Rinnovabili, perché la Francia è l’unico Paese ad aver mancato gli obiettivi europei
Reattori fermi, riaperture di centrali a carbone, obiettivi mancati sulle rinnovabili. La zoppicante strategia energetica della Francia
C’è solo un Paese membro dell’Unione europea che non è stato in grado di raggiungere il proprio obiettivo di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020: la Francia.
Le rinnovabili in Francia al 19,1%, contro l’obiettivo del 23%
Il pacchetto 20-20-20 approvato nel 2008 dall’UE stabiliva un obiettivo complessivo del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Ad ogni Stato membro era poi assegnato un obiettivo specifico, identificato sulla base della situazione di partenza e delle condizioni dell’economia nazionale. Ebbene, tutti gli altri Paesi hanno raggiunto il loro obiettivo, alcuni superandolo di slancio come Svezia e Croazia attestatesi 11 punti oltre l’obiettivo. L’Italia partendo dal 6,3% del 2004 e avendo un obiettivo del 17% lo ha raggiunto già nel 2014, per poi rallentare di molto la corsa e arrivare al 20,4%. La Francia invece partiva dal 9,3% e non ha raggiunto il 23% fermandosi al 19,1%.
L’azione è stata forse rallentata dalla fiducia nella flotta di impianti nucleari che in condizioni normali riesce a produrre il 70% dell’elettricità e circa il 36% dell’energia primaria complessiva. Facendo della Francia uno dei Paesi con il parco di generazione elettrica a più basse emissioni di biossido di carbonio. Il parco di reattori nucleari francesi ha comunque un grosso limite: l’età media superiore a 34 anni.
La produzione nucleare scesa dai 429 TWh del 2005 ai 310 previsti per il 2022
Non deve quindi stupire come nel tempo la produzione di elettricità da questi impianti stia diminuendo sensibilmente. Se nel 2005 era pari a 429 TWh all’anno, nel 2021 non ha superato i 360 TWh e le previsioni di EDF per il 2022 attualmente oscillano attorno ai 310 TWh (-28% rispetto al massimo).
Sono infatti sempre di più i problemi tecnici che richiedono di mettere in manutenzione straordinaria gli impianti nucleari esistenti, a volte per mesi. A inizio aprile 27 reattori su 56 erano fermi.
Tra gli altri, sono bloccati anche i due reattori di Flamanville, dove è in costruzione ormai dal 2007 un reattore di terza generazione. I problemi di corrosione identificati a Flamanville nei due reattori costruiti negli anni Ottanta hanno costretto a programmare verifiche in altri 11 altri impianti.
Nucleare a rilento: la Francia riapre le centrali a carbone
Problemi di manutenzione che complicano il progetto di Macron di verificare con Edf la possibilità di estendere la vita degli impianti esistenti oltre i 50 anni, verificandone le condizioni di sicurezza con l’Autorité de Sûreté Nucléaire (l’autorità per la sicurezza nucleare).
Nel momento peggiore possibile, l’inverno 2021-2022, la Francia ha dovuto quindi fare a meno di una parte importante della propria flotta di generazione. Questo problema si è riverberato in tutta Europa, visto che il mercato elettrico è fortemente integrato a livello continentale. Un ulteriore risultato in Francia è la riapertura delle centrali a carbone.
«I cittadini francesi diminuiscano i consumi di energia»
Ad esempio quella di Saint-Avold, che doveva chiudere per sempre il 31 marzo di quest’anno, è stata messa semplicemente in pausa e si prepara a essere riattivata prima del prossimo inverno, quando la domanda di energia per il riscaldamento (in Francia spesso soddisfatta da apparecchi elettrici poco efficienti) tornerà ad aumentare.
La situazione di crisi ha anche numerose altre importanti conseguenze. Da una parte il regolatore del mercato elettrico francese ha chiesto a tutti i cittadini e le imprese di diminuire i consumi di energia. «Dobbiamo risparmiare gas ed elettricità fin da subito, altrimenti il prossimo inverno la situazione potrebbe essere davvero grave», ha detto Jean-François Carenco, presidente della Commission de régulation de l’énergie, organismo regolatore transalpino.
Edf ristrutturazione e abbandono delle rinnovabili in vista?
Dall’altra il gigante energetico Edf, appesantito dai debiti, si prepara a una colossale ristrutturazione che dovrebbe prevedere la cessione di tutte le attività nel campo delle rinnovabili per potersi concentrare solo sul nucleare e finanziare sei nuovi reattori EPR.
Ma poiché le sofferenze economiche e finanziarie vengono proprio dal nucleare, questa mossa sarà probabilmente realizzata solo dopo la completa nazionalizzazione di EDF. Al momento proprietà dello Stato per l’80% delle quote. Al momento gli interessati smentiscono, ma le Borse sono già in fibrillazione.