Risparmi privati ai grandi fondi, con la scusa del riarmo

Il grande riarmo europeo sarà canalizzato attraverso la creazione di exchange-traded fund per dirottare il nostro risparmio in armi

I risparmi privati alle armi © Rafmaster/iStockPhoto

Per chi avesse ancora qualche dubbio in merito alla più immediata finalità del riarmo, la Commissione europea discuterà un vero e proprio piano per “mobilitare” i 10mila miliardi di euro che si trovano sui conti correnti degli europei. Si tratta di misure che consentano la totale, libera circolazione di tali risorse in direzione di qualsiasi titolo azionario o obbligazionario presente in Europa. Nella logica di un unico mercato dei capitali.

A ciò si aggiungono l’iscrizione dei risparmiatori a piattaforme di investimento, una possibile, ulteriore, cartolarizzazione dei crediti bancari, la creazione di conti deposito, un allentamento dei requisiti di prudenziali delle banche e delle assicurazioni e una più complessiva defiscalizzazione. Naturalmente, sottolinea la Commissione, tutta questa facilitazione nella mobilitazione del risparmio dovrà essere indirizzata a finanziare il riarmo per la «difesa dell’Europa». Quindi le società che producono armi.

La corsa al riarmo del risparmio europeo

La parola guerra è diventata ormai lo strumento attraverso cui accelerare, in tempi record, la finanziarizzazione del Vecchio Continente. Polizze, conti deposito, cartolarizzazioni, riduzioni fiscali, tutto deve chiamare alle armi il risparmio diffuso e incanalarlo verso la nuova bolla con cui alimentare la riconversione bellica. Guarda caso, in poche settimane la lenta Commissione europea ha annunciato un Piano da 800 miliardi di euro di maggior spesa dei singoli Stati in armi.

Ha inoltre rotto il tabù del Patto di stabilità per le armi. Messo in moto la Banca europea degli investimenti per finanziare le armi. Ha prodotto un documento, fatto votare al Parlamento, di supremazia europea, consentito la destinazione dei fondi di coesione al riarmo. E, dulcis in fundo, sta chiamando alle armi il risparmio degli europei. In parallelo la Bce ha ridotto il tasso sui depositi al 2,5%.

Non mi sembra che ci sia stata mai una mobilitazione analoga per la sanità pubblica, per la lotta alle disuguaglianze o per l’istruzione. In estrema sintesi, l’Europa pare aver trovato la propria vocazione.  Ma forse vale la pena entrare ancora meglio nella definizione tecnica di cosa ci sia dietro il riarmo. Si chiamano exchange-traded fund (Etf) e sono prodotti finanziari che replicano un indice e sono, in larga misura, creati dai grandi fondi. E, non a caso, negli ultimi mesi stanno avendo un gran successo gli Etf che hanno a oggetto indici direttamente legati all’industria delle armi.

Cosa sono e come funzionano gli exchange-traded fund

Il meccanismo è semplice: il grande fondo – ad esempio BlackRock – costruisce un Etf che lega a un indice creato dallo stesso fondo. E ora la gran moda è quella di creare indici con i titoli delle principali società produttrici di armi, da quelle americane a quelle europee che, si prevede, beneficeranno del mega Piano von der Leyen contro ogni invasione. Proprio questo tipo di Etf sta raccogliendo in misura crescente il risparmio degli europei, a cui vengono venduti dai loro gestori che hanno comprato gli stessi Etf dai grandi fondi.

Il clima di guerra ha reso “necessario” il finanziamento del riarmo. E su questa necessità sono stati costruiti strumenti che attraggono il risparmio collettivo rendendo tutti quanti finanziatori, più o meno consapevoli, della corsa agli armamenti. Peraltro, è bene chiarire, che si tratta di armamenti non certamente solo europei.

Perché i principali clienti dei colossi delle armi del Vecchio Continente sono decisamente al di fuori dell’Europa, dai Paesi arabi a Israele. Fino a varie altre destinazioni molto lontane dai confini dell’Unione. In sintesi, la corsa al riarmo europeo arma la finanza e ben poco l’Unione europea. Anche perché, dei 457 miliardi di euro già spesi ogni anno dall’Unione più la Gran Bretagna, oltre la metà si traduce in acquisti di armi prodotte negli Stati Uniti.

Il riarmo è un sacrificio necessario per aiutare Stellantis

Una postilla, il governo Meloni ha avanzato l’ipotesi di sgravi fiscali per le aziende che decidessero di convertirsi in produttrici di armi. In pratica il riarmo potremmo non pagarlo solo con maggiori interessi sul debito pubblico ma anche con i maggiori oneri a carico dei contribuente per coprire l’ennesimo favore a Stellantis, visto che anche al costruttore automobilistico arrivano appelli a impegnarsi nel settore della difesa. Del resto l’Europa è sotto assedio, bisognerà pure che gli italiani facciano i sacrifici necessari perché Elkann non si intristisca e perché i grandi beneficiari della bolla non si impoveriscano troppo.