Rifiuti elettronici, 50 milioni di tonnellate che pesano sulla Terra e sui lavoratori
Un rapporto dell’Onu indica le cifre astronomiche dei rifiuti elettronici e ammonisce: “Sistema insostenibile, si passi ad un’economia circolare”
Computer, tablet, cellulari, televisori, stampanti, scanner, router, elettrodomestici. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono gettati qualcosa come 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Per avere un termine di paragone, basti pensare che il loro peso è quello di tutti gli aerei commerciali esistenti al mondo sommati assieme. Calcolando il tutto, invece, in termini di valore materiale, si arriva a 62,5 miliardi di dollari. Ovvero poco meno del prodotto interno lordo di una nazione come il Lussemburgo.
How much e-waste do we create a year? More than the weight of all the commercial aircraft ever built, or enough Eiffel towers to fill Manhattan. The @ilo @unep @ITU @UNIDO @UNITAR @UNUniversity @brsmeas @wef say it's time to #endewaste pic.twitter.com/n0y1MahQ7P
— UNITAR (@UNITAR) January 29, 2019
Il valore materiale dei rifiuti elettronici è pari a 62,5 miliardi di dollari
Le cifre sono contenute in un rapporto pubblicato alla fine dello scorso mese di gennaio da sette organizzazioni delle Nazioni Unite. Comprese l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), il Programma Onu per l’ambiente (PNUE) e i segretariati delle convenzioni di Basilea e Stoccolma. Il lavoro è stato effettuato assieme al World Economic Forum e al Consiglio mondiale delle imprese per lo Sviluppo sostenibile.
La conclusione alla quale sono giunti gli autori è semplice: il sistema, ad oggi, è incompatibile con la tutela del Pianeta. Occorre perciò riorganizzare l’intera filiera elettronica. «Servono strategie migliori per la gestione di questo tipo di rifiuti. E bisogna puntare su un’economia circolare al servizio delle popolazioni e della Terra», ha spiegato Guy Ryder, direttore generale dell’ILO.
50 million tonnes of potentially job creating e-waste discarded annually: https://t.co/PvrPoJuDcy#WEF19 pic.twitter.com/P7qGMmVcXc
— International Labour Organization (@ilo) January 25, 2019
Il documento, intitolato A New Circular Vision for Electronics – Time for a Global Reboot, spiega che per risolvere il problema è necessaria la collaborazione di tutti. Dei grandi marchi, delle piccole e medie imprese, delle università, dei sindacati, della società civile e delle associazioni. Ciascuno deve contribuire a ridurre al massimo gli sprechi e ad incentivare il riciclo e il riutilizzo. Che oggi è pari solamente al 20% del totale.
Problemi ambientali ma anche diritti negati
Anche l’innovazione potrebbe fornire in questo senso un aiuto importante. Ad esempio, attraverso la dematerializzazione progressiva del settore, grazie alle tecnologie “cloud”. Ma il rapporto sottolinea anche la necessità di puntare sull’efficienza dei materiali e delle infrastrutture. Decisive per far sì che le catene di produzione possano limitare al massimo l’uso di risorse.
Consumers of electronic and electrical devices do not necessarily think about the waste they will once become. Every year, we generate approximately 50 million tonnes of e-waste. The @ilo @unep @ITU @UNIDO @UNITAR @UNUniversity @wbcsd @brsmeas @wef say it's time to #endewaste pic.twitter.com/BXFJ8mm8gT
— UNITAR (@UNITAR) January 28, 2019
Ma la questione non riguarda soltanto l’ambiente. In gioco, ci sono anche i diritti di milioni di lavoratori. «Migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici – ha aggiunto il dirigente – vengono trattati nei Paesi più poveri del mondo. Nelle peggiori condizioni possibili. Mettendo a rischio direttamente la salute e la vita stessa degli operai. Occorre perciò integrare regole sociali ed ecologiche. Ed imporre una collaborazione stretta tra datori di lavoro, governi e sindacati».