma rappresenta un punto di partenza per promuovere la consapevolezza dell’importanza della risorsa idrica nell’economia locale». E così il primo passo è stato quello di definire una procedura standard per valutare i consumi idrici. E identificare buone pratiche e soluzioni per migliorare l’impatto ambientale.

«La storia dell’umanità ci insegna che senza sviluppo non c’è futuro. Ma abbiamo bisogno di una nuova e responsabile qualità dello sviluppo», osserva Mauro Perini,  presidente di  Water Right Foundation. «Il nostro obiettivo è ridare centralità al reticolo idrografico del nostro territorio. Poterlo fare con il pieno coinvolgimento di chi produce, distribuisce, consuma, significa considerare in senso più ecologico la modernità».

Per ogni litro di vino vengono consumati due litri di acqua

Dallo studio, che rappresenta la prima applicazione della nuova metodologia ISO 14046 per produzioni agricole in Toscana, è emerso che per ogni litro di vino prodotto vengono consumati 2 litri di acqua. Cifra che aumenta di dieci volte se si considera la produzione di olio. Il consumo maggiore, per tutte le aziende considerate, è nella fase di lavorazione del prodotto. Con tassi che oscillano dal 61% della Fattoria Lavacchio al quasi 95% della Poderina.

«Dai settori che rappresentano il fiore all’occhiello della nostra regione deve partire un messaggio forte di attenzione alla sostenibilità», commenta Giorgio Federici, docente del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell’università di Firenze.

«L’acqua rappresenta la risorsa più importante nel nostro Pianeta. E il mondo della ricerca ci dice che nei prossimi decenni rappresenterà uno degli aspetti chiave dello sviluppo. Il nostro progetto è l’inizio di un percorso proattivo in cui le aziende, oltre che migliorare le proprie filiere, si fanno portavoce, con i loro prodotti, della necessità di rispettare la risorsa acqua».